ESM: meccanismo europeo di stabilità o di dittatura economica?

par GAETANO EMANUELE
lunedì 16 aprile 2012

Dal fondo salva-stati alla dittatura economica, ecco la ricetta.

Dopo estenuanti trattative sembra proprio che il fondo salva-stati, nel linguaggio tecnico ESM (meccanismo europeo di stabilità), sia in dirittura d’arrivo. Fatto salvo qualche colpo di scena finale, dovrà spiccare il volo entro luglio 2012.

Non sono poche le controversie che stanno accompagnando nelle ultime settimane l’istituzione di questo nuovo fondo, voluto fortemente da 17 paesi aderenti la zona euro (fra cui l’Italia), che ha come caposaldo la stabilità finanziaria, con l’immissione di liquidità a vantaggio degli stati a rischio default. 

Fin a qui tutto sembra perfetto: chi di noi non vorrebbe essere aiutato in tempo di crisi, anzi la speranza che la provvidenza divina si posi su ogni cittadino in difficoltà è la risposta a ogni problema. 

La realtà è ben diversa. L’attuazione dell’ESM è più complicata di quello che sembra: analizzando il testo, si scopre una serie di retroscena. L’ipotesi catastrofistica annunciata dal popolo MAYA sembra una realtà legata al fondo salva-stati. 

Questo meccanismo di stabilità nasce con i fondi dei paesi aderenti, che versando una quota stabilita dalla BCE, acquistano lo status di soci finanziatori, ma allo stesso tempo possono diventare debitori, nel caso in cui chiedano un prestito. Da qui vengono fuori le verità nascoste, che per un’inadeguata informazione, raggirano gli ignari cittadini sugli effetti speculativi che causerà l’attuazione di questo nuovo trattato. 

Lo slogan di partenza recita che qualsiasi stato appartenente alla zona euro abbia bisognoso di aiuto economico può rivolgersi all’ESM, ma ad alcune fondamentali condizioni

La prima è che l’istituto erogante possa trarne un profitto, quindi non parliamo di aiuti, ma di un prestito vero e proprio. Strana cosa perché il paese aderente oltre a versare la propria quota di partecipazione, deve anche pagare gli interessi su ciò che chiede, e sia chiaro i soldi vengono dalle tasche dei cittadini. 

Nel malaugurato secondo caso, cioè che non si paghi una rata, il paese debitore non potrà esercitare nessun diritto di voto, fino a quando non è saldata l’inadempienza, facendo in sostanza saltare i principi democratici.

C’è un’altra condizione, legata alla seconda, quella di imporre la politica economica allo stato debitore, dettando le regole della finanza pubblica e privata e così facendo il paese rischia di scivolare in una dittatura economica, subordinando i principi costituzionali all’interesse illegale. 

La cabina di regia è quella dei paesi più forti in Europa, ma al cittadino non è dato sapere chi saranno i poteri occulti di questa finanza speculativa. L’unica certezza è che l’ESM avrà dei privilegi d’immunità e inviolabilità, manovrando l’intero assetto economico. 

Questo è solamente un breve riassunto del meccanismo europeo di stabilità. Per questa battaglia si stanno battendo varie persone, tra cui la dott.ssa Lidia Undiemi, economista dell’università di Palermo.

Chi vuole può leggere il dossier completo su questo trattato, sperando che l’informazione si possa spandere a macchia d’olio, mobilitando l’opinione pubblica su un modello economico che ci porterà chissà per quanto tempo a subire le prepotenze della finanza speculativa, artefice della crisi che stiamo vivendo.

Soprattutto si chiede ai politici nazionali, che hanno in mano la sorte del proprio stato, di informare i cittadini sugli effetti devastanti che si avranno con la firma di questo trattato accompagnato da un silenzio tombale e di ravvedersi sulla non ratifica dell’ESM.                                          


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