Ed il Napoli rinacque a nuova vita
par Alberto SIGONA
martedì 27 maggio 2025
Napoli Campione d'Italia: è il 4° Scudetto!
Dopo un'annata nefasta il team campano, grazie alla sapiente guida del mister dei miracoli Antonio Conte, ritorna prepotentemente in auge, riconquistando la gloria perduta. Due Titoli tricolori in soli tre anni: così la compagine partenopea riscrive la sua storia...
Si è sempre sostenuto, non a torto, che nel calcio riuscire a vincere un grande trofeo è molto difficile. Ma ovviamente lo è ancor di più confermarsi. L'indice di difficoltà sale considerevolmente se fra il maestoso successo e la riprova di cotanta grazia s'interpone un periodo oscuro ed ambiguo tale da prosciugare la sorgente da cui è sgorgata la gloria. In questi casi tornare in auge in brevissimo tempo è quanto mai proibitivo e la complessità dell'impresa raggiunge picchi ai limiti del possibile se la squadra chiamata a riprendersi la sommità della lode non risulta iscritta al club esclusivo del patriziato. In effetti quanto riuscito al Napoli di Antonio Conte ha veramente dell'eccezionale nel senso più genuino del termine. “Eccezionale” è un aggettivo che deriva dal sostantivo “eccezione”, ovvero “scostamento considerevole e chiaro dalla regola comune”. Nella lunga storia del calcio italiano, infatti, prima d'ora non era mai accaduto che una compagine reduce da uno Scudetto (peraltro inatteso e per certi versi clamoroso) nel giro di una stagione piombasse nell'oblio (9° posto in Campionato, fuori dalle coppe europee) per poi ricomparire come se nulla fosse in gran spolvero e con un nuovo Tricolore cucito sul petto. A rendere la portata dell'impresa degli azzurri ancor più esclusiva contribuisce anche la voce del passato, che ci dice come in tantissimi decenni di Serie A, dal 1945 ad oggi solamente quattro squadre erano riuscite a conquistare 2 Titoli nazionali in 3 anni, ovvero le mitiche “big three” Juventus, Inter e Milan, con il “Grande” Torino dell'immediato Dopoguerra come unica estranea al circolo delle elette.
Lo scorso torneo mesto ed anonimo sembrava avesse annullato in tutta fretta (ed inspiegabilmente) l'intero mirabile lavoro di Luciano Spalletti. Del miracoloso prodigio che aveva condotto al 3° Scudetto non era rimasto che uno sbiadito ricordo. La superba luce che aveva illuminato stupendamente la compagine azzurra si era affievolita sino a diventare un bagliore appena distinguibile nell'oscurità di un futuro che si annunciava pieno d'incognite e d'insidie. La squadra campana in effetti era diventata irriconoscibile, inesorabilmente smarrita tra le reminiscenze di tanto gaudio ed un domani spettrale. Alla luce di tale recessione, Conte in questa stagione era chiamato a ripartire da zero, per riconsegnare l'identità perduta ad un team la cui favola 2022-'23 s'era eclissata troppo presto dietro una coltre inesplorabile di negatività e speranze mal riposte. Per rimettere in sesto la compagine campana, risvegliandola dal sonno letargico, sarebbe stato richiesto un lavoro ingente e molto complicato. Un lavoro che evidentemente, visti i risultati encomiabili conseguiti, il tecnico leccese avrà certo svolto, ma probabilmente l'idea che in molti si erano fatti riguardo al “ripartire da zero”, come se lo Scudetto di due anni fa non fosse mai esistito, non è stata impeccabile. Verosimilmente Conte non è proprio dovuto ricominciare dal nulla. In fondo per il Napoli non sarebbe stato facile dissipare in un solo anno l'enorme capitale apportato dalla gestione spallettiana. Per arrivare ad uno Scudetto (tra l'altro vinto palesando uno strapotere con pochi precedenti nella storia nostrana) occorre una mole ragguardevole di fattori, ed essi non si possono liquefare in un tempo esageratamente fuggevole.
