E’ l’antipolitica la patologia eversiva?

par Camillo Pignata
martedì 16 dicembre 2014

La mafia è arrivata a Roma.

Recenti indagini della magistratura, hanno individuato un sistema, che ha il suo centro propulsivo nell’intreccio di compiti e di soggetti, tra politica, mafia e impresa, che cogestiscono l’assistenza agli immigrati.

La politica assicura gli appalti e la copertura finanziaria, la mafia fornisce la copertura criminale, l’impresa fa da ponte tra criminalità e politica e si occupa di tutte le iniziative collegate all’assistenza ai campi rom.

Intanto il sistema si prepara ad allargare la sua rete di influenza, e ad incrementare il fatturato, entrando anche in altri settori.

L'associazione mafia, impresa, politica si sta impadronendo della capitale.

E’ il momento di fermarsi e riflettere.

Ha riflettuto e parlato il Capo dello Stato, secondo una logica che individua nell’antipolitica la patologia eversiva.

Non è cosi.

La patologia eversiva è la politica subordinata all’economia e alla mafia, è la politica priva di valori che è mestiere e non più funzione nobile. E’ la politica che realizza le iniziative che fanno voti e soldi e non quelle più gravi e urgenti.

E' questa politica, quella che delegittima le istituzioni, non l’antipolitica, che ne è solo l’inevitabile conseguenza.

All’origine di questo degrado, c’è l’assenza di un orizzonte di ideali, di sogni, di utopie, un deserto dove la dignità dei lavoratori, il diritto al lavoro, l’antirazzismo, il razzismo, il licenziamento ingiusto non sono considerati un valore o un disvalore, ma pratiche da sbrigare.

E se è basso il livello etico della politica, e questa è contigua alla malavita, allora anche le emergenze sociali diventano l'occasione di profitto criminale, sul disagio e sulla sofferenza.

Foto: Wikimedia.


Leggi l'articolo completo e i commenti