Donne senza uomini sopra

par Damiano Mazzotti
lunedì 13 giugno 2011

Giovedì 9 giugno si è tenuta la presentazione di una bella ricerca sull’imprenditoria femminile.

La Camera di Commercio di Ravenna e lo Studio Giaccardi & Associati hanno indagato a fondo le differenze di genere nell’imprenditoria ravennate per determinare “il ruolo delle donne nella crescita economica”. Il campione è rappresentato da 120 aziende suddivise in 12 settori economici e sono 80 le imprese che hanno partecipato alla fase dell’intervista. Lo studio mostra i risultati migliori delle aziende femminili in 11 indicatori economici su 13. Però sono ancora pochissime le donne titolari di aziende che pensano ad un marketing calibrato sulla clientela femminile, anche se la metà degli imprenditori sa che le donne decidono l’80 per cento dei consumi.

Altri dati significativi sono i seguenti: ogni cinque imprese ce n’è una a conduzione femminile; il 28 per cento delle imprese femminili opera nel commercio; le imprese “rosa” investono di più nella formazione, nell’organizzazione e nelle partnership; le aziende femminili ravennati guadagnano di più di quelle maschili (come avviene nel resto del mondo); le donne imprenditrici hanno più figli.

E c’è anche un dato ambiguo: le imprese femminili che hanno risentito della crisi hanno optato prevalentemente per licenziamenti e cassa integrazione mentre le imprese non femminili hanno scelto la riduzione dell’orario di lavoro. Forse la cosa è dovuta alla forte incidenza di aziende commerciali, oppure è dovuta alla scarso spirito di gruppo delle donne.

A conclusione della relazione c’è stato il confronto con le esperienze internazionali di Irene Tinagli che ha confermato la modernità e i vantaggi dell’approccio economico femminile. La giovane economista insegna in Spagna e nel 2008 ha pubblicato “Talento da svendere” con Einaudi. Ultima considerazione: in Italia mancano “asili nido, asili interaziendali, flessibilità negli orari di ingresso e uscita dei servizi all’infanzia”. Tutte cose presenti nei paesi più civili che favoriscono la partecipazione lavorativa delle donne a tutti i livelli. A mio pare queste cose saranno fattibili in Italia solo quando vedremo una presidentessa del Consiglio dei Ministri. O un giovane e moderno economista come ministro dell'economia. Davvero bravo e moderno però...

Per approfondimenti: www.ravenna.fattoredonna.it, http://lidiamarongiu.wordpress.com.


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