Dove sono finiti i rifiuti tossici della Campania? Nei cibi che mangiamo
par Francesco Piccinini
mercoledì 3 marzo 2010
Ci hanno raccontato che i rifiuti non ci sono più nelle strade della Campania. Ci hanno detto che era tutto finito. Un anno dopo siamo andati ad osservare e abbiamo scoperto balle piene di rifiuti urbani e rifiuti tossici galleggiare nell’acqua. Abbiamo visto la spazzatura delle discariche riversarsi nei canali e nei fiumiciattoli dei campi adiacenti.
In quei campi si coltivano l’olio, il grano e i pomodori che finiscono quotidianamente sulle tavole di milioni di italiani.
Lo smaltimento di rifiuti tossici mescolati alla spazzatura normale è stato reso possibile grazie ad un decreto legge della Presidenza del Consiglio.
Napoli, Italia - 2009. L’emergenza nascosta.
Qui l’intero fotoreportage.
È il 18 Luglio 2008, a Napoli fa caldo. Molto caldo. La città è ancora in stato di shock: da sei mesi la capitale del sud è asserragliata dai rifiuti.
L’origine della crisi è datata 1994 quando per la prima volta fu istituito il Commissariato per l’emergenza Rifiuti in Campania. Da allora si sono succeduti undici commissari straordinari, due Presidenti di Regione, cinque Presidenti del Consiglio e un fiume di denaro pubblico.
E’ il 18 Luglio, nel Palazzo della Prefettura di Napoli Silvio Berlusconi presiede l’undicesimo Consiglio dei Ministri. Sono passati 58 giorni dal suo insediamento eppure il Premier, accompagnato dal nuovo Commissario all’emergenza rifiuti Guido Bertolaso - che aveva già ricoperto lo stesso incarico dal 10 Ottobre 2006 al 6 Luglio 2007 –, dalla Ministra Prestigiacomo e dal Ministro La Russa, entra trionfante in conferenza stampa. Tutti i giornalisti accreditati, con l’esclusione di soli due – un giornalista de Il Napoli e uno del Manifesto -, si levano in piedi per applaudire al “miracolo”: la "munnezza" non c’è più.
Il Presidente del Consiglio è gongolante e annuncia che “abbiamo concluso prima del termine previsto per fine luglio”.
Comincia il suo monologo lungo e "visionario", nel quale ringrazia tutti per ringraziare sé stesso, per riaffermare, se ce ne fosse ancora bisogno, che "meno male che Silvio c’è".A quel punto la domanda sarebbe stata d’obbligo: "Presidente dove sono finite le 52mila tonnellate che inondavano le discariche di Napoli?" "Dove sono finite le due mila tonnellate di rifiuti pericolosi che, per sua stessa ammissione, erano in strada e necessitavano trattamenti particolari?"
La domanda ce la siamo posta noi, siamo andati nelle discariche di Chiaiano e Ferrandelle e abbiamo ripreso in mano le decretazioni d’urgenza.
Abbiamo scoperto che i rifiuti tossici sono smaltiti insieme ai rifiuti normali grazie alla decretazione d’urgenza e le ecoballe che le contengono si stanno degradando accanto a terreni coltivati.
Lo smaltimento di rifitui tossici insieme ai rfiuti domestici è stato reso possibile grazie al decreto n. 90 del 23 maggio 2008, convertito in legge n. 123 del 14 luglio 2008. Con il presente decreto la Presidenza del Consiglio, in deroga a tutte le norme vigenti in materia, comprese quelle comunitarie, autorizza lo smaltimento nelle nuove discariche anche dei rifiuti pericolosi contraddistinti dai codici CER 19.01.11, 19.01.13, 19.02.05 e 19.12.11
Quali sostanze corrispondono ai suddetti codici?
CER 19.01.11: Ceneri pesanti e scorie, contenenti sostanze pericolose
CER 19.01.13: Ceneri leggere, contenenti sostanze pericolose
CER 19.02.05: Fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici, contenenti sostanze pericolose
CER 19.12.11: Altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, contenenti sostanze pericolose
In sostanza con il decreto si è autorizzata la possibilità per tutte le aziende campane che operano nel settore metallurgico, delle ceramiche, del legno e della concia di smaltire i propri rifiuti nei normali cassonetti.
