Dibattito primarie: tutti i temi che dividono i candidati del centrosinistra

par Giuseppe Ottaviano
martedì 13 novembre 2012

E' andato in scena ieri sera sui canali Sky il dibattito tra i maggiori esponenti del centrosinistra che si contendono la leadership in vista delle prossime elezioni: Bersani, Puppato, Renzi, Tabacci e Vendola hanno discusso con un format molto poco italiano i punti principali dei loro programmi, non nascondendo profonde divergenze su diversi argomenti e mostrando un fragile equilibrio interno, ben mascherato dalle regole del dibattito, che hanno impedito più volte la nascita di polemiche.

Piovono promesse, come previsto in ogni campagna elettorale, tutti d’accordo sulla necessità di redistribuire meglio la ricchezza, anche se solo Vendola cancellerebbe l’Imu, mentre Renzi critica Equitalia accusandola di essere “forte con i deboli e debole con i forti”. Opinioni simili anche su unioni omosessuali, non su adozioni, e sulla lotta all’evasione fiscale basata sulla tracciabilità dei flussi di denaro, con Vendola e Bersani pronti a portare la soglia di utilizzo del denaro contante a 300 euro. Tutti contro Montezemolo e la riforma Fornero, verso la quale solo Tabacci è apparso più cauto. Nessuno vuole Casini, anche se sono state meno chiare le intenzioni di Tabacci e Bersani.

Le divergenze emergono quando si parla di sprechi e di tagli alla politica. Renzi auspica un completo taglio ai finanziamenti pubblici ai partiti anche per restituire credibilità alla politica, affermando di preferire un sistema come quello americano. Vendola preferisce il modello francese, con una riduzione del finanziamento ai partiti per non rischiare la dipendenza da ricchi finanziatori, ma sottolineando come risultati più concreti si otterrebbero tagliando anche sulle campagne elettorali, vitalizi o attraverso la riduzione dei parlamentari. Bersani è a favore del finanziamento pubblico proprio per evitare il modello Usa schiavo delle banche d’affari. Poi pone l’accento sul problema delle società partecipate che vivono in un limbo tra pubblico e privato che crea non pochi grattacapi. Tabacci vorrebbe ridurre il finanziamento a un quarto evitando una completa dipendenza da finanziatori privati. Puppato sostiene che il cambiamento deve partire dalla politica, con i partiti che mostrano bilanci chiari che certificano come vengono utilizzati i finanziamenti, oltre i tagli a scorte ed auto blu superflue.

Diverse opinioni sulle tasse, Renzi si dice pronto ad accordarsi con la Svizzera per riportare in Italia i soldi usciti illegalmente e promette di non alzare le tasse. Bersani non vuole accordarsi con la Svizzera alle condizioni attuali, promette di abbassare le tasse per i redditi medio-bassi e per le aziende realmente produttive, ricercando la legalità grazie ad una maggiore chiarezza che solo la tracciabilità può dare. Anche per Puppato la priorità è intervenire con una riduzione per i redditi medio bassi. Per Tabacci è sbagliato non far pagare l’imu, affermando che una reale equità fiscale si avrà solo quando le tasse saranno pagate da tutti. Assolutamente contrario all’Imu è Vendola che, sul modello Hollande, vorrebbe recuperare la progressività dei tributi con una riduzione per le classi più povere e un aumento per i redditi superiori al milione di euro.

La discussione si accende quando si parla di un eventuale futuro governo gestito dal Pd. Ad infiammare la discussione è proprio Renzi che prevede un governo con 10 persone, 5 donne e 5 uomini. Immediata la critica di Tabacci, favorevole al modello milanese, ma che giudica impensabile un governo con soli 10 membri, sottolineando come neanche la giunta di Firenze conta così pochi assessori. Renzi replica giudicando il pensiero di Tabacci, che propone Monti come capo di Stato, antiquato, fonte della crisi politica che “rischia di consegnare il Paese nelle mani di Grillo”. Bersani si dice pronto a parlare con tutti per la costruzione del prossimo governo, proponendo il dialogo con le forze moderate, mentre per la Puppato prima di parlare di governo deve essere risolto il problema della legge elettorale.

Finisce il confronto con una collettiva stretta di mano sulla base del fair play, adesso la parola passa agli elettori. L’esito delle Primarie non ci dirà solo chi sarà il candidato premier del centrosinistra ma metterà alla prova gli equilibri del primo partito italiano: il PD. Solo allora vedremo se lo scontro pacifico a cui abbiamo assistito può trasformarsi in rissa. 


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