Deputati leghisti come pecorari. Parola del Presidente della Camera

par Voltaire
venerdì 16 dicembre 2011

“Sono i pecorari che fischiano, non i deputati” con queste parole il Presidente della Camera Gianfranco Fini ha bollato i deputati leghisti che ieri mentre il governo stava per porre la questione di fiducia sul decreto “salva Italia” si lasciavano andare a sonore proteste contro il provvedimento e le forze politiche che lo sostengono. 

L’ennesima giornata campale del Parlamento italiano si è conclusa con due deputati leghisti espulsi, tafferugli sparsi tra gli scranni come in un stadio di provincia, e fiumi di parole (inconcludenti) sulla necessità di filmare i lavori dell’Aula. Uno spettacolo deprimente da imputare soprattutto alle intemperanze leghiste che mentre l’Italia affonda sotto i colpi della sfiducia dei mercati, amano fomentare lo scontro politico, piuttosto che confrontarsi sul merito delle questioni.

Era da apprezzare la decisione del gruppo di Bossi che al varo del governo Monti decise di porsi all’opposizione. Non perché il nuovo esecutivo non si meritasse un pieno appoggio in quanto unica riposta (credibile) alla crisi finanziaria, ma perché in democrazia una forza di opposizione e tanto indispensabile quanto una di maggioranza. Era impensabile avere un governo sostenuto da 630 deputati e 315 senatori.

E chi avrebe emendato i provvedimenti? Chi avrebbe fatto da cane da guardia in parlamento? La scelta di porsi come una forza alternativa alla maggioranza, che si faccesse carico delle voci di dissenso che sicuramente non mancano nel palazzo come nelle piazze appariva una prospettiva responsabile. Soprattutto per non dare all’esterno l’immagine di un potere chiuso in sé stesso che decide i tagli economici senza che qualcuno cerchi di mitigarli.

Ma una cosa è attuare un’opposizione seria con l’obiettivo di salvare il salvabile, una cosa è giocare allo sfascio come fa la Lega Nord capeggiata alla Camera dal pugnace Marco Reguzzoni.

E’ possibile fare ostruzionismo. E’ giusto attuare tutte le tattiche parlamentari che si vogliono. Ma dare del cialtrone al presidente della Camera, non consentire al Ministro di pronunciare le parole con cui si pone la questione di fiducia, esporre cartelli, ostacolare le votazioni non è democrazia è caos. Congeniale a chi spera che l’Italia affondi.

Sarebbe stato troppo anche nelle assemblee di istituto dei licei romani degli anni ’70. Farlo nel Parlamento del 2011 nel bel mezzo della più grande crisi economica dell’Occidente, dai tempi del ’29, è davvero incomprensibile.

Come scusante i leghisti potrebbero avere il fatto che fino a ieri votavano senza fiatare le leggi ad personam di Berlusconi mentre altri (giustamente) attuavano lo stesso “filibustering” che portano avanti loro oggi . Ma questa più che una scusante sembra un aggravante. Perché qualche legge vergogna la precedente opposizione riuscì a non farla passare (vedi processo breve) mentre oggi la manovra finanziaria verra approvata con numeri bulgari, quasi sovietici. Non perché questo sia scritto negli astri. Ma perché la realtà oltre il Berlusconismo prevede in questo momento tagli, tasse e sacrifici. 

Come fanno coloro che comandavano fino a ieri e che ci hanno consegnato al baratro ad opporsi adesso alle misure che porranno rimedio ai disastri causati (in gran parte) da coloro che di questa crisi non ci hanno mai capito un tubo come Bossi e Tremonti?

Quando capiranno i leghisti che più che anti-italiani sono anti-padani perché se affonda l’italia, affonda tutta intera, portandosi dietro pure il nord?

 


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