Le aziende conciarie sono, spesso, diretta emanazione dei clan della camorra, soprattutto dell’Alleanza di Secondigliano. La camorra ringrazia.
Il decreto consente, inoltre, alle aziende che operano nell’edilizia – settore portante dell’economia cammorristica – di smaltire i residui nelle discariche pubbliche. La camorra ringrazia.
Ci troviamo, quindi, dinanzi ad una deregoulation che ha favorito l’attività dei clan e mettendoli al riparo anche dal reato di smaltimento illegale dei rifiuti.
Il territorio campano è, per l’ennessima volta, violentato. Ferito a morte dagli stessi politici che gridano alla tutela della cittadinanza.
Ma dove sono finiti quei rifiuti? L’emergenza è davvero finita?
Un anno dopo siamo andati in una delle discariche individuate attraverso la decretazione d’urgenza: Ferrandelle. Il Governo ha individuato sette siti campani atti allo smaltimento dei rifiuti: uno a Napoli (Chiaiano), uno a Salerno (Serre), tre in provincia d’Avellino (Sant’Arcangelo Trimonte, Savignano Irpino e Andretta) e due in provincia di Caserta (Ferrandelle e Cava Mastroianni). La discarica di Ferrandelle/Santa Maria la Fossa è la più grande ed quella destinata ad accogliere la maggior parte dei rifiuti. Proprio qui, nella più grande centro di produzione agricola della Campania, in un territorio già martoriato dai casalesi, il governo decide di scaricare i rifiuti che nessuno vuole più.
Alla discarica si giunge agevolmente ma se si vuole vederla più da vicino basta percorrere stradine di campagna a piedi o in macchina per trovarsi a pochi metri dai rifiuti.
Olio misto ad eternit e fanghi chimici pronto per essere imbottigliato e mangiato dagli italiani.
Pensiamo di aver visto tutto e invece decidiamo di proseguire alle spalle della discarica di Ferrandelle. Santa Maria la Fossa e Ferrandelle sono separate da meno di 500 metri. Come il Vesuvio e il monte Somma, così, queste due sommità di spazzatura si guardano da vicino, si scrutano.
Un via vai di camion ci incuriosisce e notiamo che stanno costruendo una strada che dovrà congiungere la due “montagne”. Vorremmo vedere i piani originali e capire se era previsto che le due aree fossero riunite in un unico sito ma quando chiediamo i documenti ci viene risposto che "è un sito d’interesse militare".
Notiamo una delle vasche di raccolta rifiuti completamente piena d’acqua con un canale di scolo che riversa nel terreno e i rifiuti che galleggiano nell’acqua.
Guardando tutta quell’acqua mi sono ricordato che è circa un mese che non piove, ma l’acqua è ancora tutta lì. Mi chiedo cosa succederà a ottobre e novembre quando le piogge torrenziali paralizzano il Sud.
L’acqua è scesa nel terreno come si può notare dall’angolo in basso a sinistra e non si è ancora riassorbita.
Ecco dov’è finita l’emergenza rifiuti: nelle campagne, nei cibi, con l’aggiunta legale di sostanze tossiche.
Le 52.000 tonnellate sono tutte qui. Come una montagna maleodorante e nociva. Ma sono, anche, disperse lungo le strade dei paesi di provincia, nei luoghi in cui gli occhi delle telecamere hanno poca voglia di arrivare.
Chi ne parlerà? Quale giornalista? Quelli che erano a Napoli ad applaudire al miracolo?
Facciamo le ultime foto, sta calando il sole, andiamo via… Ho visto tanto. Troppo. In un anno ho visto Chiaiano e Ferrandelle, i cumuli di munnezza e il puzzo delle discariche. Mi sento preso in giro, come davanti a un trucco di David Copperfield che pretende di essere vero. Un trucco di magia che ci hanno raccontato essere verità.