Donne, religione e spiritualità dell’amore

par Damiano Mazzotti
giovedì 6 gennaio 2011

In ogni società la condizione femminile dipende soprattutto dal ruolo religioso delle donne.

âNulla è più pericoloso di unâidea, quando è lâunica che abbiamoâ. (Ãmile-Auguste Chartier)

 âNon faccio alcuna differenza fra un libro e una persona, un tramonto o un quadro. Tutto ciò che amo, lo amo di unico amoreâ (Marina Cvetaeva)

"Dio è colui che, attraverso l’opera della notte oscura, si nasconde per non essere amato come un tesoro dall’avaro" (Simone Weil)

 

Nessuno può negare che “Ci sono ragioni per credere che alcune delle forme di discriminazione sessuale più perniciose siano il risultato delle prassi delle istituzioni religiose, che possono produrre norme interiorizzate di subordinazione. Queste norme interiorizzate contribuiscono alla produzione di un sistema di caste basato sul sesso. Sia i ragazzi sia le ragazze apprendono una grande quantità di cose sul proprio ruolo da ciò che insegna loro la religione” (Cass R. Sunstein, A cosa servono le Costituzioni. Dissenso politico e democrazia deliberativa, il Mulino, 2009, p. 296).

Perciò, appurata la “misoginia delle fedi moderne, le donne hanno sviluppato una loro religione privata, il cui senso diventa più chiaro se nel termine “religio” (sulla cui origine ancora discutono gli studiosi) leggiamo la radice di “legare”: c’è in ogni religione, un legame speciale, che unisce le persone in relazione a un’entità o un’idea superiore. La religione delle donne è l’Amore… è la capacità tipicamente femminile di evadere dalla gabbia della propria individualità per dedicare ragione ed emozione a qualcuno o qualcosa che sta fuori di loro, senza bisogno di chiedersi se i conto tornano, senza volere nulla in cambio” (Umberto Veronesi, Dell’amore e del dolore delle donne, Einaudi, 2010, p. 39).

Le donne hanno molti punti di forza e possono creare le basi di un mondo più ricco e pacifico. Semplifico e riporto i principali:

1) educano i figli con la presenza e l’esempio e conciliano meglio la vita familiare con il lavoro;

2) non trascurano le esigenze familiari e lavorative a causa della politica, dello sport e del sesso più o meno virtuale;

3) sono molto resistenti al dolore, alla malattia, allo stress e alla fatica;

4) sono più motivate e rispettose delle istituzioni;

5) sono più oneste, giuste e responsabili;

6) sono più ordinate e disciplinate e seguono stili di vita più salutari;

7) sono più sensibili e acculturate;

8) sono più costanti, concentrate e precise;

9) sono meno aggressive e sono più portate per la cooperazione, la mediazione e la diplomazia.

In sintesi anche noi uomini verifichiamo che le donne sono più adatte a governare le società più civili (Umberto Veronesi). Ma purtroppo in Italia la precoce educazione religiosa può arrivare ad impedire alle donne anche solo di pensare di riuscire ad ottenere dei ruoli direttivi nei settori pubblici e nei settori privati. Forse, come ha proposto qualche filosofo, l’educazione religiosa andrebbe vietata prima del raggiungimento dell’adolescenza, cioè intorno ai 12-14 anni. Che senso ha proporre prima di quell’età delle storie con modelli di comportamento di mille, duemila o tremila anni fa?

