Dichiarazioni patrimoniali, quello che i ministri non dicono

par Federico Pignalberi
giovedì 23 febbraio 2012

Il ministro Severino ha omesso di dichiarare la sua villa romana di quattro piani all'Appia Antica ("errore del commercialista", dice) e non ha specificato chi le ha pagato le parcelle più salate. Alcuni hanno dichiarato solo il reddito da ministro, molti altri hanno messo nero su bianco i loro conflitti d'interessi. E le quote societarie del ministro Passera sono un mistero.

Sono diversi i misteri che ruotano intorno alle dichiarazioni patrimoniali dei ministri pubblicati due giorni fa sul sito del Governo. Ma ce n’è uno più impenetrabile degli altri: le quote societarie di Corrado Passera, ex ad di Intesa-Sanpaolo, ministro dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti. Le sue otto milioni di azioni Intesa ha dichiarato di averle vendute a fine dicembre. Alla voce “Quote o azioni societarie possedute” il ministro ha segnalato partecipazioni soltanto in due imprese: Lariohotels S.p.A. e Immobiliare Venezia S.r.l.

Ma nell’inchiesta sui conflitti d’interessi del nuovo Governo che AgoraVox ha pubblicato appena una settimana dopo il giuramento dei ministri, avevamo scoperto, con un lavoro investigativo autonomo, che il ministro Passera era anche socio di due società in campo sanitario. Una, la Campus Bio-Medico S.p.A., ha sede a Milano e controlla (anche nominando fino a sei membri del cda) la fondazione onlus che gestisce un’università privata romana dell’Opus Dei, con annesso policlinico, che ha ricevuto 470 mila euro dal Ministero dell’Istruzione e oltre 70 milioni dalla regione Lazio, sia come rimborsi per l’attività sanitaria convenzionata, sia come finanziamenti all’attività di didattica e ricerca; nonché per un progetto della Regione per l’innovazione delle PMI, grazie anche all’autorizzazione del ministero dello Sviluppo Economico che gestisce i fondi che verranno erogati al Campus.

L’altra è la Day Hospital International di Aosta, una clinica privata convenzionata che riceve rimborsi pubblici per 700 mila euro l’anno e che, quando Passera ne era già socio, l’anno scorso, è stata oggetto di un'indagine della Digos di Aosta per truffa, evasione fiscale, smaltimento illecito di rifiuti speciali (sangue, ernie e appendici), assenteismo e peculato. Per quest’ultima accusa l’ex amministratore della clinica, Alberto Morelli, ha scelto di andare a processo con rito abbreviato, mentre per l’accusa di smaltimento illecito di rifiuti speciali ha patteggiato la pena il 28 settembre scorso.

Due società che il ministro ha finanziato per “finalità filantropiche” e che, insieme ad altre tre società editoriali di cui Passera risulta ancora essere socio (Ediglobe S.r.l., Mediaglobe S.r.l. e EM Publisher S.r.l.), non sono riportate nella sua dichiarazione patrimoniale.

“Si tratta solo di ritardo nell’aggiornamento dei dati”, ci dicono dall’ufficio stampa del ministro, “è già uscito da quelle società da mesi con delle donazioni”. Anche se è poco verosimile un ritardo nell’aggiornamento dei dati della Camera di Commercio addirittura di mesi, non mettiamo in dubbio la parola del ministro, ma prendiamo atto che sulle carte ufficiali risulta ancora intestatario di quelle quote.


Per ora sappiamo con certezza solo due cose. La prima, che il Day Hospital International di Aosta ha chiuso, come struttura, a fine 2011, anche se la società non è ancora in liquidazione. Poi che è falso, come ci ha detto l’ufficio stampa del ministro, che Passera sia uscito da Campus Bio-Medico S.p.A. “prima della nomina”.

