E il mondo ci ordinĂ²: a casa Berlusconi

par Silvia De Marino
mercoledì 9 novembre 2011

Siamo al giro di boa. Commissariati dall’intero mondo che ci ha prima irrisi, sottovalutando il potenziale distruttivo di vent’anni di berlusconismo, e ora si sveglia terrorizzato all’idea che un Paese come l’Italia possa andare in default. Liberati, insomma, per la prima volta da forze internazionali. E solo da quelle.

Ci libereranno gli stranieri, per la prima volta per questo nostro glorioso Paese.

Nessuna Resistenza degna di questo nome, nessuno che abbia effettivamente reagito a un ventennio come pochi altri per decadenza culturale, tracollo istituzionale, collasso del sistema democratico.

Unica nota di colore, il Popolo Viola, nato ad hoc per le dimissioni del Premier. E forse prima i girotondi. Ma possiamo dircelo: nessuno dei due movimenti ha seriamente contribuito alla caduta di questo basso impero.

Dall’estero proviene questa crisi, amplificata dalla nostra ignavia, dall’incapacità totale di pensare a questo Paese come un unicum che deve insieme armoniosamente campare, se non altro, per poter competere con mostri e giganti come la Cina e l’India.

Ma nostri politici si concentrano, testardi e indefessi come api, sull'agenda politica pensando a (incostituzionali) secessioni, al nostro piccolo orticello, insomma.
E mentre il mondo parla di capitalismo fallito, di orribile primato della finanza sulla politica dei governi, di un sistema economico rincretinito che forse ha funzionato finché arroccato nel proprio piccolo mondo antico, ma che oggi, in questo mondo che si misura in ore di aereo, non regge più.

Siamo alla vigilia di una nuova Italia, che serba ancora in seno il veleno della caduta. Abbiamo ancora il cognato di Caltagirone in Parlamento, un Presidente del Senato probabilmente connesso al sistema mafioso.

Abbiamo istituzionalizzato il degrado, sdoganato una politica basata solo sull’interesse privato, che ammetteva e concedeva l’uso personale del mandato elettorale.

Noi elettori abbiamo lasciato che tutto questo avvenisse. Recidivi, questi italiani.

Ma ora siamo al giro di boa. Commissariati dall’intero mondo che ci ha prima irrisi, sottovalutando il potenziale distruttivo di vent’anni di berlusconismo, e ora si sveglia terrorizzato all’idea che un Paese come l’Italia possa andare in default.

Liberati, insomma, per la prima volta da forze internazionali. E solo da quelle.

Ormai è andata, e in effetti non ci possiamo lamentare neppure più di tanto: infondo a noi resta il piacere di aspettare con una bottiglia di spumante la fine di un’era disastrosa e triste che ha fatto scempio della grandezza di queste terre, di un talento tutto italiano svilendolo e svendendolo al mondo che -incredulo e ingordo- l'ha comprato.

Ci hanno rassicurato ogni giorno non chiedendoci mai di più, cullandoci nella nostra piccola mediocrità.

Riedificare sulle rozze macerie di questa Italia sarà compito lungo, ma non vi concedo la riflessione sul “sì, ma quale alternativa ci si offre?”.

Qualunque governo sarà meglio di questo. Fosse anche gestito da scimmiette urlatrici.


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