E’ stato il figlio, l’operetta tetrale di Ciprì

par angelo umana
mercoledì 19 settembre 2012

Operetta teatrale, dove in effetti tutti recitano benissimo la loro parte come marionette, con quasi nulla di naturale ma tutto esagerato, angoscioso, grottesco. Caricature di esseri umani per una storia che sembra aver raccolto episodi vari dalla vita reale o dalle sceneggiature di film d'ambiente.

Visi pietrificati e condomini impossibili, sotto una luce spettrale che ha fatto meritare al film il premio per la fotografia alla 69a Mostra di Venezia (che sembra più un premio di consolazione per il cinema italiano, che non ha raccolto altro). Canzoni napoletane a Palermo, una Sicilia deformata come i volti degli attori. Varie scene e episodi sembrano qualcosa tra tributo e caricatura o scimmiottamenti di precedenti famosi film (un po' di "Splendor" di Ettore Scola, "Un borghese piccolo piccolo" con Sordi per la forfora dell'avvocato sul tavolo, "Napoli milionaria", in "Così ridevano" similmente un fratello si sostituiva all'altro nello scontare la prigione).

Musica classica o leggera e canzoni napoletane messe lì ad arricchire/appesantire il prodotto. Un Tony Servillo non può trasformare in oro tutto ciò che tocca; una canzone napoletana sui titoli di coda canta "nu napulitan' nunn'è sempre allegro" (salvo errori), il Sud mostratoci allegro non lo è mai, anzi particolarmente grottesco e angoscioso come sopra. Complimenti comunque agli attori per la disciplina nell'aderire perfettamente ai personaggi, a costo di rappresentare figure eccessive.


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