Dopo il fuori onda grillesco, niente sarà più come prima

par Bruno Carchedi
lunedì 10 settembre 2012

Dopo il fuori onda di Giovanni Favia a "Piazza Pulita", che ha squarciato il velo che occultava gli occhi di tutti, grillini compresi, la vera natura del duo dirigente del M5S, non si potrà più dire che il movimento di Grillo è diverso dagli altri (intesi come partiti). Anzi, è uguale agli altri, e per certi aspetti anche peggiore.

Quello che sbalordisce è la reazione viscerale di una parte dei fan di Grillo che ne prendono le difese d'ufficio, rifiutando di aprire gli occhi davanti alla realtà. Ricordano quei leghisti che, di fronte alle rivelazioni sulle sporcaccionate (economiche) di Bossi e del suo Cerchio magico, hanno sposato senza se e senza ma la tesi difensiva del capo, che si trattasse cioè di un complotto contro di lui e la sua famiglia (leggi Trota e familiari al seguito). Usi a obbedir tacendo, come i carabinieri. I grillini integralisti sono invece usi a obbedir parlando, o meglio sparlando. Su e giù per tutta la rete, sui blog, sulle chat, sui forum, su Twitter e Facebook, professionisti dell'uso un po' mascalzonesco dei social network, aggressivi seminatori di certezze assolute, non militanti politici ma fedeli di una religione laica, proprio come i leghisti.

Ma vediamo in breve quali sono i passaggi clou dell'esternazione di un Giovanni Favia in vena di sincerità. "Da noi la democrazia non esiste". Non è una novità. Soprattutto dopo l'espulsione di Tavolazzi dal movimento perché aveva osato organizzare una riunione di attivisti per chiedere uno straccio di democrazia interna e un po' di partecipazione alle decisioni del movimento, era chiaro a tutte le persone senza le fette di salame sugli occhi che il M5S era niente di più che uno strumento nelle mani di chi rilasciava attestati di conformità al logo, dettava la linea e imponeva le scelte con i suoi post. Nel medio evo erano i nobili che stabilivano in modo insindacabile se un suddito era un buon cristiano oppure no. E si governava così: per editti.

Grillo "non sarebbe mai stato in grado di pianificare una cosa del genere". Plastica definizione di un finto capo trattato come un semi deficiente, mentre ufficialmente si sprecavano le lodi al capo stesso, definito di volta in volta umoristicamente "il tuono che precede la tempesta" o "l'aratro che traccia il solco, dopo di che arrivano gli altri a seminare". Tutte definizioni del Favia stesso rilasciate pubblicamente a destra e a manca, con la massima ipocrisia. A suo tempo Mussolini aveva detto qualcosa del genere: "E' l'aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende". Ma erano altri tempi, fortunatamente passati.


"Perché su questo hai sempre deciso te Casaleggio da solo?". Il "te" lo ha detto lui, non io che ci tengo alla grammatica.

"Io da Santoro me la sono cavata ma applicano un veto. Ho preso anche l'applauso ma mi è anche costato dire quello che non pensavo". Ha detto quello che "non" pensava? Ma con che faccia hanno sempre criticato partiti e istituzioni accusandoli di dire cose non vere?

"Adesso in rete non si può più parlare, neanche organizzare incontri". Questa è incredibile. Ma anche nei partiti tradizionali più retrò si può parlare liberamente, anzi si litiga furiosamente e alla luce del sole, rilasciando pubbliche interviste al fulmicotone. Dovevamo aspettare il M5S per ritornare alla clandestinità?

"Tra gli eletti ci sono degli infiltrati di Casaleggio... quindi noi dobbiamo stare molto attenti quando parliamo". Questa fa il paio con la precedente. Durante il Risorgimento anche i carbonari dovevano stare attenti agli infiltrati, ma il loro scopo era nobile. E non sembra proprio il caso del M5S.

"Adesso vediamo chi manda in Parlamento, perché io non ci credo alle votazioni on line. Lui manda chi vuole lui". Questa è riferita direttamente a Casaleggio, il vero capo occulto che tutto controlla dall'alto, "una mente freddissima, molto acculturata, molto intelligente" che sta dietro le quinte, che "quando qualcosa non va telefona o fa telefonare a Grillo", "spietato e vendicativo". Quindi il nostro grillino non crede alla democrazia in rete, dopo che ci ha fatto per anni due maroni così raccontandocene le meraviglie, e comunque in Parlamento ci manda chi vuole lui (il Casaleggio) alla faccia della democrazia (quella senza aggettivi, quella che vale davvero).

Fortunatamente non tutti gli attivisti del M5S sono così. Anzi, la maggioranza è fatta da persone oneste, in buona fede, portatori di un modo di fare politica da cui tutti dovremmo imparare almeno qualcosa. Sperando che prima o poi trovino il coraggio di prendere a calci in culo la cupola padronale che pilota il loro movimento.


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