Estate romana...sparita?

par Gianluca Santilli
lunedì 27 luglio 2009

Mi sembra una estate romana in tono minore quest’anno. Non so, ho l’impressione di vedere meno gente in giro. Forse la crisi, gli stupratori seriali che infestano la capitale o forse c’è solo una carenza qualitativa di offerta. Una situazione questa che si è già delineata da qualche anno e che oggi la nuova Giunta, con la sua, direi inevitabile, avversione culturale verso l’estate romana ha ulteriormente accentuato. Assistiamo, quindi, ad una offerta che pur quantitativamente alta è sempre più “caciarona” e sbracata e sempre più lontana da quello che era il primigenio spirito dell’estate romana, della gente in piazza, della cultura offerta, gratis o quasi, a tutti.

In questo panorama desolante, mi è capitato di imbattermi in un evento di assoluto livello.

Nel parco di Villa Gordiani, nel VI municipio, si è svolto il 2° Festival di Teatro Popolare. In questo giardino di periferia sono saliti sul palco, uno alla volta 5, strumentisti di grandissimo valore. Entra quasi in punta di piedi una ragazza con il suo violoncello ed inizia ad intonare il primo tango, è seguita, di lì a poco, da una viola e poi di seguito due violinisti (Quartetto Meridies). Su questa “montatura” ad arco si va ad incastonare, quasi fosse una gemma preziosa, la fisarmonica di Pasquale Coviello. Ed il tango di Piazzolla inizia a sprigionare tutta la sua forza sofferente tra la platea. E, come se non bastassero questi cinque artisti rigorosamente vestiti di nero, ecco che sul palco si affaccia un insospettabile Alessandro Haber. Vestito di bianco (quasi a sottolineare il suo ruolo di voce recitante ed a tratti di chansonnier).

Insospettabile Haber dicevo, perché, scusate l’ignoranza, sono abituato ai suoi bei ruoli di attore comico in cui spesso impersona personaggi perdenti e falliti.

Sono rimasto colpito, sedotto e affascinato dalle sue capacità di interprete drammatico. Una voce potente, roca, profonda che recitava, quasi cantando, testi di Borges. Una voce ispida, dura ed una poesia dolce che grazie anche alla struggente musica di Piazzolla, ti entrava vibrante come una freccia nel corpo per andarsi a ficcare dritta diritta nell’anima.

La platea, sulle prime un po’ intimidita e sorpresa dalla difficoltà dei pezzi e delle liriche, è stata poco a poco conquistata e sedotta dagli artisti in bianco e nero presenti sul palco, da tanghi e milonghe di inarrivabile bellezza, e da versi bellissimi e struggenti. Non si sa se i versi siano stati scritti per quella musica o la musica per quei versi.



Insomma una proposta davvero intelligente, colta, profonda, pensata e pensante, eppure godibile e fruibile anche per non addetti ai lavori e quindi autenticamente popolare.

Credo che sia proprio questa la strada per recuperare lo spirito vero ed il senso profondo dell’estate romana, così come il suo, ormai remoto, fondatore (Nicolini) la ideò e che purtroppo trova sempre meno interpreti all’altezza e sempre più bancarelle piene di cianfrusaglia e pessimi ristoranti a cielo aperto.

Lo spettacolo avrebbe dovuto essere molto più pubblicizzato ed avrebbe meritato, senza nulla togliere al bel parco di Villa Gordiani, una cornice molto più importante riservata, al contrario, ad eventi spesso mediocri.

Dietro a tutto ciò c’è la mano di una piccola associazione culturale “Sapere Aude Roma” che, se questo è il livello delle sue proposte culturali, andrebbe senz’altro seguita con maggiore attenzione ed aiutata a crescere.

Se vi capita di imbattervi in questo spettacolo non perdetelo e, se queste sono le premesse, non perdiamoci nemmeno il festival di teatro popolare del Pigneto che promette di rappresentare una piacevole eccezione nel panorama dell’offerta culturale della città.


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