Digitale terrestre: una vecchia tecnologia, svenduta per innovazione

par Emilia Urso Anfuso
giovedì 28 maggio 2009

Entro il 2010, l’Italia cesserà di ricevere la trasmissione televisiva analogica a beneficio del tanto decantato, digitale terrestre. La Sardegna è stata la prima Regione ad effettuare il passaggio. Ora pian piano, toccherà a tappeto al resto del Paese.

Entro il 2010, l’Italia cesserà di ricevere la trasmissione televisiva analogica a beneficio del tanto decantato, digitale terrestre. La Sardegna è stata la prima Regione ad effettuare il passaggio. Ora pian piano, toccherà a tappeto al resto del Paese.

Proclamato come innovazione assoluta attraverso le presentazioni televisive, in realtà questo sistema di trasmissione non è esattamente una novità. Negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna, le prime sperimentazioni di questo sistema sono relative addirittura ai primi anni ’70. E già verso la fine degli anni ’90, a parte America ed Inghilterra, paesi come la Finlandia, la Svezia e la Svizzera hanno effettuato il passaggio globale a questa tecnologia. Via via, la maggior parte delle nazioni si sono adeguate. Attualmente, l’omologazione al digitale terrestre interessa, a parte l’Italia, la Francia, la Norvegia, il Sudafrica, Taiwan, l’Estonia, la Croazia ed il Belgio, ultime nazioni che hanno scelto di passare a questa tecnologia, che consentirà di ottenere un segnale video migliore rispetto a quello analogico oltre alla possibilità futura, che l’utente possa interagire con le trasmissioni video direttamente, attraverso l’uso di un particolare telecomando.

Sfatiamo quindi il fatto, che il digitale terrestre sia una innovazione dei nostri giorni, così come viene propagandato da che se ne parla. E vediamo quali saranno i reali benefici e gli effetti negativi per i telespettatori. Innanzitutto, sarà necessario l’adeguamento tecnico, che potrà essere effettuato o acquistando un decoder da collegare all’apparato televisivo posseduto o altrimenti, decidendo per l’acquisto di un modello che integri in se lo stesso decoder. In ambo i casi, si dovrà presupporre una spesa economica da aggiungere al bilancio familiare, che inciderà comunque in un periodo di palesata crisi economica. Il costo del solo decoder televisivo, è di cento euro.


A spese si aggiungono quindi nuove spese, in un periodo storico ove milioni di famiglie stentano addirittura a giungere alla fine del mese. E si pensi anche alla difficoltà che molti anziani si troveranno a vivere, con la poca dimestichezza all’utilizzo di nuove performanti tecnologie: forse non gli basterà la vita che avanza, ad impararne l’utilizzo. Altro punto su cui riflettere: attualmente si rileva una notevole difficoltà ad acquistare televisori di ultima generazione in quanto nei negozi dedicati sono realmente pochissimi i modelli che integrano in se il decoder: solamente la Samsung e Panasonic infatti, sono ora presenti sul mercato, a prezzi non esattamente popolari. Sembra quindi, che si stia dirigendo la popolazione verso l’acquisto del decoder piuttosto che del televisore adeguato, e verrebbe da pensare che si possa voler sviluppare il mercato dei decoder a danno delle case produttrici di apparecchi televisivi. Incentivi statali?

Ci saranno, ma qui sorgono le prime difficoltà. Sembra infatti, che i fondi destinati al digitale terrestre previsti nella legge Finanziaria 2009, siano stati dimezzati e portati a 30 milioni di euro (rispetto ai 60 milioni stanziati a suo tempo dall’esecutivo Prodi), così da ledere in maniera pesante la misura del contributo statale con il quale supportare gli acquisti del decoder o delle Tv predisposte da parte dei cittadini meno abbienti, che dovranno comunque, per accedere a tali agevolazioni, dimostrare di percepire un reddito annuo non superiore ai 15.000 euro.

Ed inoltre, pur rientrando nella casistica di chi può accedere a tale agevolazione, si aggiunga il fatto che è necessario – come immaginabile – essere in regola con il pagamento del canone RAI, che incide di oltre cento euro l’anno sulle tasche degli stessi contribuenti indigenti. Insomma sembra, questa, un’azione che più che essere innovativa, calerà sulle spalle martoriate di chi vive una condizione di disagio economico e che si vedrà oscurare la possibilità di usufruire di un servizio che rientra ormai a pieno titolo, nella quotidianità di tutti.

Ma lo sviluppo deve andare avanti, e poco importa se milioni di persone si vedranno oscurare le trasmissioni preferite per il “semplice” fatto che, a sviluppo tecnologico sempre meno corrisponde sviluppo economico del piccolo contribuente. Intanto, molte aziende che operano nel campo elettronico sono pronte a sciorinare sul mercato i tanti modelli predisposti a decodificare il segnale del digitale terrestre. Un affare di rilevanza economica di una notevole proporzione, che metterà anch’essa sul piatto della bilancia una volta di più, l’enorme discrepanza economica che si sta vivendo fra le classi sociali italiane.


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