Dopo tante menzogne è l’ora della verità. E della maturità

par Daniel di Schuler
lunedì 8 agosto 2011

Berlusconi è certamente un bugiardo, come certamente bugiardi siamo, con noi stessi e da quasi un secolo, noi italiani. Noi tutti intendo, che ci occupiamo o no di politica, che ricopriamo o no cariche pubbliche.

In questi anni ho scritto di tutto contro Silvo Berlusconi e di tutto mi si può accusare tranne di esser stato, anche solo velatamente, un suo sostenitore, ma non riesco a farmi piacere questa ondata di anti-berlusconismo che sembra salire, negli ultimi mesi, dai portafogli di noi italiani.

Trovo addirittura indecoroso che dopo aver fatto scempio dell’immagine del paese nel mondo, aver ripetutamente mentito ai proprio concittadini e aver trasformato il governo ed il parlamento in agenzie per la risoluzione dei propri problemi, Berlusconi si trovi in vere difficoltà solo ora e solo a causa della sua pur pessima gestione della crisi economica e finanziaria.

Mille altri motivi, e moralmente assai più gravi, avrebbero imposto, e da anni, di togliere ogni appoggio a chi stava apertamente trasformando la Repubblica in qualcosa di diverso e infinitamente peggiore.

Meno ancora mi piace la trasformazione, peraltro ampiamente prevista, di Silvio Berlusconi in capro espiatorio; che di lui si stia facendo il responsabile unico, o quasi, di un dissesto delle finanze nazionali di cui sono stati complici milioni di noi. Che, esattamente come si fece con Mussolini alla caduta del fascismo, un paese scopertosi improvvisamente abitato solo da partigiani imputi a lui solo gli errori di tanti e il malcostume di quasi tutti.

Molti dei miliardi del nostro debito pubblico sono stati depredati dalla vorace classe politica che, soprattutto dagli anni ’80, ha governato il paese, ma la maggior parte di quei denari, anzi tutti o quasi, sono andati a finire, in un modo o nell’altro, nelle ormai non più intoccabili tasche degli italiani.

Alla formazione del debito che sta strangolando l'Italia e che, a questo punto, ne minaccia la sopravvivenza, hanno contribuito milioni di evasori fiscali come pure milioni di dipendenti pubblici poco o per nulla impegnati e legioni di pensionati, magari con pensioni minime, che godono del proprio assegno mensile senza mai aver versato un contributo o dopo aver versato contributi per pochissimi anni.

L’Italia che creò il debito era guidata dal pentapartito, da Craxi, Forlani e Andreotti, ma era abitata dagli stessi imprenditori tangentari, dagli stessi evasori grandi e piccini, dagli stessi assenteisti, dagli stessi baby pensionati e falsi invalidi che abitano questa morente Seconda Repubblica.

Spero, come tre quarti dei miei connazionali, che, di fronte all’incombere della catastrofe, si riesca a convincere Silvio Berlusconi, in un modo o nell’altro, a rassegnare le proprie dimissioni. Spero che si trovi, da qualche parte, un Ciampi da mettere al suo posto e che il lavoro difficilissimo che questi avrà di fronte possa godere dell’appoggio unanime delle forze politiche e, più in generale, dei cittadini.

Mi rendo però conto che questo potrà avvenire solo se ognuno di noi farà un esame di coscienza e prenderà atto delle proprie personali responsabilità; se ognuno di noi, per la parte che gli compete, sarà disposto ad accettare i sacrifici che saranno indubbiamente necessari, chiunque regga il timone, per salvare la nave Italia.

Cito spesso, e spero non troppo a sproposito, Martin Heidegger. Di fronte alla piena comprensione della prospettiva della morte, diceva in “Essere e Tempo”, si giunge alla completa maturità; si scarta il superfluo, si gettano le maschere e si giunge alla vera consapevolezza di sé e del proprio tempo.

Per l’Italia, un paese che come tanti di noi è rimasto troppo al lungo giovane, con la chiara evidenza della possibilità della morte, non solo finanziaria, della propria comunità nazionale è suonata l’ultima chiamata alla maturità.

Per tutti noi, se vogliamo davvero essere maturi cittadini di una matura democrazia, è l’ora di dirci la verità.


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