Lo dimostra il comunicato stampa che Campus Bio Medico ha pubblicato, in risposta ad AgoraVox, nove giorni dopo la nomina di Passera - affermando in sostanza che non c’è conflitto d’interessi perché Passera non ha utilità patrimoniali col Campus (come se essere amici dell’Opus Dei al punto di finanziarne con 59 mila euro l’università-policlinico che prende decine di milioni di soldi pubblici non fosse un conflitto d’interessi) - in cui si legge che a quella data il ministro era ancora socio di Campus Bio-Medico S.p.A.

La seconda anomalia la segnala Vittorio Malagutti sul Fatto Quotidiano di oggi. Il ministro della Giustizia Paola Severino ha omesso di riportare, nella sua dichiarazione patrimoniale, la sua quota della Sedibel, la società che possiede la villa in cui abita, in zona Appia Antica, a Roma, che ad AgoraVox risulta essere in tutto di 23 vani distribuiti su quattro piani più uno interrato (e non tre come scrive Il Fatto), e che vale, sulla carta, sette milioni e mezzo di euro (ma fonti del Fatto dicono che si sia rivalutata a dieci). Della società è amministratrice e proprietaria al dieci per cento sua figlia, mentre il ministro ne possiede il restante 90 per cento, ma nella dichiarazione patrimoniale non ha segnalato né la villa né la società.

Nel pomeriggio di oggi il ministro ha rilasciato un comunicato in risposta all'inchiesta del Fatto in cui ammette l'omissione nella sua dichiarazione patrimoniale, attribuendola a un errore del suo commercialista dovuto al prestampato distribuitole dalla Presidenza del Consiglio che "ha ingenerato l’errore perché sembra riferirsi esclusivamente a partecipazioni in società di capitali".


La villa romana, poi, non è l’unico mistero della dichiarazione patrimoniale della Severino, che ha dichiarato sette milioni di euro di onorari da avvocato senza specificare da quali clienti principali le arrivino (non un dettaglio da poco, dato che ha assistito in tribunale, come abbiamo scritto, i principali nomi della finanza e della politica italiana).

Stessa situazione per il suo sottosegretario Zoppini, anche lui avvocato, che vanta un milione e mezzo di crediti professionali precedenti alla carica di governo senza specificare da chi (“a sue spese ha incaricato una società di revisione di certificare l’inerenza di tali crediti all’attività svolta prima dell’assunzione della carica di Governo”, scrive nella sua scheda). Mentre Lorenzo Ornaghi, Maria Cancellieri, Vittorio Grilli e Michel Martone se la cavano indicando solo il compenso da ministri e viceministri, senza riportare il reddito dell’anno precedente.
 
Le dichiarazioni patrimoniali degli altri ministri si segnalano per essere, soprattutto, confessioni impudiche di conflitti d’interessi. Il più clamoroso è quello di Giampaolo Di Paola, Ministro della Difesa, che dichiara di possedere, oltre a 398 azioni Enel e 14 di Deutesche Telekom, anche 68 quote azionarie di Finmeccanica, la più grande industria militare ed aerospaziale italiana.
 
Il premier Monti dichiara di avere investito 5 milioni e 379 mila euro in fondi comuni di Intesa Sanpaolo, 4,7 milioni in fondi comuni Bnp Paribas e oltre un milione di euro alla Deutsche Bank tra obbligazioni e liquidità.
 
Conflitti d’interessi anche per Francesco Profumo, istruzione (894 azioni Intesa, 1210 MPS, 5199 Unicredit, 262 Enel, 3360 Telecom, 137 Finmeccanica); Renato Balduzzi, sanità (31.200 euro in Eni, oltre 11 mila in Unicredit, 8.800 in Telecom, 8.500 in Intesa, 20 mila in Banca Carige); Paola Severino (4576 azioni Generali, 500 Gbm, più obbligazioni Unicredit, Generali e Banca Finnat); Elsa Fornero, lavoro (Parmalat e Pirelli); Mario Caccia, viceministro infrastrutture e trasporti (quasi un milione e mezzo di euro in Intesa Private Banking).


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EDITORIALE: Informazione e conflitti d’interesse: il futuro di questo paese
(di Francesco Piccinini)

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