Ecco come Renzi e i moderati sabotano il tentativo di Bersani

par Camillo Pignata
martedì 26 marzo 2013

Renzi diserta la direzione: "È stata convocata all’ultimo momento e io sto a Firenze a fare il sindaco. Ma spero che Bersani ce la faccia". Quanta miseria nelle scuse accampate, e quanta ipocrisia in quella speranza. Il fatto è che il sindaco di Firenze sta sabotando, e non da oggi, il tentativo di Bersani di formare il governo ma si prepara a scalare la carica di segretario.

E allora diserta la direzione per rinsaldare le truppe su una linea di accordo con il PDL contraria a quella di Bersani, ma gli fa gli auguri per non apparire come traditore, come chi ha remato contro la base PD assolutamente contraria ad un accordo con il PDL, e favorevole ad un accordo con il M5S.

Insomma il fuoco amico di chi pensa a governi con il PDL, nel caso Bersani fallisse, e alla poltrona di segretario del partito.

No, non sono pochi i sabotatori del tentativo di Bersani di formare il governo, quelli che lavorano sott’acqua, per indebolire il tentativo del segretario del PD, allo scopo di fare un governo con il PDL. Il sabotaggio è nato subito dopo la prima direzione del PD, supportato dalla classe dirigente moderata di questo Paese, dalla stampa e dalla Confindustria.

E così, mentre nella direzione la destra PD esprimeva adesione alla linea di Bersani del cambiamento, e un no netto ad ogni accordo con il PDL, all’esterno Renzi si impegnava a contrastarla. E come primo atto di quest’operazione di contrasto, il sindaco di Firenze non interveniva in direzione, per marcare le distanze da quanto in essa approvato. 

Una chiara presa di distanza, che, a Ballarò, ha assunto un significato ben preciso, dove Renzi ha lasciato intendere la necessità di un dialogo con la destra.

Si spiegano così le voci filtrate poi, sulla stampa, che riportavano Grasso come prossimo incaricato dopo Bersani, e l’accantonamento del conflitto d’interessi dagli otto punti programmatici del partito, come atto di buona volontà del segretario del PD verso Berlusconi.

Si logora la linea di Bersani contraria ad ogni accordo di governo con il PDL e la destra, si eliminano i punti di conflitto insuperabile con Berlusconi, si fa un nome gradito al Cavaliere. Insomma si indebolisce il tentativo del segretario del PD, e si prepara il terreno, per un incarico al Presidente del Senato con il compito di trovare i voti a 360 gradi e quindi anche nel PDL.

La posizione di Renzi, accentuata dal gesto plateale della diserzione della direzione, ha indebolito Bersani che si è presentato al capo dello Stato senza l’appoggio unanime di tutto il partito. 

Il risultato è stato che Bersani non ha avuto un incarico pieno, ma solo un preincarico, il diniego di un governo di minoranza, e l’invito a fare un governo con il PDL.

La linea di Grillo contraria ad ogni intesa con il PD, che al Senato ha avuto qualche incertezza, è uscita rafforzata.

Ma Bersani è andato avanti con determinazione, ha ribadito la sua linea, niente accordi programmatici con il PDL, ma solo intese istituzionali. E ciò ha prodotto qualche risultato, con una spaccatura nelle base del M5S tra i favorevoli e i contrari alla fiducia.

Un piccolo intoppo per Renzi & company che subito hanno fatto un nuovo affondo, per scoraggiare i grillini propensi all’intesa con il PD. Si spiega così l’esplicito intervento del Presidente dell’ANCI, Del Rio, a favore di un governo di scopo con il PDL, e l’assenza del sindaco di Firenze dalla direzione.

 


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