De Mattei: Può un credente in un Dio rancoroso essere vicepresidente del Cnr?

par Luca Tedesco
lunedì 11 aprile 2011

Al di là delle sue convinzioni circa l'origine delle catastrofi, se De Mattei dovesse ritenere la ricerca diretta ad attenuarne l'impatto sull'ecosistema, anche umano, un atto di peccaminosa presunzione volto ad alterare i piani divini, dovrebbe certamente rassegnare le dimissioni dalla vicepresidenza del Cnr, ente istituzionalmente votato a tale presunzione.

Ha iniziato a pretenderle Massimo Gramellini dalle colonne del La Stampa del 26 marzo, poi è stata promossa una petizione online firmata da intellettuali e docenti universitari. Infine anche Sergio Luzzatto dalle pagine del Domenicale del Sole 24 Ore del 3 aprile scorso ha chiesto le dimissioni dalla vicepresidenza del Cnr di Roberto De Mattei.

Perché la figura dello studioso cattolico tradizionalista sarebbe incompatibile con tale carica?

Perché De Mattei, in un recente intervento ai microfoni di Radio Maria, si legge nel testo della petizione, ha dichiarato che "le grandi catastrofi sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio", che talora sono "esigenza della giustizia di Dio, della quale sono giusti castighi", talaltra manifestazione della sua "benevola misericordia".

De Mattei, prosegue la petizione, è "libero di credere e pensare ciò vuole, superstizioni comprese", ma "tali assurdità" sono "incompatibili con la carica di Vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche".

Le affermazioni fatte a Radio Maria, insomma, porrebbero De Mattei "al di fuori del pensiero razionale e dell'esperienza e comprensione del mondo mediata dal metodo scientifico".

Ora, ci pare, anche la fede non in un Dio vendicativo ma in un Dio sempre misericordioso è un dato evidentemente extrascientifico e che si pone "al di fuori del pensiero razionale".

Se gli estensori della petizione avessero avuto il coraggio di dedurre tutte le conseguenze da quanto sostenuto nella petizione stessa, avrebbero dovuto affermare l'incompatibilità delle cariche di vertice del Cnr, come di qualsiasi struttura scientifica, con qualsivoglia professione di fede, cristiana, ebraica, musulmana, ecc.

Questa sarebbe stata una posizione coerente e rigorosa, ancorché radicale, e degna di essere poi dibattuta dalla comunità scientifica e non liquidata, perché scomoda, come manifestazione di estremismo ed isterismo laicista.

Se, invece, si ritiene che vicepresidente del Cnr possa essere anche un credente, non si comprende in base a quale ragionamento ciò si conceda purché il Dio del credente sia quello del Nuovo Testamento, ben più benevolo nei confronti dell'uomo di quello del diluvio e di Sodoma e Gomorra cui ha fatto riferimento De Mattei nel suo intervento.

Si potrebbe obiettare che ritenere una catastrofe naturale strumento della giustizia divina potrebbe indurre ad atteggiamenti di rassegnazione, di supina accettazione di ciò che Dio riserva all'uomo.

Ha detto tra l'altro De Mattei: "la catastrofe è un fenomeno naturale che Dio ha potuto introdurre nel suo piano di creazione per molteplici fini degni della sua sapienza e bontà. Ha potuto farlo per raggiungere un fine della stessa natura ottenendo per mezzo di una catastrofe un bene fisico più generale, come quando con una tempesta di venti che produce danni si purifica l'aria. Ha potuto farlo per un fine di ordine morale, come per esempio acuire il genio dell'uomo, eccitarlo a studiare la natura per difendersi dalla sua potenza distruttrice, e così determinare un progresso della scienza".

Ecco, questo ci sembra il punto dirimente della questione. Al di là delle sue convinzioni circa l'origine delle catastrofi, se De Mattei dovesse ritenere la ricerca diretta ad attenuarne l'impatto sull'ecosistema, anche umano, un atto di peccaminosa presunzione volto ad alterare i piani divini, dovrebbe certamente rassegnare le dimissioni dalla vicepresidenza del Cnr, ente istituzionalmente votato a tale presunzione.


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