ESCLUSIVO - Cinquemila rom schedati su base etnica a Roma. Come nel fascismo

par Davide Falcioni
lunedì 16 gennaio 2012

A Roma è ricominciata la schedatura dei cittadini rom e sinti. Quello che si sperava fosse ormai un fantasma del passato - la discriminazione razziale dei cosidetti zingari, legata agli anni bui del fascismo - è tornata ad essere una prassi nella Capitale. Lo è da anni, sotto lo scudo del Piano Nomadi (illegale). E per tutto questo tempo è passata pressoché inosservata tra i cittadini, con la scusa delle istituzioni di voler rendere la città più sicura e al riparo dai “nomadi” (in realtà cittadini stanziali e in molti casi di nazionalità italiana). Finché l'Associazione 21 Luglio, con un memorandum consegnato all'Onu, ha svelato tutto. E sul Prefetto di Roma pende già una denuncia penale.

“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano”. Inizia così uno dei più celebri pensieri di Bertolt Brecht, uno dei massimi poeti e drammaturghi tedeschi del ventesimo secolo. Ed è incredibile quanto queste parole siano attuali in Italia. Il motivo? Semplice: la discriminazione etnica nei confronti dei romanì (rom e sinti) nel nostro Paese procede a vele spiegate. Non conosce tregua e, anzi, ha finito per rivalutare metodi che ormai si sperava appartenessero al passato, agli anni più bui della storia del continente. Quelli della dittatura nazifascista. 

Da oltre due anni infatti, esattamente come allora, i romanì vengono regolarmente schedati. Il pretesto? applicare il Piano Nomadi, ormai persino fuorilegge (come stabilito da una sentenza del Consiglio di Stato dello scorso novembre). A rivelarlo, prove alla mano, è un memorandum che l'Associazione 21 Luglio ha presentato oggi al Cerd, agenzia delle Nazioni Unite (Committee on the Elimination of Racial Discrimination of United Nation). 

“Nel gennaio 2010 - spiega l'Associazione - il prefetto e commissario per l'Emergenza Nomadi di Roma Giuseppe Pecoraro, nell’avviare la procedura di fotosegnalamento all’interno dei “campi nomadi” della Capitale, aveva dichiarato che essa sarebbe servita soltanto a dividere i buoni dai cattivi. Ma come si è realmente svolta la procedura? E’ stata rispettata la norma secondo cui possono essere fotosegnalate solo le 'persone pericolose o sospette e coloro che non sono in grado o si rifiutano di provare la loro identità'? Le comunità rom coinvolte sono state costrette ad essere fotosegnalate? Perché sono stati coinvolti anche i minori? Perché cittadini italiani, solo perché “sospettati” di essere rom, sono stati condotti presso l’Ufficio Stranieri della Questura di Roma? Perché sono state prese le impronte digitali a bambini rom di pochi anni?”. 


Racconta una donna rom: "Ci hanno portato alla Questura di via Patini. C'è uno sportello fatto per i rom. Chiamavano una famiglia alla volta. Entravamo, ci prendevano le impronte, le foto, l'altezza. La foto era una singola e una di famiglia. Se il bambino era piccolo la faceva in braccio alla mamma. Le impronte le prendevano anche ai bambini. Dentro c'erano i poliziotti che annotavano le generalità, la presenza di tatuaggi, da quanto tempo stavamo in Italia, il campo di provenienza e scrivevano anche la nazionalità".

Una schedatura di massa su base esclusivamente etnica della comunità rom, vietata da tutte le convenzioni internazionali sui diritti dell'uomo: Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. 
I rilievi dattiloscopici e fotografici hanno riguardato non solo gli apolidi di fatto, ma anche coloro che erano già in possesso di un documento di identificazione, i rom cittadini italiani, i rom in possesso della cittadinanza di uno dei paesi membri dell’Unione Europea e i rom in possesso di un permesso di soggiorno (o che in passato lo avevano ottenuto) cittadini di un paese terzo. Tutti i romanì della Capitale, dunque, ed esclusivamente loro. Perché? 


Il memorandum rivela che nell'ufficio immigrazione della Questura di Roma di via Platini era stato creato un apposito “Sportello Nomadi”. Era al suo interno che i romanì venivano fotografati. E sempre lì venivano prese le impronte digitali di tutti coloro che avevano più di 14 anni, anche se in possesso di documenti. In due casi, rivela l'Associazione 21 Luglio, anche minori di 14 anni hanno subìto lo stesso trattamento. Bambini schedati. A che pro? 

Un rom intervistato dichiara: “Ci hanno detto: 'Non siete obbligati a farla (la procedura di raccolta impronte e fotografie, ndr] ma se non la fate non potete restare al campo'. Uno così si spaventa e dice: 'Dove vado, sulla strada?'”.

“Esiste - spiega l'Associazione 21 luglio - la concreta possibilità che negli ultimi due anni le procedure di fotosegnalamento, che hanno riguardato più di 5mila rom a Roma, abbiano permesso la creazione di una banca dati con le informazioni archiviate in un ambiente appositamente realizzato all'interno dell'Ufficio Stranieri della Questura di Roma. Tale procedura si configura come una identificazione e schedatura di massa su base etnica che avrebbe riguardato solo e soltanto le comunità rom”.

La schedatura su base etnica dei rom e sinti è uno scandalo di portata internazionale che coinvolge Giuseppe Pecoraro, prefetto di Roma, commissario straordinario dell'Emergenza Rom e ideatore del Piano Nomadi. L'associazione 21 luglio ha già provveduto a denunciare Pecoraro. Se la richiesta di risarcimento, esercitata da un rom italiano, andrà a buon fine, si potrebbe innescare un effetto domino che coinvolgerebbe tutti e 5mila i rom schedati. 

Per finire, è bene sapere che proprio attraverso la schedatura iniziò lo sterminio degli zingari durante il nazifascismo: A Monaco di Baviera esisteva, fin dal 1899, un “Ufficio informazioni sugli zingari” diretto da uno zelante funzionario statale, Alfred Dillmann. Egli raccolse 3.350 nomi e informazioni dettagliate su 611 persone, delle quali 435 definite “zingari” e 176 “girovaghi assimilabili agli zingari”. Una schedatura perfetta e, ovviamente, riutilizzata con facilità dall'amministrazione del Terzo Reich che, infatti, trasferirà l'Ufficio di Dilmann a Berlino ribattezzandolo “Centrale per la lotta alla piaga zingara”

Quante analogie con quello che è accaduto negli ultimi anni a Roma...

 

Il Memorandum ONU
Il memorandum presentato all’Onu dall’Associazione 21 Luglio

VEDI ANCHE: Documentario Me Sem Rom, 1, 2

 


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