Dio ci scampi dalla Giornata della Memoria

par Fabio Della Pergola
mercoledì 29 gennaio 2014

L’Olocausto questo sconosciuto. Ignorato, distorto, sminuito...

Così titolava ieri La Stampa per dire di come lo sterminio nazista sia “trattato” nei libri di testo di molti paesi. Ignorare, distorcere, sminuire. Non è forse quello che accade ogni 27 gennaio, se appena si dà un'occhiata dietro alla ritualità delle funzioni pubbliche e ufficiali?

Non è per fare una polemica, ma della Giornata della Memoria forse si potrebbe davvero fare a meno, raccogliendo l’invito provocatorio di Elena Loewenthal

Oppure, come vorrebbero in molti, se ne potrebbe fare una generica commemorazione in cui raccogliere e commemorare tutti gli orrori che l’umanità ha saputo collezionare nel corso della sua esistenza. Mettendo insieme tutte, ma proprio tutte, le vittime di ogni epoca e di ogni popolo, di ogni guerra e di ogni pace (che pace davvero non è mai stata o vogliamo dimenticare che in ogni periodo “pacifico” ci sono stati - ogni santo giorno - un tot di morti sul lavoro, di donne violentate e uccise o di bambini adescati o di migranti affogati nel mare o nella sabbia dei deserti?).

E se mettiamo insieme tutte le vittime, come non ricordare i bombardamenti inglesi su Dresda? Non c’erano bambini forse a Dresda? O a Nagasaki? Non c’erano innocenti nelle città italiane colpite dalle bombe alleate? Ce n’erano tanti quanti a Guernìca o a Stalingrado. Solo che, in larga misura, gli abitanti di Dresda o di Roma o di Hiroshima avevano osannato il loro Duce e il loro Fuhrer o il loro Imperatore. È sufficiente questo per non considerarle vittime innocenti, ma solo gente che se l’è cercata? E come la mettiamo con i bambini tedeschi, italiani o giapponesi?

E forse che i regimi del socialismo reale sono stati più teneri di quelli neri verso gli oppositori interni o le minoranze etniche? Vogliamo dimenticarci i gulag? Oppure le operazioni di “ripristino dell’ordine” in Ungheria, Cecoslovacchia, Cecenia? E che dire del Tibet? E come definire i khmer rossi?

E possiamo forse scordarci del colonialismo o delle violenze delle democrazie occidentali in Vietnam o in Iraq, della Francia, patria dei diritti civili, in Algeria o dell’antica democrazia parlamentare inglese nell’Ulster? Ma come dimenticare i Tutsi e gli Hutu? E che dire delle immani stragi che il mondo islamico ha perpetuato attraverso le sue dittature, le sue teocrazie, i suoi Re? A cominciare dai berberi nell'VIII secolo per arrivare alla Siria di questi anni. E forse che le dittature sudamericane ci sono andate leggere? O c'è andato leggero il cristianesimo nella sua storia millenaria?

Allora, ecumenicamente, si trasformi la Giornata della Memoria in Universale Giornata del Dolore e la si smetta con l’ipocrisia. E si perda così, una volta per tutte, la possibilità e la capacità di distinguere ed anche di capire la particolare storia dello sterminio nazista.

Perché se tutte le vittime sono vittime non c’è alcuna differenza tra un ebreo e un rom, un israeliano e un palestinese, un tedesco, un giapponese, un italiano o un russo. E così via enumerando. Esiste solo un’umanità colpita. Ben rappresentata simbolicamente, perché no?, dal Cristo sofferente. Vuoi mettere lo strazio che si legge nel volto dipinto da Antonello da Messina?

Così la Giornata della Memoria appare una anomalia fin dalla sua istituzione con una legge dello Stato (la 211 del 2000) che prevede di ricordare gli ebrei vittime del nazismo e delle leggi razziali italiane e, un po’ incongruamente, i deportati italiani nei campi di concentramento; ma non - ancora più incongruamente - le altre vittime dello sterminio nazista come i rom, gli omosessuali, i testimoni di Geova, i minorati fisici e mentali, gli oppositori politici, i prigionieri di guerra.

Succede così che a eliminare la particolarità della commemorazione ci pensano i volonterosi equilibratori del Ricordo. Che puntualmente, proprio in questa giornata (come se gli altri 364 giorni non bastassero), scrivono di “memoria corta” non solo per "aggiungere" sensatamente le altre vittime del nazismo (ma non si potrebbe chiedere una integrazione alla legge per evitare in futuro l'accusa agli ebrei di essersi impossessati della totalità del ricordo?), quanto per ricordare ad esempio le vittime palestinesi dell’operazione Piombo Fuso (ma non i bambini ebrei sgozzati nel sonno nella colonia di Itamar, ad esempio) come fa un certo Docimo su l’Unità di ieri andando a rappresentare ottimamente come si fa a “distorcere” il senso della giornata dedicata alla Shoah (e che pensare dell'Unità che glielo pubblica?). Ma se lo scrivo non salterà su qualcuno ad accusarmi di "propaganda sionista"?

E non coglie forse l’occasione il leghista Salvini che detta a La Padania “Io voglio ricordare tutte le vittime, di tutti i regimi, rossi e neri”; vogliamo forse dargli torto?

Era facile prevederlo: “Non mancheranno coloro che faranno la lista degli stermini ignorati, le classifiche del dolore, ricorderanno le guerre dimenticate nel mondo e le decine di barbarie che l’umanità non si fa mai mancare. Non per ricordarle veramente, altrimenti lo farebbero trecentosessantacinque giorni all’anno: ma per scagliarle come un’arma contro gli ebrei”.

Come stupirsi se poi qualcuno pretende di ricordare anche i giovani fedeli al giuramento che non hanno voluto “tradire” e si sono arruolati nelle Brigate Nere a sprezzo del pericolo e della vita? Da giornata dedicata al ricordo dell’Olocausto al suo contrario, il passo è breve. Anche da qui trae linfa il negazionismo, chissà se Docimo il rosso e Salvini il padano se ne rendono conto (ma forse è proprio quello che vogliono).

O, peggio ancora, come stupirsi se in realtà “siamo tutti nazisti” non appena ce ne venga data l’occasione come dimostra Odifreddi - più che altro per togliersi qualche sassolino dalla scarpa - e chi mai oserà smentire uno che ha calcolato con precisione matematica che tra israeliani e nazisti i primi sono pure peggio?! (...altra risibile dimostrazione "scientifica").

A nulla vale ricordare che non è obbligatorio diventare nazisti, perché ci fu chi seppe dire di no: danesi e bulgari hanno difeso, protetto e salvato i “loro” ebrei opponendosi apertamente ai diktat nazisti (ma se ne sa poco perché un comportamento così semplicemente umano metterebbe in luce per contrasto il comportamento profondamente disumano di tutti quelli che non seppero e vollero dire di no, Italia e Vaticano in primis; quindi meglio sottacere se non ignorare).

E con questo il discorso si chiude. Tutti siamo vittime così come tutti siamo carnefici (almeno in via potenziale).

In conclusione meglio affossare una volta per tutte la Giornata della Memoria che non sarebbe altro che un gigantesco teatrino alimentato ad arte dalla propaganda ebraica per i suoi reconditi e senz’ombra di dubbio “sporchi” fini. Che si sta ritorcendo sempre più nettamente verso le vittime stesse, le maggiori vittime, di quello stesso sterminio che si vuole ricordare.

O la memoria è “lunga” e onnicomprensiva o non deve essere.

Ignorare, distorcere, sminuire.

 

Foto: Alquiler/Flickr


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