Domande e risposte su giustizia e mafie

par Damiano Mazzotti
venerdì 15 luglio 2011

“La giustizia è una cosa seria” è un libro intervista sulla criminalità organizzata (Mondadori, 2011).

Il noto magistrato Nicola Gratteri viene intervistato da Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali e uno dei massimi esperti di ‘ndrangheta. Il libro dà vita a una brillante conversazione che esamina i grandi problemi operativi e legislativi affrontati dai magistrati. Nicaso è autore di una ventina di libri, tra cui uno pensato per i ragazzi.

L’esposizione è schietta e spigliata. Ci sono molte informazioni significative come queste: “In Italia l’autoriciclaggio non è punito e un boss indagato per narcotraffico e associazione mafiosa può, in prima persona, riciclare i soldi guadagnati in modo illecito”; “solo il 5 per cento dei beni sequestrati viene poi confiscato”; spesso i beni messi all’asta vengono riacquistati dai prestanome dei mafiosi; in Europa l’Italia è l’unica a riconoscere il reato di associazione mafiosa; le famiglie criminali italiane (camorra, sacra corona, ecc.) sono le mafie più potenti, “seguite dalle triadi cinesi, dalla yakuza giapponese, dai vory v zakone russi e dai cartelli sudamericani” (p. 111).

Gli studi del Global Agenda Council on Illicit Trade assegnano circa 112 miliardi di dollari alle mafie italiane. Il presidente di questa organizzazione è l’italiano Sandro Calvani, che dirige anche il Centro di Ricerca della Nazioni Unite sul Crimine.

D’altra parte in Italia gli affari non riguardano solo armi, droga, estorsioni e rifiuti. “Mafia e politica sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo. Il terreno su cui possono accordarsi è la spartizione del denaro pubblico, il profitto illegale sui lavori pubblici” (Paolo Borsellino, giudice). Perfino il mondo della sanità è inquinato.

Comunque come riaffermato da Gratteri, “un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente all’erta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo” (Giuseppe Fava).

Il segreto è sempre “il più forte scudo della tirannia” (Cesare Beccaria) e se non si smuovono di continuo le coscienze, presto si avvererà, almeno in parte, una funesta “battuta” fatta dai carabinieri di Monza: “Tutto il mondo è diviso in Calabria e ciò che lo diventerà”. Per fortuna la diffusione dell’informazione via web può ridurre gran parte del controllo dirigistico e più o meno mafioso dei voti (l’elezione di De Magistris a Napoli ne è la dimostrazione). 

In conclusione anche in questo caso emerge un’Italia fatta a macchia di leopardo e “nella realtà, vale per il nostro sistema giudiziario buona parte di ciò che vale per il nostro sistema sanitario e probabilmente per molto altro. Fra casi tragici di grossolana malasanità e di allucinante malagiustizia… di processi che si trascinano per ere geologiche senza mai una conclusione o di crimini spaventosi ancora senza responsabili dopo una generazione… la macchina della giustizia in Italia, funziona sorprendentemente meglio di quanto non voglia farci credere chi vorrebbe demolirla” (Vittorio Zucconi, prefazione).

Infine segnalo il mensile Narcomafie, l’associazione libera e un piccolo centro studi che è riuscito a far approvare una buona legge antimafia: Centro studi Lazzati.


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