Economia: le allucinazioni di Grillo
par Bernardo Aiello
lunedì 4 marzo 2013
Il modello del leader politico è Mosè, che convinse i quasi 600.000 israeliti a lasciare l’Egitto dei faraoni ed a girovagare nel deserto per 40 anni, prima di andare a conquistare Gerico e di raggiungere la terra promessa. In politica, insomma, occorre saper alzare lo sguardo all’orizzonte e capire dove un popolo vuole essere condotto. Occorre una buona dose di visioni ispiratrici.
Il pericolo è che, invece di visioni, si abbiano allucinazioni.
La domanda attuale è: il comico-politico Beppe Grillo, nel proporre un referendum sulla partecipazione del nostro Paese all’Euro, segue una visione o segue una allucinazione?
In ogni caso è questa la proposta avanzata dal nuovo leader politico per affrontare la difficile contingenza economica che attanaglia la Nazione: uscire dall’Euro. Paradossalmente è la stessa di un altro leader politico a Grillo contrapposto, l’ex premier Silvio Berlusconi.
Non è difficile capire le ragioni di entrambi: una moneta forte gestita al livello politico superiore europeo costringe a politiche di bilancio nazionali rigorose (quelle ad esempio del governo Monti) perché è impossibile ricorrere alla sua svalutazione rispetto alle altre monete per riequilibrare gli squilibri derivanti dall’eccessivo ricorso all’indebitamento pubblico.
Purtroppo la ricetta sembra più un palliativo che una cura. La prima legge dell’economia dice che “non esistono i pranzi gratis”, il che, tradotto nel nostro caso, significa che qualcuno deve pagare i soldi che lo Stato prende in prestito ed i relativi interessi. Possono essere i cittadini-contribuenti col pagamento delle tasse ovvero i cittadini proprietari di asset finanziari che subiscono il processo svalutativo, non importa: quel che è certo è che qualcuno pagherà.
Come sovente accade nelle vicende umane, e politiche in particolare, piuttosto che affrontare un problema (quello del benessere economico della Nazione) lo si sposta senza affrontarlo.
Non che gli altri leader politici abbiano fatto di più rispetto ai due sopramenzionati: anche dire che servono lavoro ed equità sociale è assolutamente la stessa cosa, ossia è spostare il problema senza affrontarlo. Anche andare avanti aumentando le tasse è la stessa cosa, ossia sempre e solo spostare il problema senza affrontarlo.
Insomma, non siamo ancora riusciti a trovare un Mosè che ci guidi verso la terra promessa e corriamo il rischio di restare vittime delle allucinazioni del politico di turno.