Se c'è un caso di malasanità, non si chiude un ospedale, ma si sospende un medico o si modificano le procedure di cura. Se c'è un magistrato che sbaglia o è corrotto, non si chiudono i tribunali, ma si solleva dall'incarico il magistrato.
La riscossione serve? Sì. E allora Equitalia non deve essere chiusa, ma serve solo cambiare il management o gli strumenti utilizzati. Come al solito, quindi, in Italia se qualche ente o istituzione non funziona non si cerca di capire il perché: si chiude e basta, senza porsi delle domande.
Sull’onda emotiva dei suicidi di cittadini in difficoltà economica e da ultimo del sequestro di persona effettuato la scorsa settimana, molti amministratori locali hanno deciso di non rinnovare la convenzione con Equitalia, ma di creare direttamente a livello locale un ente per la riscossione. Uno dei primi è stato il governatore del Piemonte Roberto Cota e subito si sono accodati in tanti a cominciare dal sindaco di Roma Alemanno.
I nostri amministratori però non ci dicono se assorbiranno tutti i dipendenti delle filiali locali di Equitalia o ne assumeranno di nuovi, quindi con una bella duplicazione di costi in un periodo di spending review.
Ho già avuto modo di scrivere un po’ di tempo fa su quella che è
la funzione di Equitalia e sul suo compito principale di agente della riscossione più che cacciatore di evasori. Per la mia esperienza professionale, quello che va migliorato sensibilmente è il
contradditorio con il cittadino: ci deve essere una fase precedente ai
pignoramenti in cui è l’ente che deve cercare in tutti i modi di venir incontro al contribuente e aiutarlo a ricostruire certe pendenze e va estesa anche ai
debiti più piccoli la possibilità di rateizzazione.
Lo stesso
Befera dell’Agenzia delle Entrate invita il governo a modificare gli strumenti e
le regole della riscossione. In ogni caso, le vittime dei suicidi devono far riflettere ma sarebbe giusto, per una corretta informazione, che si diffondano tutti i dati di Equitalia anche quando sono presi i furbi che vogliono scappare alla rete del
fisco.
Se verranno confermate le prime indiscrezioni, il sequestratore di
Romano di Lombardia (Bergamo) avrebbe agito per
un debito di neanche duemila euro, dovuti tra l'altro per il
mancato pagamento del canone Rai per dieci anni.
Tra l’altro, è un imprenditore e capisco la crisi degli ultimi anni, ma negli anni precedenti il 2008 sicuramente gli affari andavano bene, dunque perché non pagava? Perché non trova il canone giusto? Ma non è così che si vive in una comunità, quello è il Far West dove ognuno si fa la sua legge.