Della Valle attacca Marchionne, il "furbetto cosmopolita"

par Nicola Spinella
lunedì 17 settembre 2012

Il settore del lusso è in crisi, l’industria italiana annega in un mare di promesse non mantenute da parte di manager discutibili. E il Signor Tod’s si scaglia contro l’incapacità conclamata di Marchionne

Uno è il profeta del made in Italy di qualità: solo a vederlo in TV ci si fa un’idea di cosa possa significare ai giorni nostri “Italian Style”. Diego Della Valle non è uno qualunque, lo si capisce da tante, troppe cose. Alla guida di un impero del lusso, insieme al fratello Andrea, boccia e scarica senza appello la dirigenza Fiat, definendo “due furbetti cosmopoliti” l’accoppiata Marchionne-Elkann.

E ci va giù pesante: perché gli imprenditori italiani non vogliono essere accomunati a gente come gli azionisti di riferimento Fiat, né al suo amministratore delegato. Non lo dice chiaramente, ma dalle parole di Della Valle traspare tutta l’ostilità nei confronti dell’uomo di Mirafiori, quello che propone referendum per istituire la schiavitù in Fiat, salvo poi disattendere gli impegni presi: è evidente che Marchionne è il più sopravvalutato tra i manager italiani.

Mr.Tod’s non ci sta: una delle più grandi storie industriali italiane è ormai sull’orlo del precipizio. Termini Imerese è un ricordo, Pomigliano è probabilmente prossima alla chiusura, il mercato dell’auto è crollato sotto il peso dei costi esorbitanti di benzina e assicurazioni. A questo si aggiunga l’impossibilità pratica di acquistare un’auto, per chi non disponga di un reddito. E in Italia, purtroppo, sono in tanti.

Ma Marchionne è pur sempre un genio: grazie ad un assurdo referendum, appoggiato e condiviso dall’allora premier Berlusconi, è riuscito a ridurre all’osso le garanzie e i diritti dei lavoratori della fabbrica torinese e a far fuori la FIOM.

Ma è la crisi economica che sta facendo fuori il grassoccio italo-canadese in maglione blu, capace unicamente di trasferire le aziende in paesi in cui può sottopagare gli operai. Ricorda un po’ quel vecchio professore che pensava di risanare l’Italia aumentando il prezzo della benzina. Il periodo attuale sta mostrando tutti i limiti dell’alchimista teatino, lo stesso che qualche mese fa inveiva contro Volkswagen, azienda tedesca colpevole di saper fare il proprio lavoro: costruire ottime auto, assicurando standard di lavoro all’avanguardia ai propri operai. Altro che i i miliardi previsti da Fabbrica Italia, progetto definito vetusto e pertanto accantonato dal Lingotto. Tanto, il ministro Passera che nei giorni scorsi chiedeva chiarimenti in merito, è per ora impegnato in campagna elettorale. Non può fare molto caso a queste inezie…

Della Valle parla a ruota libera: non vuole essere accomunato a coloro i quali non si curano minimamente degli effetti delle proprie scelte, e di come questi si possano ripercuotere pericolosamente su tutto il paese, è fiero di essere italiano e di rispettare i propri dipendenti.

Che dire? Uno così lo vorremmo candidato alla guida del paese.


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