Democrazia geneticamente modificata

par Fabiano Colombari
mercoledì 22 aprile 2015

Internet incontra la politica e la democrazia. Democrazia 2.0 partecipativa ed aperta o Incubo 2.0? 

Politica. Dal greco πÏλις, polis (città). Arte di governare gli stati, amministrazione della cosa pubblica.

Eppure questa cosa pubblica non vive, in questi anni, molto pacificamente.

25% di astensionismo nelle ultime elezioni politiche del 2013: una sorta di atto vendicativo nei confronti della tanto amata e della tanto odiata cosa pubblica.

Fallimento democratico, come vediamo dai dati pubblicati, che non porta solo la firma italiana, ma anche quella europea. Il non sentirsi rappresentato, lo scredito della politica, la mancata fiducia proveniente dalla non concretezza dei programmi promessi durante la campagna elettorale: con questo la nuova derivazione etimologica della parola "politica” si allontana dalla derivazione originaria per assumere il significato di odio. L’odiare, il detestare la politica. Questo è il risultato di una politica avente una democrazia malata. Malattia curabile solamente con una buona dose di partecipazione della collettività alla “cosa pubblica”. Partecipazione che, in contemporanea, è sinonimo di responsabilità. La chiave di volta può essere rappresentata benissimo da Internet, dove quest’ultimo può rendersi protagonista di un’arena pubblica digitale dove si sprona una discussione su svariate tematiche politiche. Arena pubblica digitale che può essere costruita a livello locale, ma anche a livello nazionale, affrancando o collaborando con l’attuale modo di far politica. Arena pubblica digitale che può trasformare la parola odio in interesse dando maggior diritto di parola a tutti. Strumento che deve essere ovviamente regolamentato e limitato su certi temi per non trasformare un obiettivo e un sogno democratico in un incubo 2.0.

Un esempio di democrazia 2.0 proviene dalla Svizzera ed in particolar modo dalla proposta dell’esecutivo, il quale ha deciso di introdurre su scala nazionale il voto elettronico dopo dieci anni di sperimentazione a livello locale. Ovviamente il cosiddetto “digital divide” (ossia il divario presente tra chi possiede i mezzi moderni di comunicazione e chi ne è escluso totalmente o parzialmente) lo si può considerare un ostacolo, superabile con la costruzione di infrastrutture di base e combattendo, in contemporanea, l’analfabetismo digitale con maggior informazione e sensibilizzazione.

 Gli eventuali e probabili rischi di falle informatiche sono probabilmente superabili da sistemi di crittografia avanzati (tuttora utilizzati negli U.S.A., o tramite il metodo australiano dei codice a barre per il collegamento al sistema, passando per la carta d’identità digitale estone) e mezzi indipendenti, atti a verificare la totale correttezza, come ci dimostra l’esempio di GinevraI partititi minori europei invece ci insegnano e ci indicano la strada della cosiddetta “democrazia liquida” dove ognuno può cedere, in libero arbitrio, il diritto di voto delegandolo ad altri su certe tematiche creando dei “super votanti” aventi la delega di rappresentare più cittadini. Super votanti che hanno il compito di stabilizzare il sistema di voto combattendo un’eventuale stagnazione, dato l’elevato numero degli aventi al diritto. L’altra faccia della medaglia però comporta il rischio di concentrare una buona dose di potere in poche persone, rappresentando più cittadini in poche mani.

Rischi, probabilmente, ancora tutti da calcolare, ma è corretto pensare a sistemi dediti ad evitarli, ovviando certe problematiche.

Democrazia 2.0, ancora tutta da costruire, o Incubo 2.0? La parola ai posteri.

Qui il collegamento alla conferenza Ted dedita alla Democrazia 2.0


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