De Luca - IdV : ovvero i percorsi tortuosi della coerenza

par Davide3d
lunedì 8 febbraio 2010

L’appoggio al candidato del PD De Luca ha scatenato reazioni diverse nel web e tra i sostenitori di Idv, sofferte le voci contrarie.

Di tutto lo sforzo prodigato per far di questo congresso il punto di partenza di una nuova stagione politica, di tutte le parole spese, dei progetti e dei programmi, l’accettazione della candidatura di De Luca in Campania sarà, di sicuro, la nota che più rimbalzerà nelle prossime ore.
 
Una nota stonata, estranea, contraddittoria. Così viene percepita da molti sostenitori e simpatizzanti di IdV. Qualche giorno fa (1 febbraio) Di Pietro rilasciava un’intervista a Repubblica nella quale esprimeva disappunto per questa candidatura. Una candidatura che "divide e non unisce" dichiarava Di Pietro. Allora, che è successo? Cosa ha fatto cambiare idea ad Antonio?
 
Molti già parlano di tradimento, di mancanza di coerenza, di una IdV già diventata come "tutti gli altri" e che ha perso i propri valori e si è abbandonata in un abbraccio mortale con il Pd.
 
Ho seguito un po’ i lavori e gli interventi. Provo a darne una modesta chiave di lettura, premettendo che questa candidatura non mi entusiasma per nulla.
 
Intanto un dato fondamentale da non perdere di vista: De Luca è stato candidato dal PD e, a quanto si capisce, come al solito, questa decisione non è stata concordata. Siamo sempre nella situazione di partenza nella quale non abbiamo una opposizione che va di concerto e che coordina e condivide le proprie scelte; ciascuno segue la sua strada, subendo anche leggi elettorali ignobili, ed il caos delle alleanze con perno nell’Udc, le abbiamo viste tutti.
 
Idv, per bocca del suo confermato Presidente, ambisce ad uscire dall’angolo dell’immagine di un partito di mera contestazione, la volontà è quella di traghettare la propria identità in un partito maturo e di progetto. Un partito di alternativa al sistema nel quale i più ci si possano riconoscere.
 
Un partito aperto che vuole avere una stretta relazione con la base dei suoi sostenitori, siano essi iscritti o solo simpatizzanti, ma che è ancora, in buona parte, tutto da costruire, per giungere a quella dimensione partecipativa che è richiesta sempre più da molti cittadini e moltissimi giovani che sono stati particolarmente protagonisti, in questo congresso.
 
Convivono, in questo momento, tre anime all’ interno di IdV: una storica, una di convenienza ed una innovativa. Quella storica, in buona parte, ha compreso che è necessario imprimere una svolta per accogliere quella nuova energia innovativa, con l’obiettivo di creare un nuovo punto di riferimento per il cambiamento lasciando perdere le etichette ideologiche o di schieramento.
 
Quella di convenienza è destinata ad uscire, se non saprà adeguarsi. La strada è segnata.
 
Il punto critico è il percorso necessario per compiere questo cambiamento.
Di Pietro ha sottolineato più volte che ci sono solo due strade: una è la rivoluzione di piazza -violenta-; l’altra, è la rivoluzione democratica da giocare, comunque e/o purtropppo, con le regole che sono in corso. Queste si possono modificare quando si vince, non quando non si hanno i numeri sufficienti. A meno di fare la rivolta, in democrazia, per quanto malata, alla fine contano i voti.
 
Consapevoli di questo, di fronte al fatto compiuto della candidatura da parte del PD, per IdV non restano che due strade. La prima è andare da soli alla competizione elettorale, la seconda è accettare, non passivamente, ma imponendo dei "paletti" per scongiurare una sconfitta certa e mantenere un senso per la coalizione e creare alternativa di governo.
 
Nel primo caso, la vittoria della destra, e della criminalità che la sostiene, è pressoché assicurata. A questa responsabilità, Di Pietro,ha chiamato il congresso a rispondere.
 
Va detto che la figura di De Luca ha delle ombre ma anche meriti riconosciuti e, dal quello che ho potuto capire, ad oggi non è chiaro, al di là dei capi di imputazione, se le azioni illecite siano frutto di una scelta voluta e consapevole per difendere dei posti di lavoro (si veda anche l’articolo qui in AgoraVox) oppure siano i classici illeciti da Casta.
 
La scelta di Di Pietro si è indirizzata verso la seconda soluzione: porre dei paletti, un impegno formale al candidato, impegno preso pubblicamente di fronte al congresso, di dimettersi se verrà riconosciuto colpevole dei reati imputatigli.
 
Questa scelta è certamente un azzardo. Sicuramente non sarà gradita da molti. Ma ha il pregio di essere stata una scelta chiara e dove, Di Pietro, ci ha "messo la faccia" come ama dire.
 
Ora tocca alla dirigenza riconfermata mantenere gli impegni presi di fronte all’assemblea e fare di questo partito un elemento fondante per il rinnovamento del paese e per la sconfitta della destra.

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