Davvero a destra fanno giornali più interessanti?

par L’89
giovedì 24 settembre 2009

In settimana aprivo la home di Repubblica, trovavo questa notizia. E così durante l’intera giornata. Unità uguale, se vogliamo con minore indulgenza per le smorfie del ministrello. A cosa penso? No, forse a quanto sia cattivo brunellino? No. A quanto questo governo somigli a un incubo sboccato? No, ho detto. Chi ci prende?

Ve lo dico io: pensavo ad un post di Adinolfi e relativo articolo di Crippa su Il Foglio. La storia è: non è che niente niente a destra fanno giornali più belli? Mettiamola così, se volete: quanto peso diamo a un D’Alema che parla a vanvera di scosse o ammette cene e tarantini ripreso da Libero, e a un Brunetta che smadonna la sinistra su Repubblica? Che gradazione alcolica ha il Mons. Crociata che invoca moralità su L’Unità rispetto a quella di un Ingroia alla sede de Il Fatto spiattellato sul Giornale? Per non citare Fini e Boffo.

Trovo un po’ di coraggio e la dico una volta per tutte: i giornali di destra sono più interessanti? Adinolfi spiega: “Leggo prima Libero di Repubblica, penso di trovarci notizie più interessanti (tipo l’inchiesta sulla maxievasione fiscale degli Agnelli o gli approfondimenti sui rapporti tra D’Alema e Tarantini). Sul Giornale c’è più “pensiero laterale” che sull’Unità, il primo va letto perché è sempre centrale nel dibattito, la seconda si può pure trascurare, raramente ci trovi una notizia.” E non mi sento di dargli torto.



La beffardagine e la natura criminogena di questo esecutivo
sono conclamate e perfino sottaciute, non c’è dubbio. Puzza che il conflitto d’interessi sia entrato nei menabò solo da qualche mese, puzza che alcuna inchiesta seria, da quelle parti, faccia breccia nel dibattito pubblico, puzza l’invocazione giornaliera che da Repubblica sale alle alte sfere vaticane affinchè prevalgano, finalmente, moralità e poteri forti. E puzza che la carta sia proprio quella. Puzzano davvero troppo sue madame articolesse di Scalfari alla domenica, contro le quali mi trovo in disaccordo sempre crescente.

Sa di pochissimo L’Unità, di vacuità con gli occhiali Il Manifesto, fermo ai diritti umani come se l’agenda fosse quella del 73. E salto di proposito l’infingardo Riformista. Un emiciclo di giornali-partito senza partito è un emiciclo vuoto, e poco me ne frega dell’etica della fedeltà al lettore.

Giornale-partito è il Giornale? Benissimo. Feltri è un assassino, e siamo d’accordo. Ma diamine se il giornale funziona. Arditti, al Tempo, ritrova lo smalto nero dell’orobico al suo Libero, l’inchiesta di Nuzzi, su questo, difficilmente provoca sbadigli. Belpietro, perfino, riesce a tenere al centro della querelle la sua barchetta. E per completare il quadro, e citare ancora il barbuto blogger Pd, Ferrara e Polito non possono prendere neppure il sole sulla stesa spiaggia (e indovinate a svantaggio di chi). E i quotidiani di partito? Gli organi bell’e fatti? Regge il confronto Secolo-Europa? Su.

A destra evidentemente giocano a carte scoperte (o a culi coperti, e l’una non esclude l’altra). A me Brunetta fa ribrezzo, Berlusconi è un sessuomane malavitoso e leggo l’amaca o i lunedì di Berselli prima degli altri articoli: Adinolfi frattanto pensa sia una cazzata ritenere la libertà di stampa in pericolo, Repubblica spasima firme e foto ricordo, Fantozzi scrive su un giornale di Gramsci e a me tutto ciò sa di egemonia culturale che fa fagotto. Dove va? Per ora lontano da qui.
U’


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