L’era della debitocrazia
par Giuseppe Caglioti
martedì 12 luglio 2011
Un tempo, le transazioni commerciali, quasi sempre, avvenivano con pagamento istantaneo, invece nel mondo contemporaneo e globalizzato si è affermata la possibilità di rateizzare i pagamenti. È inutile dire che la cosa è stata di gran lunga positiva, ma come tutte le cose, c’è sempre il rovescio della medaglia; ed in questo caso è l’uso smodato di tale pratica, con il conseguente accumulo di debito, che rischia di dominare la vita degli individui peggio del più crudele tiranno. C’è un tempo per spendere e comprare, ma c’è altresì anche quello per pagare. Il rischio è che quando arriva, bisogna rinunciare a molto di più rispetto a quanto si è comprato in precedenza - tranquillità e sicurezza in primis, per non parlare della dignità.
Il calco strutturale del titolo del film-documentario sulla crisi del debito greco, Debtocracy, pur non avendo relazione con il film, rende molto bene l’idea di quanto scrivo.
Fino all’anno scorso, di questi tempi, circolavano notizie che l’aumento dell’indebitamento medio delle famiglie italiane si aggirasse intorno ad un migliaio di euro, non tanto per ristrutturazioni o acquisti di beni immobili, quanto per credito al consumo riservato a spese di beni primari, tra cui gli alimenti. Tutto ciò, dunque, avveniva, come è emerso da attente analisi delle tipologie di spese in varie aree del Paese, per sopravvivere e sbarcare in lunario, ergo, per fare la spesa e pagare le bollette. Fino a luglio 2010 il debito familiare medio procapite era attestato a quasi 16mila euro.
Sembra che la situazione durante l’anno non sia affatto migliorata, ma da come stanno le cose, il debito ormai “semi-cronico” ha prodotto ulteriori crisi. In primis, il reddito delle famiglie al netto dell’inflazione è rimasto fermo, mentre il potere di acquisto è sceso. Complici di ciò sono gli aumenti ingiustificati dei consumi, come luce, gas e benzina. In particolare, per la benzina colpiscono gli aumenti dei distributori Eni, arrivati a 1,621 € a litro. Intanto a prova degli aumenti, i saldi per altre necessità non funzionano più, anzi, stando alle news sono proprio un flop. Sembra che le vendite quest’anno scenderanno del 10%. Mentre le aziende legate alla casta che gestiscono servizi essenziali aumentano i costi delle utenze, per distribuire dividendi corposi ai loro azionisti, tra i quali compaiono senza ombra di dubbio buona parte dei nostri politici e i loro clientes, dall’altro, i consumi di beni di seconda necessità, abbigliamento e scarpe, scendono, chiaramente tra i ceti medio bassi - nei consumi di massa per intenderci. A ciò si aggiungano i mancati consumi relativi alle vacanze, che per molti non ci saranno. I Media danno notizia che quest’anno in vacanza ci va un italiano su cinque, mentre fino all’anno scorso la media era del 50%. Non c’è che dire, proprio un bel salto avanti; sì, come i gamberi, che si sa, camminano al contrario! Niente vacanze, dunque! Perché? Beh, in parte l’ho già spiegato; in parte si spiega anche dal fatto che fra viaggio e alloggio il rincaro si aggira intorno ai 200 € a testa. Ad esempio i traghetti sono aumentati in alcuni casi anche più del 70%, e con un budget medio di 700 € si va ben lontano di questi tempi. Anche se molti non rinunciano facilmente ad andare in vacanza, tanto che nuove idee e tendenze si fanno strada, dalla classica vacanza fai da te low-cost a raggio limitato a quella di nuova tendenza come il “couch surfing”, il pensiero di fondo lascia un senso di amaro.