Ecco come si difende Autostrade spa

par paolo
lunedì 20 agosto 2018

Dopo giorni di silenzio assoluto sulla tragedia di Genova, rotto soltanto per minacciare rivalse su presunte penali miliardarie che il governo dovrebbe pagare nel caso di revoca della concessione, finalmente parla l'amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, Giovanni Castellucci. E' bene intanto in premessa sapere che Castellucci è già indagato, assieme ad altri vertici di Autostrade, per il bus precipitato per 30 metri da un viadotto sull'autostrada A16 Napoli - Canosa, provocando la morte di 40 persone. Le accuse sono di omicidio plurimo colposo, disastro colposo e falso in atto pubblico.

Parla Castellucci intanto per scusarsi con tutti se la società che dirige è stata " percepita" come insensibile alla tragedia. E già questa premessa basta e avanza per capire con chi si ha a che fare. Insomma è stata una questione di "percezione" pubblica e non del loro bieco cinismo. Loro sono buoni e caritatevoli siamo noi prevenuti e maldisposti che non li abbiamo percepiti come tali. Prudono le mani.

Parla per chiarire la posizione della società, dopo che era stata già emessa la nota ufficiale in cui sostanzialmente si ribadiva che, in qualità di concessionaria, Autostrade aveva pienamente adempiuto agli obblighi contrattuali che prevedevano i piani di manutenzione ordinaria e straordinaria, secondo i migliori standard internazionali. Ma subito traspare, secondo quanto riportato dai media, anche la linea difensiva che Autostrade andrà ad adottare, ovvero in sintesi :

1) Il ponte non lo ha progettato e costruito Autostrade ma l'ing. Morandi e la società Condotte.

2) Pioveva forte e le telecamere di sorveglianza si erano appannate.

3) Oltre alla pioggia sono caduti anche fulmini.

Sul punto 1) si eccepisce che se guido un'auto con i freni e le gomme frusti, sbando e ammazzo qualcuno, la colpa è solo mia e non di chi l'auto l'ha costruita. Sul punto 2) si eccepisce che se anche le telecamere fossero state pienamente funzionanti ciò non avrebbe evitato il disastro, dal momento che esse non potevano rivelare rotture fragili dei tiranti (stralli) e comunque non si sarebbe potuti intervenire tempestivamente in alcun modo. Sul punto 3) stendo un velo pietoso e spero che soltanto si tratti di una boutade tanto per dire qualcosa e uscire dall'imbarazzo. Mi auguro non si arrivi a ribadire che dopo il fulmine arriva anche il tuono ( ecco il botto) e che lo spostamento d'aria dovuto alla pressione sonora abbia innescato "vibrazioni " che hanno fatto crollare il ponte. Nella sua apparizione televisiva Castellucci, che ammette la sua incompetenza specifica, accenna a criticità ben note degli stralli e ribadisce che i tecnici di Autostrade stanno cercando di capire cosa diavolo può essere successo. Al momento ancora non lo sanno.

Legittimo indagare sulle cause del disastro, condivisibile che si conduca una indagine privata parallella a quella della magistratura, ma se la linea difensiva si fonda sui punti sopra citati allora c'è da essere sconcertati. Di fumosità e pretestuosità difensive le aule dei tribunali italiani sono piene fino all'orlo e, purtroppo, nella stragrande maggioranza dei casi hanno sempre pagato. Soprattutto se chi sparge l'inchiostro come il calamaro in fuga è uno dal portafoglio gonfio per permettersi i principi del foro. Sulla amministrazione della giustizia, che è il vero buco nero di questo paese, bisognerebbe aprire un focus emergenziale. E li che si annida la madre di tutti i nostri guai.

Anche perché il soggetto in questione è ben dotato di risorse economiche per costruire la propria tesi difensiva e tirarla alle calende greche, dal momento che i governi precedenti gli hanno garantito lauti guadagni. Ai funerali di Stato, ennessimo rito di regime, l'ex ministro piddino Pinotti e il segretario del PD (facente funzione) Martina sono stati fischiati sonoramente. Ben lontano dalla folla lo scaltro Matteo Renzi che probabilmente avrebbe rischiato di peggio. La stampa e i media nazionali dovrebbero tenere la questione sotto una costante lente di ingrandimento. Invece temo che saranno proprio i primi a spegnere le luci perché la cosa si risolva, come al solito, al buio e possibilmente con compromessi che salvino capre e cavoli. Troppi i lacci e laccioli per essere liberi di cercare le verità nascoste, ammesso e non concesso che ci siano le qualità professionali, visti i criteri con i quali avviene la selezione della classe giornalistica.

E' la storia di questo paese, speriamo che questa sia la volta buona, ma per chi chiede giustizia alcuni scribacchini prezzolati, sparpagliati in tutti i gangli dell'informazione, hanno già pronto il loro refrain giustizialisti, assecondati da odio politico e mossi dal solo spirito di vendetta

 

 


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