Domani, o tra pochi mesi al massimo, quando tutto sarà finito chissà che la Lega...

par Daniel di Schuler
martedì 2 novembre 2010

Spero che si possa trovare un modo per non mandare in carcere Silvio Berlusconi.

È una considerazione che m’è venuta, qualche giorno fa, leggendo, sotto agli articoli di giornale che infomano sul "caso Ruby", i commenti a difesa del proprio beniamino di tanti italiani: per loro, pure con tutti i suoi difetti, Berlusconi è una bandiera, e le bandiere, salvo che si pensi davvero che rappresentino il male assoluto, non si disonorano mai.

Spero, soprattutto, che l’anti-berlusconismo sappia fermarsi con la fine, che credo sia ormai prossima, del berlusconismo stesso.

I berlusconiani sono italiani come noi, spesso nostri parenti e amici, e non si può sperare di ricostruire la nostra democrazia trattandoli poi, quando saranno diventati minoranza nel paese, da nemici; aiutarli a rendersi conto delle debolezze del loro idolo servirà a temperarne gli ardori, ma insistere nel fare di Berlusconi uno zimbello, una volta che questi avrà abbandonato la politica, lo trasformerebbe in un martire.

Gli ululati da lupi che stiamo lanciando ora, con lui al potere, si trasformerebbero ben presto in latrati di cani, se non in risa di iene, se continuassimo con questi toni una volta che, in disgrazia, l’uomo Berlusconi avrà abbandonato la politica.

È arrivato il momento, quasi, di pensare a come ricucire le ferite che ci lascerà questa stagione della nostra storia facendo il minor male possibile al paziente: alla fine, a noi stessi.

Le reazioni dei leghisti, quelle lette sui blog come quelle dei pochi che conosco personalmente, mi confermano che molti di loro sono completamente diversi dai berlusconiani.

A una buona parte della base leghista – dovevano essercene molti che votano Lega tra quelli che, per esempio, contestavano Dell’Utri a Como dandogli del mafioso – l’alleanza con i berlusconiani è sempre stata scomoda; un prezzo da pagare alle pulsioni identitarie che identificano nel feticcio, peraltro spesso assai male inteso, del federalismo fiscale.

I leghisti rappresentano la maggioranza relativa degli elettori in vaste zone del nord; aiutare a fare della Lega un partito normale, depurato della feccia che ha accumulato in questi anni, è l’altra sfida che ci lascia il berlusconismo ed è l’unico modo per difendere l’unità del paese, il vero bene supremo lasciatoci dai nostri padri, restando strettamente dentro i vincoli della democrazia.

Una cosa in più: credo che Bossi sia il padrone assoluto del suo partito ma credo anche che la Lega vada oltre Bossi; i leghisti hanno degli ideali che vanno oltre la fedeltà al capo.

Molti elettori del PdL, dopo che Berlusconi sarà uscito dalla politica, cambieranno partito, pur conservando il ricordo della propria identità, ma i leghisti, per la maggior parte, rimarrebbero tali, anche se Bossi dovesse non esserci più.

La Lega ha un futuro, insomma, e vale la pena di correre il rischio di lasciarle uno spiraglio aperto, se accetta pienamente e senza riserve l’unità del paese ed espelle gli elementi intolleranti, razzisti e, nel caso di Borghezio e dei suoi accoliti, apertamente neo-nazisti.

Compito nostro, degli italiani democratici, è di aiutare la Lega nella sua auspicabile, e spero possibile, trasformazione in una CSU – il partito democristiano bavarese – in salsa prima tricolore che padana.

Non credo sia troppo presto per fare questi ragionamenti; vanno fatti adesso, prima che tutto accada, perché accadrà molto in fretta e, se la storia c’insegna qualcosa, saranno proprio certi berlusconiani di oggi ad essere i più feroci nemici dei propri ex compagni.

Dopo 150 anni di unità, e dopo novant’anni dall’ultima volta in cui lo siamo stati, dobbiamo tornare a sentirci, prima che a essere, una comunità nazionale: nella politica di domani dobbiamo, finalmente, tornare ad avere solo avversari.

Aver spaccato il paese, cercando di riportare indietro le lancette della storia, è forse la più grave colpa di Berlusconi il politico; lasciamola a lui.


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