Quasi certamente – ecco la teoria più credibile – il merito dell'ex CT della Nazionale Italiana è stato quello di saper attingere al meglio agli avanzi dorati dell'annata tricolore, che a quanto pare non erano stati dispersi del tutto. Bisognava soltanto saperli trovare. E Conte, dopo averli pazientemente cercati, percepiti, intuiti ed intravisti, li ha trovati, per poi accortamente reimpiegarli per la causa partenopea. In realtà quel Napoli del 3° Scudetto non era mai morto, tantomeno sotterrato. Tuttalpiù si era solamente appisolato, si era concesso una sorta di pausa... E il nuovo allenatore lo ha compreso molto bene, più di chiunque altro. È da lì che si doveva ripartire, da quel Titolo stravinto. Ed è proprio da lì che è ripartito. Da quel punto e a capo che lui ha trasformato in un punto e virgola. Dopo un torneo fallimentare altre squadre avrebbero impiegato alcuni anni per ricucire lo strappo con la beatitudine. A questo Napoli è bastata invece una sola stagione per riprendersi il proscenio. Credendo nell'apoteosi dall'inizio alla fine, senza titubanze o tentennamenti, senza indugi o pessimismi. Facendo esclusivamente leva sulla propria forza, sulle proprie potenzialità. Su di un collettivo di primissimo livello. Ed è così che è arrivato il 4° Scudetto. Un Titolo quanto mai cercato, voluto, preteso. Sognato sin dal principio. Vinto contro l'Inter campione uscente - data da moltissimi come la favorita principale per il Tricolore - ma soprattutto contro la sua stessa tradizione, che voleva il Napoli indossare in perpetuo le vesti di rincalzo di lusso della nostra Serie A. Salvo ritrovarsi nel firmamento tra le stelle più luminose dell'empireo del calcio italico. Un Titolo che finalmente eleva i partenopei fra le grandi storiche del massimo Campionato. Per un trionfo superlativo ed epocale che ridà nuovo splendore al blasone dei ciuchini e che, essendo il quarto di sempre, conferisce nuova vita ad una società che si propone seriamente di mutare il proprio status. Per sempre.
Il Napoli scudettato possiamo considerarlo la vera rivelazione di questo Campionato. Un po' tutti credevamo che sarebbe stato un anno di rodaggio in vista di sublimi traguardi venturi, ed invece quello appena relegato in archivio si è rivelato l'anno del tripudio, l'anno solenne. L'altra rivelazione di questo 2024-'25 è stata sicuramente l'Atalanta di G. Gasperini, ma il caso della compagine bergamasca è atipico nonché annoverabile tra le “sorprese previste” della nostra Serie A, in quanto da un lato ad ogni stagione ci si aspetta, quasi pretendendolo, che faccia il solito torneo dei miracoli, dall'altro lato, essendo priva di un passato regale, ci si stupisce che riesca sistematicamente a mantenere le promesse. Ad ogni modo la Dea saluta la stagione con un altro prestigioso 3° posto con annessa qualificazione alla prossima Champions League, destinata ad ingioiellare ulteriormente la propria reputazione e ad arricchire il proprio percorso evolutivo. Se per l'Atalanta quella sui è appena calato il sipario rimarrà un'altra stagione da incorniciare, tutt'altro si potrà affermare della Juventus, autrice, al di là del 4° posto finale, di un altro torneo modesto e tutto sommato anonimo, non certo in linea con la propria storia aulica. I bianconeri da diversi anni a questa parte sembrano ormai in perenne fase di ricostruzione, coi lavori in corso che paiono non finire mai. Basti pensare ai tanti arrivi e partenze, alle girandole di allenatori (quest'anno si è iniziati con Thiago Motta per poi chiudere con Igor Tudor...), ai vari cambi societari e così via... per delle mutazioni continue che di certo non hanno contribuito a dare quel minimo di stabilità che un serio progetto di rinascita richiederebbe... Col passare degli anni in casa Juve sta venendo meno la vera identità bianconera, e quella corona aurea che da sempre contrassegna Madama appare oggi quanto mai offuscata dal tempo e dalle frustrazioni, incapace di emanare quello sfolgorio che sino a poche stagioni fa illuminava la scena. Un'altra squadra che pare aver abbandonato per strada la sua statura regale è senz'altro il Milan, che ha chiuso la stagione con tanta mestizia e zero letizia, e la sensazione ci comunica che l'establishment rossonero dovrà lavorare davvero tanto se vorrà riportare in fretta il Diavolo davanti alla cattedra delle aristocratiche. Tornando alle note liete, citazione d'obbligo per il Bologna. La squadra di V. Italiano, pur non essendo riuscita a ripetere l'exploit... irripetibile della scorsa stagione – quando agguantò addirittura la qualificazione Champions – s'è ritagliata ugualmente un graditissimo spazio di giubilo, conquistando un'inattesa Coppa Italia, la 3^ della propria storia, garantendosi un'altra annata internazionale, stavolta in Europa League. Gli ultimi appunti di merito vanno alla Roma di Claudio Ranieri, autrice di un campionato in crescendo, ed alla Fiorentina, che sul filo di lana è riuscita a sorpassare la Lazio (“suicidatasi” perdendo in casa col Lecce ridotto in 10 uomini per tutta la ripresa...) sottraendole l'ultimo posto valido per l'Europa... E naturalmente un'alzata di cappello andrebbe riservata anche al Como di C. Fabregas, autore di un torneo che s'è discostato tantissimo dai semplici propositi di salvezza della vigilia. Un sincero in bocca al lupo per un pronto rientro in Paradiso va alle retrocesse Empoli, Venezia e Monza, a cui questa stagione ha riservato poco e nulla.
