Diminuti i dipendenti pubblici. Ma non è detto che sia aumentata la loro efficienza

par Paolo Borrello
venerdì 31 dicembre 2010

Calano i dipendenti pubblici italiani per effetto soprattutto dei tagli al personale della scuola. Ma guadagnano un po’ di più, almeno in linea con l'inflazione. Si tratta per oltre la metà di donne e sono concentrati soprattutto in Lombardia e Lazio. Sono i dati principali del Conto economico annuale (aggiornato al 2009) fornito dalla Ragioneria Generale dello Stato dai quali emerge un quadro abbastanza stabile tra il 2007 e il 2009 del pubblico impiego. Cioè senza variazioni eclatanti. Ma si evidenzia anche una tendenza ad una progressiva contrazione.

Per quanto riguarda il numero degli occupati la Ragioneria dello Stato segnala che nel 2009 ha subìto una riduzione rispetto all'anno precedente di circa 64.000 unità (-1,89%) determinata principalmente dalla contrazione del personale docente e non docente del comparto scuola per 55.000 unità, di cui 26.600 a tempo determinato annuale e non annuale. La contrazione del solo personale a tempo indeterminato nella Scuola (-3,6%, corrispondente a -28.400 unità) è la principale determinante della riduzione registrata in tutto il pubblico impiego. Nel corso del 2009, - spiega ancora la Ragioneria - inoltre, si è fatto un minor ricorso al personale a tempo determinato (-12%, pari a -26.700 unità).

Il livello assoluto di tale personale (195.150 unità) è fra i più bassi registrati nel decennio. La rilevante riduzione di personale registrata al 31/12/2009 è conseguente al processo di razionalizzazione previsto per il triennio 2009-2011 in applicazione delle misure della legge 133/2008 (il decreto Sviluppo del Governo). Si è passati così complessivamente da 3.366.376 unità nel 2007 a 3.375.440 nel 2008 per scendere a quota 3.311.582 nel 2009. Aumenta intanto la presenza femminile e la sua incidenza sul totale a tempo indeterminato: 1.840.440 unità nel 2007 (54,7%); 1.859.951 unità nel 2008 (55,1%) e 1.827.271 unità nel 2009 (55,2%).

La variazione in aumento della presenza femminile è determinata soprattutto dai comparti Sanità, Regioni ed Autonomie locali, ma anche Enti di ricerca, Magistratura e Corpi di Polizia. Nella Scuola, nelle Università e nei Ministeri si registra una riduzione della presenza femminile solo in termini assoluti mentre, a seguito della contrazione complessiva dell’occupazione, in termini relativi l'incidenza della componente femminile è comunque di segno positivo. Per quanto riguarda la distribuzione geografica, la maggior parte dei dipendenti pubblici con contratto a tempo indeterminato è presente al Nord (34,7%); al Centro (31,8%), Sud e Isole (33,3%) ed Estero 0,2%. La regione più affollata di dipendenti pubblici è la Lombardia (12,57%) seguita dal Lazio (12,08%). Infine il costo: nel 2007 sono stati spesi 156,1 miliardi di euro (di questi circa 2 miliardi per arretrati); si sale poi nel 2008 a 166,6 miliardi (+6,7%) di cui per arretrati circa 6 miliardi; fino ad arrivare a 168,1 miliardi nel 2009 (+0,9%) di cui per arretrati circa 2,7 miliardi.

Al netto degli importi corrisposti per arretrati relativi ad anni precedenti, le variazioni annue sono: +4,3% per il 2008 e +2,9% per il 2009. Per l'intero pubblico impiego le retribuzioni medie pro capite (al netto degli arretrati) assumono i seguenti valori: 31.660 euro nel 2007; 33.423 euro nel 2008 e 34.497 euro nel 2009. I dati della Ragioneria Generale dello Stato sono senza dubbio interessanti ma non è facile valutarli. Soprattutto è difficile verificare se la riduzione è avvenuta dove effettivamente vi era un eccesso di dipendenti.

Il fatto stesso che la riduzione del numero dei dipendenti pubblici sembra essere determinata soprattutto dalla diminuzione del personale della scuola, pur essendo ben noto che il numero degli insegnati per alunno in Italia è più elevato rispetto a diversi altri paesi, non necessariamente induce a concludere che sono stati “eliminati” dipendenti in esubero, “scarsamente produttivi”. Occorrerebbe conoscere più approfonditamente in quali comparti del settore scolastico vi è stata la riduzione del personale e in quali aree territoriali, ad esempio. Peraltro è prevedibile che il personale della scuola, al termine del 2010, risulti essere ulteriormente ridotto, essendo il 2010 il primo anno della “riforma” Gelmini per le scuole medie superiori, che anch’essa ha prodotto una riduzione del personale in seguito ad una diminuzione delle ore di insegnamento. Quanto avvenuto nel 2010 nelle scuole medie superiori dimostra che una riduzione del personale non necessariamente comporta un miglioramento dell’efficienza di un determinato settore della pubblica amministrazione.


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