Due gravi attentati, uno in Inguscezia. Le violenze della Cecenia si spostano?

par Alex Buaiscia
lunedì 22 giugno 2009


 Il presidente dell’Inguscezia è stato colpito oggi da una bomba, forse un attacco suicida.
E un convoglio di osservatori europei, in Abkhazia, ha avuto la stessa sorte.

Un attentato grave, in questi giorni di turbolenze. Il presidente dell’Inguscezia è stato colpito da una bomba, forse un attacco suicida, oggi. Il suo corteo d’automobili ha ricevuto in pieno l’esplosione, e almeno una delle sue tre guardie del corpo è morta. Il presidente, Yunus-Bek Yevkurov, che si stava recando al lavoro, è stato ferito e fonti dicono che sia stato portato in ospedale per essere operato d’urgenza.

Perché è un evento grave? L’Inguscezia è una delle repubbliche caucasiche nel sud della Russia. Una delle più povere, confina con la Cecenia, famosa per la guerriglia che è durata anni, e ha portato sulle nostre televisioni e giornali scene di inaudita violenza.
 


Ora non vi sono più notizie, più che altro perché l’attività dei ribelli è stata soppressa dall’uomo appuntato dal Cremlino, Ramzan Kadyrov, che ha versato molti soldi sulla regione, soppresso alcuni diritti umani e condotto una vera e propria campagna militare che ha stroncato ogni attività paramilitare. Ad aprile è stata dichiarata la fine delle operazioni militare in Cecenia, anche se in realtà la violenza permea ancora la regione.
Nel vicino Dagestan, per esempio, all’inizio di questo mese il ministro dell’interno è stato ucciso con arma da fuoco durante il matrimonio della figlia di un collega.

Yevkurov, un ex militare d’intelligence russo, è stato nominato presidente dell’Inguscezia lo scorso autunno dal presidente russo Medvedev dopo delle turbolenze nel paese sotto il leader precedente. Yevkurov, in seguito, ha cercato di dimostrarsi meno dittatoriale del predecessore, incontrando l’opposizione e alcuni attivisti dei diritti umani. Non è il primo a subire a un attentato. Pochi giorni prima il capo della Corte Suprema della regione è stato assassinato. Medvedev, che si era appena recato nel Dagestan, ha sguinzagliato il FSB, gli omologhi russi della CIA, per fare luce sugli avvenimenti.

Il pericolo è che le violenze sedate in Cecenia si siano in realtà trasferite altrove. I gruppi militari, solitamente, quando perdono terreno si spostano in cerca di nuove basi più solide. E nelle poverissime repubbliche caucasiche di terreno fertile ce n’è in abbondanza.

Se si presentasse una situazione in Inguscezia come quella cecena, in cui abusi, torture e guerra erano all’ordine del giorno, sarebbe un fatto molto grave. L’Europa non dovrebbe commettere l’errore del silenzio ancora una volta, come è successo nella vicina regione.

Medvedev ha aggiunto che, oltre alle investigazioni, bisognerà "fare tutti gli sforzi necessari per rinforzare le leggi".


Ma la violenza non si ferma qui. Un’altra espolosione, al confine tra la Georgia e la repubblica separatista dell’Abkhazia ha ucciso domenica 21 Giugno un autista e ferito un medico di una pattuglia con osservatori dell’Unione europea.

Sono circa 225 gli osservatori europei dispiegati dall’ottobre scorso per pattugliare li confini con Abkhazia e Ossezia del Sud, dopo che la Russia ha respinto un attacco georgiano sull’Ossezia del Sud nel corso di cinque giorni di guerra nell’agosto 2008.

Il 22 Giugno, invece, un’altra esplosione al confine con la Georgia ha danneggiato un pilone dell’elettricità, recidendo i collegamenti per la sua esportazione in Russia, hanno detto alcuni funzionari dell’energia. E’ successo vicino al villaggio di Muzhava, nella stessa regione dell’attacco al convoglio europeo.


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