Di Maio contro Soru: la politica sporca del M5S

par enzo sanna
martedì 20 maggio 2014

Che in campagna elettorale i toni si esasperino può essere considerato un fatto fisiologico. Che, nell’illusione di recuperare qualche voto, si scada sino all’offesa gratuita e persino all’ingiuria tanto da attribuire all’avversario fatti infamanti del tutto inventati va oltre lo scontro politico.

La querelle in questione è ben nota agli addetti ai lavori come alle persone attente alla cronaca politica, non altrettanto al pubblico nel suo complesso. Vale la pena, dunque, sintetizzare i termini della faccenda: Di Maio, deputato grillino nonché vicepresidente della Camera, accusa Soru, ex presidente della regione Sardegna e candidato PD alle europee, nientemeno che di riciclaggio. Ciò significa, in parole povere, il ripulire denari di provenienza illecita.

Qualcuno deve aver fatto notare all’ignorante onorevole Di Maio la megagalattica stupidata da lui proferita in “pubblica piazza”, seguita dall’annuncio di querela da parte di Soru. Cosa fa il Di Maio nel tentativo di pararsi le parti basse? Ebbene, costui, riaffermandosi profondo ignorante, invia una lettera di scuse, furbescamente indirizzata ad un quotidiano locale di scarso (nullo) impatto nazionale, in cui ammette l’errore: non voleva dire “riciclaggio”, bensì “aggiotaggio”.

Ora, uno con un briciolo d’amor proprio avrebbe evitato di peggiorare ulteriormente la propria posizione accusando l’avversario di un reato non meno grave di quello per il quale si scusa. Sarebbe come sostenere, mutuando il lessico di Grillo e dei suoi adepti, “mi scuso di averti dato del coglione, volevo dire testicolo”. Vedremo se e come evolverà la vicenda nelle aule giudiziarie. Sarà uno spasso assistere alla reazione dei gruppi parlamentari grillini di fronte ad una richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di un loro componente.

La morale derivante dal fatto, non isolato, dovrebbe far ben comprendere all’elettore quale sia il pericolo di un voto (e relativa fiducia) dato ad un movimento antidemocratico, intriso di contenuti d’ispirazione assolutista tali da ricordare da vicino quelli del regime fascista della prim’ora. Grillo, oramai a corto di argomenti, “sclera” nelle piazze, quelle reali e quelle virtuali televisive, mentre Casaleggio si concede alle interviste, non si sa quanto addomesticate, interrompendo la sua proverbiale riservatezza.

Viene da considerare che la presenza fin troppo insistente dei guru del M5S nelle piazze e nei media stia a significare la consapevolezza di costoro di aver “toccato il fondo” del bacino d’utenza sensibile alle loro sparate. I comizi dei candidati grillini, immortalati da videocamere non bare, mostrano piazze quasi deserte. Il tutto nonostante gli incredibili assist dei soliti noti (vedi vicenda EXPO).

La polemica Di Maio-Soru dimostra, senza possibilità di smentita, che i rappresentanti del M5S nelle istituzioni sono inaffidabili e, se è permesso, perfino sciocchi nel tentativo di demonizzare gli avversari ben oltre ciò che questi ultimi debbano meritare. Ai rappresentanti del popolo che rubano, scialacquano, abusano, offendono le istituzioni in mille modi, si aggiungono ora i novelli Savonarola senza arte né parte, pronti a vilipendere e infamare gli avversari in dispregio dei fatti oggettivi nell’illusione di raggranellare qualche fatuo voto.

Siamo mal messi, tra il vecchio sistema che non si rassegna ad abdicare e il “nuovo” che va sempre più caratterizzandosi persino peggiore di quello che vorrebbe sostituire. Ci dovremo dunque rassegnare ad affidare le sorti dello Stato a novelli cialtroni? Siamo proprio sicuri che non esista alternativa? Vale la pena di ragionarci sopra, a mente fresca, dopo le elezioni europee.


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