Donazione degli organi? Schiariamoci un po’ le idee. Il caso dell’ASL Napoli 1 Centro

par Roberta Cipollaro
lunedì 29 aprile 2013

“Dare, ricevere, ricambiare”. Così Marcel Mauss descriveva il concetto di dono nella sua più celebre opera, “Saggio sul dono”. Il sociologo francese fu il primo a esprimere quanto la socialità del dono svolge una basilare funzione sociale: crea, rafforza e conserva i legami comunitari tra individui, tra famiglie, tra tribù, persino tra sessi.

E in effetti il dono, nell’evolversi del tempo, è diventato un forte aggregatore sociale soprattutto quando attraverso di esso è possibile salvare una o tante vite.

“Dare per ricevere cosa?” e questa è una delle domande più frequenti che, anche se non chiaramente, produce la reticenza, la diffidenza e la mal predisposizione a donare, e la drastica decisione di rimandare la scelta: scelgo di non scegliere.

Ma, attenzione, concediamoci solo un attimo di riflessione: aiutare gli altri è sempre possibile, anche dopo la nostra morte, basta volerlo.

L’Italia, in particolar modo, si conferma un Paese sensibile al tema della donazione di organi, soprattutto al Nord. È infatti al terzo posto in Europa per numero di donatori e ha una quota molto bassa di opposizioni al prelievo.

Un dato su tutti: sono 21,8 per milione di abitanti, i donatori d’organi in Italia. Più alte le cifre solo in Spagna (35,3) e in Francia (25), mentre Gran Bretagna (17) e Germania (14,7) vengono dopo. Nei primi 11 mesi del 2012 in Italia sono stati effettuati in totale 2.921 trapianti: oltre la metà riguarda il trapianto di rene, 992 i casi di trapianto per il fegato, 238 riguardano il cuore, 115 il polmone, 14 il pancreas, in 56 casi sono stati realizzati trapianti combinati rene-pancreas e 3 con altre combinazioni. I donatori sono stati 1.331 a fronte di 8.887 pazienti in lista d’attesa (qui trovate tutti idati aggiornatii). Poche comunque le donazioni e troppi i pazienti in lista.

Si può attendere un tempo medio di 2,8 anni per un rene, 2,1 anno per un fegato, 3,8 anni per un trapianto di pancreas, 2,5 anni per un cuore: occorre un cambiamento culturale, dove cultura significa conoscenza e solidarietà. Diverse sono le iniziative messe in atto per implementare la cultura in materia e per facilitare l’acquisizione delle informazioni necessarie nei delicatissimi momenti in cui si decide un prelievo.

Già con il decreto Mille-proroghe, nel 2010, è stata introdotta la possibilità di raccogliere la dichiarazione di volontà sulla donazione (da vivente): il cittadino può recarsi all’ufficio anagrafe per rinnovare la carta d’identità e manifestare ufficialmente il suo consenso, come accade nei comuni di Cesena, Perugia e Terni e in gran parte della regione Umbria.

In Campania la situazione è alquanto particolare: mentre a livello nazionale il fenomeno dell’opposizione è calato dal 29% al 26%, in Campania il trend è inverso e costantemente in aumento. Nei soli ultimi due anni i familiari dei potenziali donatori che hanno risposto "no" al prelievo sono passati dal 41% al 43%. Cifre da capogiro che mettono in crisi tutto il sistema con conseguenze gravi per la salute dei pazienti e per le casse del Sistema sanitario.

Molti sono i limiti dati dalla cultura locale e dalle credenze religiose, ma il punto di debolezza maggiore è - e resta - la scarsa informazione.

Molti infatti non sono a conoscenza del fatto che ognuno di noi, senza limite di età, può donare quasi il 100% del proprio corpo (fatta eccezione per l’encefalo e per le gonadi), ad altri risulta sconosciuto il concetto di morte celebrale, e a non pochi permane il dilemma di far coincidere il concetto di morte encefalica con un cuore che batte ancora.

Ma solo pochi eletti sanno che a cuore fermo e nelle dodici ore dal decesso possono essere prelevate le cornee, che l’occhio non sarà deturpato e che i 130 pazienti in lista d’attesa al centro trapianti cornee dell’ospedale napoletano potrebbero vedere i colori o la luce in tempi brevi.

L’ASL Napoli 1 centro, nella persona del Direttore generale Dr. Ernesto Esposito, coadiuvato dal Direttore del Dipartimento Assistenza Ospedaliera, Dr. Rosario Lanzetta e dal Coordinatore Aziendale dell’Area Trapianti dott.ssa Elena Giancotti, hanno intrapreso una campagna istituzionale che si svolge fra i cittadini e per i cittadini. Comunicare alla gente, lavorare per l’informazione tra i distretti sanitari della città, vivere il procurament all’interno delle rianimazioni, vuol dire abbattere le barriere comunicative che troppo spesso si sono frapposte tra le parti. Partire dal territorio per andare verso gli ospedali, uscire dagli ospedali per andare nel territorio. Ecco allora che diversi sono stati gli incontri con i cittadini, non ultimo l’intervento dell’ASL nella manifestazione America’s Cup che in questi giorni si è svolta nel capoluogo partenopeo.

Medici, tecnici, volontari, ma anche giovani imprenditori napoletani, come l’agenzia di comunicazione EVE eventi e comunicazione di Franz Boccalatte, hanno messo a disposizione le loro prestazioni e hanno trascorso un’intera giornata tra le persone per diffondere un unico messaggio: a tutti i cittadini è offerta la possibilità (non l’obbligo) di dichiarare la propria volontà in materia di donazione di organi e tessuti dopo la morte, attraverso o la registrazione della propria volontà presso la propria Asl di appartenenza (in alternativa al proprio medico di famiglia) o attraverso un apposito modulo messo a disposizione dal Ministero della Salute.

È giusto inoltre ricordare che nel nostro ordinamento, in base al dLgs 91 del 1999, non trova attivazione il concetto di “silenzio assenso” e pertanto se il cittadino non ha espresso esplicitamente il proprio consenso alla donazione, i familiari all’unanimità possono opporsi.

In poco più di 6 ore, il team della dott.ssa Giancotti, direzione ASL Napoli 1 centro, è riuscito a raccogliere oltre 130 adesioni. E allora pensate cosa si potrebbe fare con il passaparola di ognuno di noi.


Leggi l'articolo completo e i commenti