...E se fossero terroristi che ce l’hanno con gli italiani?

par Enzo Di Micco
sabato 2 maggio 2009

Fallito assalto per la seconda volta, in meno di una settimana, a navi italiane al largo delle coste della Somalia. E se fossero terroristi che ce l’hanno con gli italiani?... Un fatto è certo. Il fenomeno emerge dagli eventi dell’11 settembre. La NATO, costituisce un punto fermo della politica di difesa e di sicurezza nazionale. Ma il ruolo cruciale della componente marittima all’interno dello strumento di difesa vede la forza armata che va lontano, nei luoghi dove questi traffici hanno inizio in modo da filtrare la minaccia e di permettere un carico di lavoro alle forze di polizia che operano nelle acque territoriali.
Rimane impresso all’opinione pubblica il fallito assalto, per la seconda volta, in meno di una settimana, a navi italiane al largo delle coste della Somalia. Episodi considerati ormai non più isolati ma aggravanti di un fenomeno sempre in crescita, che ha imposto una nuova e più complessa analisi dei problemi di sicurezza in mare. Di qui nasce spontanea la domanda: si tratta di comuni pirati o terroristi? Un fatto è certo: il fenomeno è emerso dagli eventi dell’11 settembre, da quando il terrorismo d’ispirazione fondamentalista ha innescato un cambiamento strategico sia dal punto di vista politico sia militare nei rapporti tra grandi potenze. Pertanto potremmo trovarci a fronteggiare la cosiddetta “minaccia asimmetrica” da parte di organizzazioni, che si avvalgono di una rete di attività illegali, che si sviluppa sul mare come sulla terra. Ma che cos’è la minaccia asimmetrica?

Per intenderci, meglio, va detto subito che non c’è più la probabile minaccia di una forza armata alle frontiere pronta ad invaderci, esercito, marina o aviazione che sia pronta ad attaccarci di sorpresa. La minaccia asimmetrica, quindi, si differenzia dalla quella classica, innanzitutto per il portatore di minaccia, che non è uno Stato, ma una organizzazione non legata ad alcun governo; inoltre, per il fatto che queste organizzazioni mirano a colpire punti deboli di nazioni occidentali, usando metodi non convenzionali. Appunto per questo, e stata creata l’operazione “Active Endeavour”, (nome in codice dell’operazione NATO), iniziata il 21 ottobre 2001 in applicazione dell’Articolo 5 del Trattato Nord Atlantico, è stata attivata a seguito dell’attentato del 11 settembre 2001 con la finalità di contrastare la rete del terrorismo internazionale o traffico di armi di distruzione di massa ed in generale per la sicurezza della navigazione. La NATO, perciò, costituisce un punto fermo della politica di difesa e di sicurezza nazionale.

Ma il ruolo cruciale della componente marittima all’interno dello strumento di difesa vede la forza armata che va lontano, nei luoghi dove questi traffici hanno inizio in modo da filtrare la minaccia e di permettere un carico di lavoro alle forze di polizia che operano nelle acque territoriali. L’Operazione Active Endeavour è guidata dal Comando della Componente Marittima Alleata del Sud Europa di Napoli. La Marina Militare Italiana assicura permanentemente la disponibilità di una sua unità navale o subacquea. Ma altri Paesi della Nato che pure ne fanno parte sono, Belgio, Danimarca, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Norvergia, Polonia, Portogallo, Spagna Turchia, Regno Unito e Sati Uniti, ma anche altri paesi che pur non facendone parte della NATO negli ultimi anni hanno chiesto di poter partecipare all’iniziativa e sono Albania, Russia e Ucrania.
 

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