Delitto Garlasco. Nessun movente ma l’accusa chiede 30 anni per Stasi

par cervelliamo
mercoledì 23 novembre 2011

Continuano le indagini e le richieste di nuovi esami e nuovi indizi da verificare nell'ambito del processo che vede coinvolto, quale unico imputato, l'ex-studente della Bocconi Alberto Stasi, il fidanzato della povera Chiara Poggi, la giovane uccisa il 13 agosto 2007 in casa propria.

Allo stato attuale, Stasi resta praticamente l'unico possibile omicida, secondo la tesi dell'accusa e del Procuratore Generale, Laura Barbaini, che richiedono, nel Processo d'Appello, la condanna a 30 anni del giovane.
 
Finora bisogna dire che, un po' come nel caso di altri delitti irrisolti come quelli della piccola Yara o della giovane mamma Melania, ci sono solo una marea di indizi, ma di vere e proprie prove che "incastrino" senza ombra di dubbio l'assassino, ahimè non ce ne sono; il che certo rende il tutto "misterioso" e complicato.
 
Come si sta muovendo l'accusa e su cosa poggia la convinzione che Stasi sia l'assassino di Chiara?
 
Anzitutto, è d'obbligo ricordare che l'accusa stessa parte dal presupposto che Alberto abbia commesso l'omicidio perché "non ci sono motivi per pensare che l'abbia commesso qualcun altro", visto che le altre piste battute non hanno dato alcun esito interessante ai fini della soluzione del caso.
 
Secondo, la questione del sangue: la Procura insiste perché si esaminino accuratamente le tracce di sangue in casa Poggi, perché il loro grado di essiccazione potrebbe chiarire un dubbio: se il sangue era già "secco", è difficile che Stasi si sarebbe potuto sporcare le scarpe!
 
Terzo, le due biciclette utilizzate il giorno del delitto: Stasi si sarebbe recato a casa Poggi (dove avrebbe ucciso la fidanzata) con la bici nera (mai sequestratagli), poi avrebbe "parcheggiato" quest'ultima in officina dal padre per poi tornare a casa a piedi; in seguito, con un'altra bici (di colore bordeaux, sequestrata) potrebbe essersi recato in un posto ad oggi non noto per sbarazzarsi dell'arma del delitto, nonché dei propri abiti sporchi di sangue.
Quarto, spunta un misterioso e finora sconosciuto messaggino sul cellulare, che Stasi avrebbe inviato ad un amico ma del quale fin ad oggi non si era detto nulla, anche perché entrambi lo avrebbero cancellato.
 
In questo messaggio, scritto e mandato la notte tra l'11 e il 12 agosto, pare che il giovane parli di una situazione di "emergenza" non meglio specificata.
Il 6 dicembre è prevista l'emissione della sentenza da parte dei giudici e dei 6 giurati popolari della Corte d'Assise d'Appello, o per dichiarare la colpevolezza dell'imputato o per richiedere che vengano effettuate ulteriori indagini e analisi.

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