Difendere internet, odiata dai governi. Anche dal nostro

par maurizio carena
giovedì 26 marzo 2009

La recente notizia che il governo Cinese ha reso completamente inaccessibile alla sua popolazione la piattaforma video più popolare del web, You Tube, (Ansa, 24, marzo 2009), merita qualche breve considerazione.

Da sempre e dovunque il potere teme i sudditi, che si chiamino schiavi o cittadini poco cambia.

Il recente rapporto sulla libertà di espressione di Reporters sans frontieres (www.rsf.org), mostra come nell’anno appena trascorso, a livello globale, chi si occupa di informazione lo fa a suo rischio e pericolo.

Pericolo di essere ammazzato o imprigionato, nei regimi dove il controllo della popolazione è più grossolano, come la Corea del Nord o la Russia.
 
Pericolo di essere querelato, condannato a multe e/o galera, censurato, rimosso dall’inchiesta, nei regimi dove il controllo della popolazione è più raffinato.
Come l’ Italia.
 
L’Italia, caso unico al mondo in cui l’uomo più ricco del Paese ha in pugno anche il governo e il sistema dei media mainstream, non ha nulla di diverso dalla Cina. Semmai è peggio. Sottilmente peggio.
 
Il fatto è che tutte le agenzie e a ruota i mainstream, evidenzino diffusamente una censura lontana 20mila chilometri e non si occupino di quella casalinga è una cosa che dovrebbe far riflettere.
 
Forse, invece di puntare l’indice accusatorio sulla (vergognosa) censura del governo Cinese, i media del Belpaese farebbero meglio a guardare in casa propria.

Forse non tutti sanno per esempio che, come ci ricorda Marco Calamari, "la censura preventiva sulla navigazione nei Paesi industrializzati esiste solo in Italia e in Cina".

Forse non tutti sanno che l’obbligo di registrazione Italiano per i siti web, con alcuni distinguo, è simile a quello Cinese e tutti gli sforzi governativi sono in tale direzione.

Forse non tutti sanno che nel "pacchetto sicurezza" (ddl 733) in discussione al parlamento c’è il "comma D’Alia" (art 50 bis) che oltre al filtraggio, già esistente per il pedoporno, tabacchi e scommesse, introdurrà la possibilità di sequestro immediato da parte dell’esecutivo (il Ministro) in caso di "apologia o istigazione a delinquere a mezzo internet". No comment.

Forse non tutti gli Italiani sanno che Freedom House un ente piuttosto conservatore, considera la libertà d’informazione italiana come la peggiore in Europa e in anni recenti ci ha classificati, caso unico in occidente, "paese parzialmente libero".

E poi:

Duopolio TV, oligopolio pubblicitario, monopolio Telecom (che ha bloccato la banda larga), mancanza di limiti alla raccolta pubblicitaria TV, leggi antiterrorismo applicate al web ("Pisanu"), concessioni WiMax in pasto ai soliti monopolisti...

Dov’ è la democrazia in tutto ciò?

Ci riteniamo davvero così superiori alla Cina?

Anche il governo italiano ha oscurato The Pirate Bay, il sequestro più grande che si ricordi in Europa. Forse i Cinesi ci stanno copiando...

In Italia per informarsi la popolazione preferisce la tv (43.4%), poi i quotidiani cartacei (26.7%) e solo una sparuta minoranza si informa on-line (19.1%) (fonte: Eurispes).

E, come diceva Thomas Jefferson, "credere che un popolo possa essere ad un tempo ignorante e libero, è una cosa che non è mai stata e che non sarà giammai".

Non è un caso che la massa catodica voti poi per "il più grande piazzista del mondo" (Indro Montanelli, a proposito di Berlusconi).
 