Chiudiamo rendendo il meritato tributo ai goleador della massima divisione, ad iniziare dall'italo-argentino Mateo Retegui (26 anni), a sorpresa capocannoniere con 25 gol (di cui 4 su rigore, 5 reti di testa). Alla vigilia del torneo nessuno lo considerava nemmeno lontanamente tra i papabili al Titolo di tiratore scelto, ma evidentemente la cura Gasperini lo ha trasformato in meglio, elevandolo tra i bomber autentici del nostro Campionato. Fra i super marcatori citiamo il fiorentino M. Kean (25 anni), anch'egli attaccante della Nazionale azzurra nonché autore di una evoluzione clamorosa che al contempo, vista l'età, sa tanto di consacrazione. Applausi strameritati anche per l'altro atalantino A. Lookman (Nigeria), fra i protagonisti assoluti del principesco torneo della Dea. Un plauso doveroso va anche al 28enne R. Orsolini del Bologna, un vero jolly offensivo, alla sua miglior stagione in carriera. Fra i centrocampisti particolarmente attivi in zona gol non possiamo non menzionare lo scozzese S. McTominay, che con ben 12 reti ha contribuito egregiamente allo Scudetto del Napoli.
38^ GIORNATA
ATALANTA-PARMA |
2-3 |
D. MALDINI (A), D. MALDINI, HAINAUT, ONDREJKA, ONDREJKA |
BOLOGNA-GENOA |
1-3 |
VITINHA , VENTURINO, VENTURINO, ORSOLINI (B) |
COMO-INTER |
0-2 |
DE VRIJ, CORREA |
EMPOLI-VERONA |
1-2 |
SERDAR (V), FAZZINI (E), BRADARIC (V) |
LAZIO-LECCE |
0-1 |
COULIBALY |
MILAN-MONZA |
2-0 |
GABBIA, JOAO FELIX |
NAPOLI-CAGLIARI |
2-0 |
McTOMINAY, LUKAKU |
TORINO-ROMA |
0-2 |
PAREDES r., SAELEMAEKERS |
UDINESE-FIORENTINA |
2-3 |
LUCCA (U), FAGIOLI, COMUZZO, KABASELE (U), KEAN |
VENEZIA-JUVENTUS |
2-3 |
FILA (V), YILDIZ, KOLO MUANI, HAPS (V), LOCATELLI r. |
Classifica finale SQUADRE
Napoli 82 Inter 81 Atalanta 74 Juventus 70
Roma 69 Fiorentina, Lazio 65 Milan 63
Bologna 62 Como 49 Torino, Udinese 44
Genoa 43 Verona 37 Cagliari, Parma 36
Lecce 34 Empoli 31 Venezia 29 Monza 18
Verdetti:
Napoli Campione d'Italia
Napoli, Inter, Atalanta, Juventus in Champions League
Roma, Bologna (1° in Coppa Italia) in Europa League
Fiorentina in Conference Cup
Empoli, Venezia, Monza in Serie B
Classifica finale Marcatori
25 Retegui (Atalanta)
19 Kean (Fiorentina)
15 Lookman (Atalanta), Orsolini (Bologna)
14 M. Thuram (Inter), Lukaku (Napoli)
12 Lautaro Martinez (Inter), McTominay (Napoli), Dovbyk (Roma), Lucca (Udinese)
Alberto Sigona
25 maggio 2025 d.C.