Economia italiana: dilettanti allo sbaraglio?

par Cesarezac
venerdì 16 novembre 2018

I rappresentanti del governo si esibiscono quotidianamente in previsioni, se non trionfalistiche, chiaramente ottimistiche, sulla situazione della nostra economia. Previsioni assolutamente smentite quotidianamente da tutti gli indicatori e, da tutti i governanti dei paesi che costituiscono la UE, Unione Europea. E' bene precisare, smentite dai rappresentati dei singoli governi, non da burocrati ottusi che non ci amano.

Le citate ottimistiche previsioni, sbandierate senza pudore dai nostri politici, sono supportate da molti rappresentanti dei nostri mezzi di informazione, carta stampata o radio televisione, da molti intellettuali e, persino da celebrati docenti universitari che snocciolano lunghe congerie di dati che dimostrano che le loro menti versano in grande confusione, posto che siano in buona fede o che la confusione la vogliano instillare nelle menti della popolazione, popolazione facile da strumentalizzare in quanto assolutamente disinformata, scarsamente acculturata. Pochissimi italiani leggono i quotidiani che ogni anno perdono quote importanti di lettori, pochissimi ascoltato i radio giornali, pochissimi ascoltano Rai Parlamento.

In realtà, la UE ci tiene sotto tutela per quanto può, visto che le numerose procedure di infrazione comminate al nostro Paese lasciano i nostri governanti del tutto indifferenti. Tanto a pagare, è sempre pantalone. Le loro scandalose prebende non ne sono minimamente intaccate.

Come si può pretendere di essere ottimisti se il nostro strano Paese è detentore di tutti, dico tutti, i record negativi? Il maggior numero di disoccupati, la pressione fiscale più elevata, i peggiori servizi dai costi più elevati, la peggiore burocrazia, la peggiore macchina giudiziaria, inetta e chiaramente infiltrata dalle cosche mafiose, un numero di indigenti assoluti senza confronti altrove, il maggior costo dell'energia elettrica conseguenza di uno scellerato referendum che ci privò delle centrali nucleari, unico paese in un contesto che ci vede circondati da ben 196 centrali nucleari e 15 attualmente in costruzione. Tale maggior costo ha indotto al fallimento o alla fuga ogni impresa industriale di dimensioni significative. Ci ha privato di una serie di marchi dell'automobile che tutto il mondo ci invidiava, ma gli italiani ancora non lo hanno capito. Tra non molto FCA sposterà altrove le residue catene di montaggio e allora anche i ciechi si dovranno convincere.

Ci rimangono le PMI, Piccole o Medie Imprese delle quali i nostri politici fanno vanto e il popolo non sa che tali micro imprese non hanno i mezzi tecnici, le strutture, i capitali per fare ricerca, producono merce di basso valore aggiunto, intrinseco, e devono confrontarsi con i prodotti di paesi che sfruttano mano d'opera in modo vergognoso a bassissimo costo. Nessuno si domanda perché tante nostre imprese delocalizzano la produzione, credono che altrove gli operai siano pagati meno. Non è così, le imprese delocalizzano pur affrontando problemi di lingua, trasferimento di impianti eccetera, perché in quei paesi la tassazione invece di tosarli al 60 0 70 per cento dei ricavi si limita al 25 per cento, il costo dell'energia è più basso, i permessi vengono ottenuti in pochi giorni e non in anni.

Questo è ciò che causa la nostra mancata, impossibile crescita, il basso PIL, l'alto debito pubblico, la nostra rovina, non i burocrati della UE.


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