Egitto, colpo di stato strisciante
par Enrico Campofreda
venerdì 15 giugno 2012
Gridano al colpo di stato strisciante i ribelli della primavera e gli islamici che dalle lotte anti Mubarak hanno fatto il pieno di voti. La Camera Bassa non esiste più, l’Alta Corte Costituzionale l’azzera contestando i seggi di tutti i deputati eletti come indipendenti nelle liste dei partiti di maggioranza: Libertà e Giustizia e Al-Nour.
La Corte lo annuncia con cinque mesi di ritardo, le elezioni erano state ratificate a fine gennaio. Lo sbatte in faccia a due giorni dal ballottaggio presidenziale nel quale ammette definitivamente Ahmed Shafiq, squalificato ad aprile come Suleiman per incompatibilità con la norma che vieta ai politici implicati col regime del vecchio raìs di presentarsi alle elezioni (Disenfrachisement law). Per dare il via libera definitivo all’ultimo mubarakiano l’Alta Corte bolla come incostituzionale quella legge. Proprio così, senza pudore. Un comportamento che anche il moderato El Baradei, da tempo fuori dall’agone politico per ogni carica, giudica un colpo di stato strisciante.
Se fosse introdotto anche l’uso delle armi contro gli assembramenti, l’Egitto sarebbe in una condizione di legge marziale. Le misure che paiono concertate da giudici e militari, e sembrano avere una regìa alle spalle, fanno precipitare una situazione che dopo gli accesissimi momenti dei mesi scorsi aveva comunque preso un cammino di confronto democratico. Soprattutto attraverso le consultazioni politiche positivamente valutate dagli stessi osservatori internazionali. Un ritorno al libero confronto dopo anni di brogli e pressioni elettorali con cui il Partito Nazionale Democratico mascherava la propria dittatura.