Direzione Pd, Renzi il "rivendicatore"

par Camillo Pignata
martedì 5 aprile 2016

Nell'ultima direzione del PD, che ostinatamente continua a chiamarsi "di sinistra", Renzi rivendica lo sblocco degli investimenti della Total e dell’Eni.

Rivendica i contatti con le multinazionali, perché queste danno lavoro, ed essere di sinistra, significa costruire le condizioni per creare lavoro.

E retoricamente proclama: "Siamo governo che sblocca le opere, se è reato io l'ho commesso"

Ma Renzi è di destra, nel cuore e nell’anima, e così dimentica di dire, che il problema non è sbloccare investimenti, ma come si sbloccano, e quali investimenti si sbloccano.

Se sono investimenti inquinanti, allora sbloccarli e calpesta e offende i morti prodotti da quell’inquinamento.

Se poi gli investimenti vengono sbloccati per favorire gli interessi privati del compagno di un ministro, è certamente cosa inconcepibile in un paese civile.

Ma ormai questo potere che ci domina e ci schiavizza, ci sta abituando a tutto, anche alle cose più nefande, anche al tentativo di un governo di rivendicare un'azione politica dannosa, come benefica per il popolo, e comunque di tagliarsi fuori da tutto questo marciume.

Ma il governo non può tagliarsi fuori, giacchè é inverosimile sostenere che l'esescutivo fosse all’oscuro delle indagini giudiziarie, per disastro ambientale, da tempo avviate su quelle opere, degli interessi privati di un suo ministro, e di qualche suo familiare, nel campo energetico.

Certo sono opere che danno lavoro, ma a quale prezzo?

Se è un lavoro che procura mort, danneggia l'agricoltura, il turismo di una regione, vale la pena incentivare questo lavoro, oppure conviene incentivarne altri lavori, in altri settori, dove è ancora possibile il rispetto dei diritti dei cittadini.

Ma il governo tace ed ignora, e cancella i controlli regionali, mentre un suo ministro, come era prevedibile, prepara un emendamento che favorisce nel contempo gli interessi di un'azienda privata e del fidanzato.

Se ciò e vero, quello che rivendica, Renzi è l'inquinamento con i suoi effetti economici e sanitari, le omissioni, le ignoranze, del suo governo, i controlli sottratti alle regioni e tutto ciò che ruota intorno a questo investimenti, che non odora di bucato.

Rivendica il merito di non ostacolare la magistratura, ma dimentica che non di merito si tratta, ma di dovere.

Accusa la magistratura di lentezza, di fare processi lunghi, ma dimentica che questa accusa, legittima per un cittadino, non lo è per il capo di un governo che ha il potere, con apposite norme, di sveltire i processi e comunque di mettere i magistrati nelle condizioni di arrivare a sentenza con rapidità.

Rivendica di non puntare alla prescrizione, ma dimentica di non aver fatto nulla, per renderla inoperante.

E mentre succedono queste cose, nessuno s'indigna e protesta: giornalisti, intellettuali, istituzioni, anche le più alte.

 


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