Dawn of the Planet of the Apes parla di utopia

par Angelo Cerciello
venerdì 10 luglio 2015

Dawn of the Planet of the Apes è un film di Matt Reeves. La popolazione del pianeta Terra è stata ridotta ai minimi termini dal cosiddetto virus delle scimmie. L’epidemia si è diffusa in ogni luogo del pianeta e ora gli esseri umani vivono senza elettricità e comfort, in modo quasi animalesco. Insomma, è un mondo post-apocalisse.

Cesare, 14 anni dopo la rivolta (L’alba del pianeta delle scimmie), vive con le altre scimmie in una foresta. Essi vivono in pace e non hanno contatto con gli esseri umani da oltre due anni. Le due specie vengono a contatto perché agli esseri umani serve l’elettricità prodotta da una centrale idroelettrica, la quale centrale è molto vicina al luogo dove vivono le scimmie. Dopo una serie di eventi gli esseri umani sul posto riescono a convincere le scimmie sul fatto di poter restare per riavviare la centrale.

Cesare da fiducia agli esseri umani mentre Koba è assolutamente contro di loro. Koba scopre che gli essere umani hanno un grande quantitativo di armi da fuoco vicino al luogo dove vivono. Dopo questa scoperta Koba organizza una vera e propria rivolta per spodestare Cesare, leader delle scimmie. Egli fa credere alle altre scimmie che gli esseri umani hanno ucciso Cesare e hanno dato fuoco alla loro “casa” nella foresta. Le scimmie seguono Koba il quale le porta alla guerra contro gli umani. Essi arrivano a San Francisco, si impossessano delle armi degli umani e assediano la torre e il fortino dove gli esseri umani vivono.

È una carneficina sia per le scimmie che per gli esseri umani. Le scimmie si impossessano della torre e del fortino e i fedeli a Cesare vengono imprigionati. Una sorta di colpo di stato di cui si è reso protagonista Koba con i suoi seguaci. Ma gli essere umani reagiscono e pianificano una riscossa avvisando con la radio altri esseri umani a Nord di San Francisco.

Cesare, che era stato colpito a morte da Koba, il quale si era servito per i suoi scopi di un’arma da fuoco, si riprende e torna con i suoi fedeli alla torre. Cesare batte Koba ancora una volta mentre la torre sta collassando: gli esseri umani avevano messo degli esplosivi alla base di essa per farla crollare con lo scopo di uccidere tutte le scimmie con questo gesto.

Tolto da mezzo Koba e con gli umani che sono scappati ora le scimmie attendono la guerra con gli esseri umani: infatti, Cesare dice che le scimmie hanno cominciato la guerra e gli esseri umani non perdonano. Cesare è convinto anche del fatto che le scimmie hanno dimostrato con le loro azioni (Koba e i suoi fedeli) di non essere migliori degli esseri umani ma sono, anzi, peggiori di loro.

Il film è davvero inquietante, come gli altri della stessa saga: questo film e il precedente cercano di ricostruire gli eventi antecedenti a quelli narrati nel primo film di qualche decennio fa, un film inquietante perché propone una sorta di “singolarità” nella quale le scimmie dominano gli umani e li spodestano dal loro ruolo di specie dominante. Colpisce di questo film, come anche degli altri della saga, l’umanizzazione delle scimmie. In questo film tale processo è davvero notevole coni personaggi di Cesare, del figlio e di altre scimmie davvero ben fatti e molto credibili.

Il film è anche una sorta di monito delle conseguenze catastrofiche e irreversibili che possono sopraggiungere a causa di un uso degenere della scienza e della tecnologia. Le scimmie, come del resto anche gli uomini, tra l’altro, dimostrano di avere una natura malvagia, cosa che però non appartiene né a Cesare né agli umani che si affezionano a lui nel film.

Cesare vorrebbe la pace e la serenità per il suo “popolo”, cosa che nel film è oltremodo utopica e irrealizzabile. Quest’ultima considerazione porta anche a pensare che la comunità che ha messo in piedi Cesare sembra un ideale idillico di societàun ideale utopico e perfetto ma non realizzabile a causa delle pulsioni negative e irrazionali che albergano nelle scimmie umanizzate come negli esseri umani.


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