Uno dei molti esempi dell’indottrinamento e dei condizionamenti mentali di oggi è la perdurante visione laica, borghese e cattolicizzata della sessualità femminile, quella per cui le donne dovrebbero fare sesso solo per amore, come una volta si chiedeva di fare sesso solo per fare i figli. Mentre in realtà oggi moltissimi italiani si rendono conto che la maggior parte delle giovani donne fa sesso per piacere e quando gli va bene anche per godere. Per fortuna oggi, in un mondo di oltre sei miliardi di persone sempre in aumento, strapieno di disoccupati e di affamati, gli studi sociali dimostrano che il pensiero di fare sesso per fare figli è l'ultimo pensiero

Per quanto riguarda l’evoluzione burocratica della religione cattolica si può affermare che a causa della “statalizzazione” totalitaria di Costantino, la dottrina cristiana si è radicata in una cultura religiosa pagana piuttosto primitiva, e “Il protestante, da parte sua, vede nel cattolico quanto resta in termini di costume, riti ed errori quando la religione si dilegua. Ai suoi occhi il cattolicesimo romano non è una religione ma una cultura che ha soppiantato la vera religione, una forma di paganesimo” (Olivier Roy, La santa ignoranza. Religioni senza cultura, 2009). Del resto il sentimento religioso più profondo afferma, “rispetto al paganesimo, il principio assoluto di Dio che ha una comunicazione diretta con ciascuno, individualmente” (Marco Pannella).

E dopotutto l’antistoricità, l’ipocrisia e l’attuale “paganesimo” della curia cattolica romana è dimostrata da questi fatti: “avversò il capitalismo, il liberalismo, lo Stato moderno laico, le rivoluzioni democratiche, il socialismo, i diritti umani, la rivoluzione delle donne e quella sessuale, non riuscendo però mai a spuntarla” (Ulrich Beck, Il Dio personale. La nascita della religiosità secolare, Laterza, 2009). La realtà è che prima o poi moriranno tutti i capi religiosi insieme ai loro errori umani e pregiudizi romani, mentre la vita di Gesù vivrà sempre nei nostri cuori, nelle nostre menti e nelle nostre anime.

D’altra parte tutte le religioni sono una costruzione sociale degli uomini religiosi che hanno il potere di trasmettere la cultura. Ad esempio Umberto Veronesi ha affermato: “Ho studiato l’induismo, il buddismo, ho letto i Rig Veda, i testi della Tripitaka, di Siddharta. Poi Lao Tsu e il taoismo, Confucio e ancora, profondamente, la Bibbia, i Vangeli e il Corano. Ho scoperto come le religioni non siano altro che le proiezioni dei bisogni, delle paure e delle condizioni sociali di un popolo in un determinato momento storico” (Dell’amore e del dolore delle donne, Einaudi, 2010, p. 15). Quindi le religioni non sono solo l’espressione della “Parola di Dio”, ma sono anche la proiezione delle paure e dell’invidia dell’uomo rispetto al potere sessuale e alla capacità riproduttiva della donna. Anche le “primitive” religioni animiste africane concentrano il potere religioso nella mani degli uomini, poiché è uno dei modi principali per mantenere quello sociale e politico.

Comunque fu Robert Musil, durante la prima guerra mondiale a forgiare una delle migliori definizioni della nostra primitiva concezione di Dio. Durante quei giorni di sangue e morte scrisse: “Forse occorreva una maledetta dose di vanità per credere che lassù, al di sopra di un campo di battaglia, una voce cantasse per me. Forse Dio, dopo tutto, non è altro che il piacere per noi, poveri diavoli dall’angusta esistenza, di vantarci di avere in cielo un parente ricco”.

Infine non possiamo dimenticare l’inestimabile significato spirituale delle visioni scientifiche più rivoluzionarie. Infatti “La cosa più nobile che lo spirito umano possa fare a questo mondo è vedere qualcosa, e dire in modo diretto quello che ha visto. Ci sono centinaia di persone che sanno parlare per una sola che sa pensare; ma migliaia sanno pensare per una che sa vedere. Vedere chiaramente è al contempo poesia, profezia e religione” (John Ruskin).

P. S. “Dio stesso non può operare senza uomini [e donne] saggi” (Lutero). E tutte le persone dovrebbero fare questa riflessione: “Da vivo devo decidere io, da morto deciderà Dio” (Amian Azzott).


Leggi l'articolo completo e i commenti