Deficit e tasse al Popolo, prima del disastro

par Phastidio
martedì 9 ottobre 2018

Altre osservazioni spicciole domenicali su quello che ci aspetta se gli scappati di casa daranno seguito alle loro minacce contabili. Cominciamo dalla domandona che molti patrioti si fanno: perché questo deficit così basso e che replica quanto fatto in passato da altri governi italiani è diventato improvvisamente la pietra dello scandalo? Sarà mica un complotto contro di noi, eh? Eh?

 

Direi che la risposta è abbastanza semplice: perché si tratta di un deficit di qualità infima, fatto di spesa corrente sudamericana per comprare consenso. Non solo: i più analitici tra voi si saranno accorti che le clausole di salvaguardia di aumento Iva sono tornate: occhieggiano nel 2020 e 2021 per complessivi 30 miliardi di euro. Voi credete che, dopo aver buttato nello sciacquone decine di miliardi quest’anno, per comprarsi le elezioni europee e forse le anticipate italiane, i nostri eroi alzeranno l’Iva? Ma quando mai: faranno ulteriore deficit per coprire il deficit, e quindi andremo ben sopra il 3%, ammesso che quella soglia non venga violata già per il 2019. Sorpresa sorpresa, gli investitori lo hanno capito.

“E gli altri paesi, allora?”, diranno i più petulanti tra i miei lettori. Leggetevi questo ottimo compendio, scritto da Riccardo Sorrentino sul Sole (ignorando il titolo paraculo, populista e fuorviante), e capirete che nessuno sta realmente aumentando il deficit, e certamente non della magnitudine e dell’infame qualità del nostro. Non solo: il governo ultraminoritario del socialista spagnolo Pedro Sanchez, a cui la Ue aveva consentito un lieve aumento di deficit, verrà messo a cuccia dal parlamento spagnolo, e forse manco avranno quell’aumento di deficit.

In una intervista al CorriereLuigi Di Maio disegna un bel bersaglio sulla fronte degli italiani, e dissipa ogni residuo dubbio sul suo conto:

Ha messo in conto i miliardi di interessi in più sul debito e il rischio di una recessione innescata dallo spread?


«Ho letto che dovevamo arrivare a 400 lunedì dopo aver approvato il deficit al 2,4%, ma non è avvenuto. Quando hanno visto che lo spread restava sotto quota 300 hanno cominciato a sparare a pallettoni contro l’Italia. Gli è andata male. Da quando il governo è iniziato lo spread è passato da 120 a 250 e si è sempre mosso tra 250 e 300»

Non ritengo di dover commentare. E poi c’è il tema delle coperture. Su RepubblicaValentina Conte spiega gli effetti redistributivi e propriamente nocivi delle ipotizzate misure per finanziare la cosiddetta flat tax agli autonomi. Che esiste già, sia chiaro, per circa un milione di italiani, con fatturato compreso tra 30 mila e 50 mila euro, a seconda delle tipologie merceologiche. Per portare la soglia a 65 mila euro e beneficiare un altro mezzo milione di persone, si parla di abolire l’IRI (imposta sul reddito dell’imprenditore), che avrebbe beneficiato 800 mila società di persone, consentendo di pagare aliquota uguale a quella Ires su quanto resta in azienda, mantenendo l’Irpef solo su quanto prelevato dall’imprenditore. Ora questo beneficio sparirà, e con esso anche l’Ace, aiuto alla crescita economica, che sinora beneficiava le società che accantonavano gli utili a riserva o ad aumento di capitale, detassandoli fortemente. Via anche questa, pare.

Gli effetti redistributivi sono questi, escludendo le distorsioni sulla soglia dimensionale e sul privilegio accordato alle partite Iva a danno delle società, di persone e di capitali:

«Per riassumere: nel 2019 circa 3 milioni e 200 mila tra partite Iva e imprese piccole e grandi pagheranno maggiori tasse. Un miliardo in più. E il conto potrebbe salire se il governo decidesse di aumentare gli acconti sulle imposte dovuti da professionisti e aziende. Un’arma spuntata perché lo Stato incassa di più in un anno, meno in quello dopo»

Se poi volete i numeri, eccoveli:

 

«Da una parte, [il governo] mette 2 miliardi tra tassa piatta al 15% e mini-Ires. Dall’altra, ne toglie 3 abolendo Iri e Ace, misure di vantaggio fiscale per professionisti e imprese»

Ma questi sono dettagli. E non scordate che, in ossequio al consenso, i nostri eroi potrebbero anche fare marcia indietro rispetto a queste coperture, cioè aumentare il deficit strepitando che Juncker è un alcolizzato.

Quello che non smette di affascinarmi è la tranquillità con cui un paese si sta facendo condurre docilmente al macello. Ma penso che ciò derivi dal non aver ancora neppure iniziato a saggiare le conseguenze di questa “politica economica” sulle proprie vite. Quando accadrà, potrà accadere qualsiasi cosa. E avere giornalisti compiacenti e cerchiobottisti non vi salverà.


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