“Doppia dose d’inuguaglianza”. Big pharma alimenta la crisi dei vaccini

par Riccardo Noury - Amnesty International
lunedì 27 settembre 2021

In un rapporto diffuso il 22 settembre, Amnesty International ha denunciato che sei aziende farmaceutiche produttrici del vaccino contro il Covid-19 stanno alimentando una crisi dei diritti umani senza precedenti, in quanto si rifiutano di cedere i diritti di proprietà intellettuale e di condividere la tecnologia necessaria e, nella maggior parte dei casi, non dando priorità alla distribuzione dei vaccini negli stati più poveri.

 

L’organizzazione per i diritti umani ha esaminato sei delle aziende farmaceutiche che hanno nelle mani il destino di miliardi di persone: AstraZeneca plc, BioNTech SE, Johnson & Johnson, Moderna Inc., Novavax Inc. e Pfizer Inc. Ne è venuta fuori l’immagine sconfortante di un’industria che sta totalmente venendo meno al rispetto dei diritti umani e che, alla fine del 2022, avrà realizzato complessivamente guadagni per 130 miliardi di dollari.

Per valutare la loro risposta alla crisi, Amnesty International ha analizzato per ognuna delle sei aziende la policy sui diritti umani, la struttura dei prezzi dei vaccini, i loro precedenti in termini di condivisione dei brevetti, della conoscenza e della tecnologia. Sebbene a livelli diversi, i sei produttori i vaccini sono venuti meno alle loro responsabilità sui diritti umani.

Su 5,76 miliardi di vaccini distribuiti nel mondo, solo lo 0,3 per cento è stato destinato agli stati a basso reddito, mentre oltre il 79 per cento a stati ad altissimo ed alto reddito. Nonostante le richieste di prediligere gli strumenti di solidarietà internazionale come il Covax – creato per assicurare un’equa distribuzione dei vaccini – alcune delle aziende esaminate hanno continuato ad accantonare scorte per stati già noti per la loro capacità di accumulazione.

Le sei aziende esaminate hanno finora rifiutato di partecipare alle iniziative coordinate a livello internazionale per aumentare le forniture globali di vaccini attraverso la condivisione della conoscenza e della tecnologia. Si sono anche opposte alla proposta di cedere temporaneamente i brevetti, presentata da India e Sudafrica.

Tra le altre conclusioni dell’analisi di Amnesty International, si segnalano:

Nonostante la maggior parte di queste aziende abbia ricevuto miliardi di dollari tra finanziamenti pubblici e ordini d’acquisto, i produttori dei vaccini hanno monopolizzato la proprietà intellettuale, bloccato il trasferimento tecnologico ed esercitato pressioni contro l’approvazione di misure che avrebbero espanso la produzione globale. Questo atteggiamento sta causando gravi violazioni dei diritti umani ai miliardi di persone che ancora non riescono ad avere accesso al vaccino.

In occasione del lancio del suo rapporto, Amnesty International ha avviato una campagna globale, sostenuta dall’Oms e dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, per chiamare gli stati e le aziende farmaceutiche a rispondere delle loro azioni.

La campagna, intitolata “Il conto alla rovescia dei 100 giorni due miliardi di vaccini subito!”, chiede che sia raggiunto l’obiettivo fissato dall’Oms di vaccinare, entro la fine del 2021, il 40 per cento della popolazione degli stati a basso e a medio-basso reddito, ossia un altro miliardo e 200.000 di persone.

A tale scopo, la campagna chiede agli stati di redistribuire tra i paesi a basso reddito le centinaia di milioni di dosi in eccesso e ai produttori dei vaccini di garantire che almeno il 50 per cento delle dosi prodotte vada a quegli stati. Se gli stati e le aziende farmaceutiche continueranno invece a comportarsi nello stesso modo, non vi sarà fine alla pandemia.


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