Democrazia reale o illusoria?

par ARMANDO CAPPELLO
sabato 26 luglio 2014

Negli ultimi anni abbiamo assistito a insurrezioni, a manifestazioni socio-economiche, a agitazioni giovanili, a crak finanziari di stati... Tra i molteplici fattori, molto differenti tra di loro, che determinarono questi avvenimenti esiste un comune denominatore: la coscientizzazione dell’esistenza di illusioni democratiche.

L'“illusione di Democrazia” altro non è che l'“accettazione aprioristica di meccanismi predeterminati quali unici mezzi accettati per il cambiamento”, ossia non è permesso mettere in discussione il quadro istituzionale in essere, anche se definito come Stato Democratico; questo è quello che impedisce un’autentica trasformazione nei rapporti tra democrazia e capitalismo e, pertanto, rende la Democrazia illusoria.

Comunque non dobbiamo farci trascinare nell'utopistico tranello post-democratico, dove la libertà democratica risiede unicamente nella sfera apolitica (Associazioni Sociali, ONG e ONLUS) e dove le libere elezioni, l’indipendenza della magistratura, la libertà di stampa, le religioni e il rispetto dei diritti umani sono considerate solo illusorie masturbazioni mentali (Anarchia). Il Terzo Settore (sfera apolitica) può aiutare una struttura politica, come al contrario la può danneggiare.

Iniziamo a considerare praticabile l’estensione del decentramento di autonomie politiche regionali, tali da rasentare l’indipendenza.

La cultura dei popoli nasce da ragioni geografiche che stimolano le propensioni territoriali, cosí esaltando le vocazioni economiche locali (vini, formaggi, frutta, bovini, suini, ovini, industrie di trasformazione di legname, quelle di alto contenuto di energia, quelle tessili di filati animali o vegetali...). É ovvio che una regione può essere vocata in più campi e, da queste propensioni, possono derivare effetti contradittori (economici, giuridici, ambientali...) che possono essere risolti attraverso scelte politiche locali e indipendenti.

É da qui, ossia dalle radici che creano una cultura, che si deve riformare la democrazia, ossia progredire il sistema Stato-Nazione (nato alla fine del XVIII secolo con la rivoluzione francese): lo Stato è una entità politica con confini geografici, mentre la Nazione è una entità etnico-culturale regionale e le due entità devono avere corrispondenza biunivoca. Esistono molti casi dove uno Stato aggrega varie Nazioni e molte volte la loro cultura viene trascurata per motivi politici camuffati con interessi sociali e direzionati da forme di media-marketing che impongono il “bisogno” di esigenze momentanee e totalmente inutili.

Ogni Nazione, per esprimere il proprio potenziale, deve germinare la corrispondenza con uno Stato, così da potersi sviluppare basandosi sulla libertà di regolamentare le proprie scelte e adeguandole alle proprie realtá culturali.

Tutto questo non significa separare, ma sviluppare la socialità di varie culture attraverso la loro integrazione nel rispetto delle vocazioni di ognuno, attraverso:

1. L’unione di forze differenti, convergenti verso il medesimo punto, cosí da aiutare lo sviluppo sociale.

2. Il perseguimento di uguali linee di principio, rafforzando intenti politici corrispondenti.

3. La ricerca del progredire di una Democrazia comunitaria, che deve trovare la propria sostenibilità al suo interno.

Sono energie direzionate ad una globalizzazione omogenea ed equilibrata della Democrazia, ma nel rispetto delle forme peculiari di ogni Nazione, che è anche uno Stato Unico e Sovrano, dentro una Unione di Nazioni propense alla sociabilità dei propri componenti e dalla quale dipende.

 

Foto: Dominic Alves/Flickr


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