L’ Italia: quel Paese in cui il Vaticano ha mantenuto per quattro secoli, sino al 1966 l’ index librorum prohibitorum.
L’Italia, unico Paese (formalmente) democratico dove per informare bisogna chiedere il permesso al potere (ordine dei giornalisti), attualissimo retaggio Fascista che a noi sembra normale, ma non esiste in nessun’altra democrazia.

L’Italia, dove una trasmissione che osa mandare in onda un documentario della BBC sui preti pedofili e sulla loro copertura da parte del Vaticano e di Ratzinger, viene denunciata e poi condannata da un giudice di pace a Roma, nel marzo 2008.
Mi riferisco alla puntata di Anno Zero del 31 maggio 2007 e al film "Sex crimes and the Vatican".
 
E si potrebbe continuare con la descrizione di un Paese, l’Italia, da medioevo dell’informazione.

Tra ddl ammazzablog (Levi, Cassinelli, D’Alia, Carlucci, etc), decreti bavaglio contro quarto e quinto potere (ddl Mastella 2007 e secondo lodo Alfano) e un contesto di generale spiccata ostilità del potere nei confronti dell’informazione, questo Paese è molto, molto simile alla Cina.


Eppure i nostri mainstream col dito puntano la Cina. La censura è là, continuano a ripeterci. Grottesco.

Forse perchè è meglio che continuiamo a guardare il dito, invece della luna.

Se alzassimo lo sguardo, forse ci accorgeremmo della NOSTRA censura, che dovrebbe interessarci molto piu’ che quella cinese.

Ma uno degli imperativi dei mainstream è quello di distrarre la gente, evitare che si impicci di ciò che fanno i parassiti della casta al potere.

Spero di sbagliarmi ma ho come l’impressione che su Internet stia per abbattersi, dopo ripetuti tentativi, il pugno di ferro governativo; quello definitivo.

Non so in quali forme. Internet è pressochè incensurabile completamente, ma si possono colpire i netizen. Loro sì, e facilmente.

Abbiamo anche da poco inventato la "Polizia delle comunicazioni" e non è uno scherzo.

Comunque alla fine, l’informazja governativa ci dice che la censura è quella Cinese: indignamoci!

Il celeberrimo "minuto d’odio" di Orwelliana memoria.

Della censura italiana silenzio tombale. Per i mainstream è la classica NON notizia.

Noi non ci preoccupiamo.

Condanniamo i cattivi Cinesi, ci sentiamo piacevolmente superiori. Evitiamo di riflettere sul nostro gulag informativo.

Evitiamo di applicare a noi stessi lo standard che pretendiamo di imporre agli altri.

Continuiamo a farci i fatti nostri, curiamo il nostro particolare, pensando che Internet, il p2p, le chat, i video, tutto sarà sempre lì per noi a disposizione, gratis, libero. Per sempre.

Ma nulla è per sempre,  meno che mai la libertà, per la quale bisogna lottare continuamente.

Anche per quella di Internet, oggi una delle lotte forse più importanti.

Il parlamento Italiano, composto per la maggior parte da pregiudicati, inquisiti, condannati, indultati, intoccabili, lobbisti, razzisti, postfascisti, mafio-clericali, ex stalinisti, non vede di buon occhio che il loro gregge di governati si impicci nei loro affari, informandosi in rete.

C’è il rischio che il gregge smetta di obbedire al motto della moderna "democrazia": produci, consuma, crepa.

Per questo vogliono soggiogare Internet. E se non alzeremo la voce lo faranno.

Scriveva Bertolt Brecht:

 Prima sono venuti a prendere gli ebrei,
  ed io non ho alzato la voce perchè non ero ebreo.
 Poi sono venuti a prendere i comunisti,
   ed io non ho alzato la voce perchè non ero comunista.
 Poi sono venuti a prendere i sindacalisti,
   ed io non ho alzato la voce perchè non ero sindacalista.
 Poi sono venuti a prendere me,
   ma non era rimasto nessuno per alzare la voce in mia difesa

E vale sempre.


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