Dio, Gesù e Religione
par Damiano Mazzotti
martedì 7 aprile 2009
La vita di Gesù che è arrivata fino a noi parla di un Cristo già trentenne, accenna appena alla sua infanzia e non parla di quello che ha fatto dai quattordici ai trent’anni.
Non è ben chiaro il motivo di questo buco nero, ma alcuni studiosi affermano che ci sono tracce di molti anni passati da Gesù in Oriente ad approfondire la sua conoscenza degli uomini. Non sono da escludere molti contatti con la cultura indiana e quella cinese che sono ben più antiche di quella greca. E il suo concetto di non violenza potrebbe ricalcare quello espresso da molti testi indiani e buddisti. Anche se in realtà Gesù si è invece “circondato” di 12 uomini, anche armati di spada, perché era un uomo di mondo e sapeva che c’erano briganti che potevano assalirlo e impedirgli di compiere la sua missione. In effetti porgere l’altra guancia potrebbe anche essere un buon modo per capire le vere intenzioni dell’interlocutore o dell’antagonista (un po’ come quando lasci dei soldi in più di resto per capire se la persona che hai di fronte è una persona onesta). Comunque forse la chiesa cattolica romana vuole censurare un apporto che fa parte non solo della cultura cristiana, ma che appartiene a tutta l’umanità. Gesù stesso disse “State in guardia dagli scribi e dai farisei (la classe dirigente religiosa e non) che si fanno chiamare dottori e maestri, che si siedono ai primi posti, derubano i poveri e gli indifesi e poi fanno finta di pregare a lungo. Guai a voi ipocriti che state attenti a pagare il tributo al Tempio per ogni minima cosa e poi trasgredite i punti più importanti delle Legge: la giustizia, la compassione, la buona fede”. Inoltre, che Dio esista o no, il dato incontrovertibile è che il mondo è regolato dal caso (Dio avrebbe potuto creare un mondo pacifico popolato da animali e uomini vegetariani). E quale idea migliore poteva trovare un Essere veramente imparziale? Infatti la fede non può essere collegata a dei vantaggi personali come molti poveri di spirito possono pensare: “Siate dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste, il quale fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Gesù, in Matteo 5, 45;48).
Sta quindi alle persone e alla nostra libertà, la decisione di come regolare i rapporti tra gli uomini, perché il giudizio di Dio è riservato solo per l’aldilà. Purtroppo invece molte personaggi di potere approfittano della parola sacra per affermare i loro sporchi piani. E questa purtroppo è la storia delle scritture religiose che non sono sempre la parola di Dio, ma sono spesso solo la cattiva trascrizione, traduzione e interpretazione data dai vari potenti di turno. Ad esempio il vero problema della Bibbia è questo: è stata scritta e trascritta dai discendenti di Caino e non dai discendenti di Abele: gran parte della Bibbia è la storia degli ebrei scritta dai discendenti ladri e assassini di uno sporco assassino. Quasi tutte le società umane sono state fondate sulla violenza familiare e sui genocidi delle popolazioni confinanti (pensiamo a Romolo e Remo, alle guerre indiane e cinesi) e ai vincitori e ai loro servi o alleati nessuno va a chiedere se hanno detto tutta la verità oppure no (nella Bibbia Dio autorizza un sacco di genocidi di donne e bambini). Tutte le maggiori scritture sacre sono il risultato di una teologia opportunista, violenta e patriarcale che ha trasmesso un odio culturale inconscio verso gli altri e i diversi, perché ogni guerra procurava dei vantaggi personali a molti uomini potenti (si allargava il territorio all’esterno e si allontanavano o si eliminavano dei nemici interni). Ed è per questo che ancora oggi si lascia mano libera a quasi tutti i delinquenti recidivi. I peggiori delinquenti sono salvati dai farabutti più scaltri e intelligenti: chi ruba accumula soldi molto più facilmente di chi lavora onestamente e può pagarsi gli avvocati migliori. E può mandare avvocati anche in Parlamento a rifare delle leggi più vantaggiose per evitare il carcere e le punizioni (e permettere molti crimini di guerra legalizzati).
Del resto “Affermare che l’opera buona compiuta da un infedele non può piacere a Dio, oppure che chi non aderisce a un solo articolo di fede non ha affatto la fede, equivale a proporre un’idolatria sociale della chiesa, poiché di fatto la fede nella Chiesa prevale su quella nel Cristo (Giancarlo Gaeta, Le cose come sono. Etica, politica, religione, www.librischeiwiller.it, 2008, p. 46). In sostanza “è come se con il tempo si fosse finito per considerare non più Gesù, ma la chiesa come Dio incarnato quaggiù” (Simone Weil, Lettera a un religioso, Milano, Adelphi, 1996).
In realtà in quasi tutte le religioni sono poche le regole necessarie per una buona convivenza umana e Gesù ha probabilmente sintetizzato tutto il sapere accumulato nei suoi viaggi in queste memorabili frasi poetiche: “Tu amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua e con tutto il tuo intelletto. Questo è il primo comandamento. Il secondo, poi, è simile a questo: amerai il tuo prossimo come te stesso” (Matteo, 22, 36-40).
Il cattolicesimo moderno, e non solo esso, ha fallito il proprio compito nella misura in cui lo ha interpretato in termini quasi esclusivamente polemici e dunque di conservazione del proprio potere ideologico e sociale (Gaeta, p. 257). Contro tutte le intenzioni del Concilio Vaticano II, il sistema medievale romano è stato restaurato grazie a una politica personale dottrinale astuta e “spietata: i vescovi sono stati uniformati, i padri spirituali sovraccaricati, i teologi dotati di museruola, i laici privati di diritti, le donne discriminate (e fu il genere femminile ha testimoniare della morte e della resurrezione di Cristo), le iniziative popolari dei sinodi nazionali e delle chiese ignorati” (Gaeta, p. 342). Come ci ha fatto notare Paolo “Cristo è la fine della Legge (quella ebraica di Caino), affinché ciascuno sia reso giusto” (Romani, 10, 4). La nuova legge è la legge dell’amore per la libertà. E sta giungendo il tempo in cui i motivi di separazione religiosa tra gli uomini saranno cancellati perché i veri adoratori adoreranno Dio soltanto in spirito e verità, e allora nessun luogo sarà più adatto di un altro per adorarlo. Dio può essere dentro ciascuno di noi (Gesù che parla alla samaritana).
Adesso siamo all’inizio di un nuovo millennio e occorre quindi formare dei veri uomini religiosi con un pensiero pacificatore, in grado di diventare i meritevoli padri di giovani religioni, artefici di un nuovo futuro dove tutti i figli del mondo si sentono fratello o sorella di ogni altro figlio del mondo.
P.S. L’apostolo Marco ha dato alla predicazione evangelica una forma narrativa, creando un modello teologico e letterario imitato, ciascuno a modo suo, da Matteo, Luca e Giovanni (Giancarlo Gaeta, studioso del cristianesimo, p. 196). Per quanto riguarda il concetto di perdono, probabilmente, la sentenza (o battuta) di Gesù sul perdonare settanta volte sette, era riferita a tutte le volte che ogni persona nel corso della vita avrebbe dovuto perdonare gli atti di tutte le persone che aveva incontrato. Perdonare settanta volte sette la stessa persona per gli stessi atti non avrebbe alcun senso poiché significherebbe che quella persona non si è pentita e quindi non meriterebbe il perdono.