Di Pietro segna un gol e subito dopo fa autorete

par Voltaire
lunedì 27 giugno 2011

Le ultime esternazioni di Di Pietro hanno fatto molto discutere fuori e dentro il suo partito. Durante la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio, avvenuta la settimana scorsa alla Camera dei Deputati il leader dell’Italia dei Valori ha tenuto un discorso molto critico nei confronti del partito democratico e dei partiti di opposizione. Ha invece mantenuto un tono basso e cauto con il governo spingendosi a dialogare per venti minuti con Silvio Berlusconi, cosa fino a poche settimane fa impensabile.

Il nuovo corso dipietrista, intrapreso dopo la vittoria dei 4 referendum quando l’Italia dei Valori non sfruttò l’accaduto per chiedere le dimissioni del governo, è continuato con una svolta più moderata e disponibile nei confronti del centrodestra, prosegue con l’intenzione svelata da Di Pietro di essere pronto a votare le riforme di stampo berlusconiano qualora fossero presentate in Parlamento.

Di Pietro sembra segnare un punto a suo vantaggio e uno a suo sfavore, come un giocatore che durante un partita decisiva per l’esito del campionato segnasse un gol e venti minuti dopo un‘autorete, disorientando i suppoter della propria squadra.

L’intenzione di spronare l’opposizione inchiodandola alle proprie responsabilità non può che essere un fatto positivo. Ricordare a Bersani di esercitare la propria leadership fino in fondo, spendendosi affinché il fronte del centrosinistra elabori il proprio programma e scelga il proprio candidato premier, capace di far convergere sulla propria persona la maggioranza dei consensi alle prossime elezioni politiche non è soltanto auspicabile ma è anche doveroso.

L’apertura tardiva e fuori tempo massimo al governo e alle politiche berlusconiane sembra posticcia ed artefatta. Come fa infatti il partito che ha fatto dell’antiberlusconismo il connotato più marcato del proprio dna, cambiare rotta improvvisamente, senza suscitare delle perplessità tra i propri sostenitori?

In questa strana operazione non sono sbagliati soltanto i modi ed i contenuti ma anche i tempi. Se si fosse fatta ad inizio legislatura quando c’era tutto il tempo e le buone intenzioni per sedersi intorno ad un tavolo e parlare di riforme avrebbe avuto un senso, farlo ad esso quando il Cavaliere agonizzante cerca una sponda a sinistra per tirare a campare, appare come un pericoloso errore di valutazione.

Come si fa a parlare di possibile collaborazione tra IDV e PDL/Lega quando il cronoprogramma dei lavori parlamentatati è già noto a tutti ed è incentrato sulla discussione della “prescrizione breve”, del “processo lungo”, della legge sulle intercettazioni, delle riforme truffa sul fisco e sulla giustizia? 

Come fa Antonio Di Pietro che fino a pochi mesi fa definiva Silvio Berlusconi uno “stupratore della democrazia” ed “un coniglio” ad invocare un’apertura di credito nei confronti del governo senza creare nei molti italiani che sono stanchi delle varie “cricche” e dei vari potentati che dominano l’amministrazione pubblica un moto di fastidio e disorientamento?

Le opposizoni continuino a fare le opposizioni ed ad organizzare il proprio campo affinché possano rappresentare un’alternativa credibile il prima possibile, ma non si lascino abbindolare dalle sirene del berlusconismo, esiste il grande rischio di rivitalizzare colui che fino ad adesso (a ragione) è stato rappresentato come la causa principale del declino e del malcostume italiano. Non lo chiede una minoranza, ma un’enorme quantità di italiani, gli stessi che il 12 e 13 giugno scorso hanno votato sì all’abrogazione della legge sul “leggittimo impedimento” dando seguito ad un impulso nato da Di Pietro e dal suo movimento politico.


Leggi l'articolo completo e i commenti