Davide Zotti e l’istruzione crocifissa
par UAAR - A ragion veduta
giovedì 4 dicembre 2014
Correva l’anno 1987, ed era proprio novembre. Maria Vittoria Migliano, insegnante di lettere all’Itis di Cuneo, notò che in due aule ancora vuote qualcuno aveva già appeso il crocifisso. Soltanto due anni prima il nuovo Concordato era diventato legge, ed entrambe le parti contraenti avevano messo nero su bianco che l’Italia non aveva più una religione di Stato. E cosa ci faceva dunque il simbolo di una religione, sui muri di una scuola dello Stato?
Il Consiglio di Stato le rispose che, poiché né il Concordato né la Costituzione stabiliscono che il crocifisso non deve essere affisso, il crocifisso può essere affisso. Un salto logico suffragato — si fa per dire — dal fatto che due regi decreti fascisti lo imponevano, e che tali regi decreti, tuttora vigenti, non sono “incompatibili con norme sopravvenute”. Come la Costituzione, per esempio.
Da allora sono passati 27 anni e la situazione è praticamente la stessa. La battaglia campale di Soile Lautsi, sostenuta dall’Uaar, è stata persa soltanto all’ultimo giro, quello della Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. E soltanto perché la Corte ha ritenuto che, a proposito di questioni religiose, è meglio non entrare nel merito delle legislazioni nazionali. Il bello è che in Italia non c’è nemmeno una legge in proposito, come ha ricordato la stessa Corte Costituzionale.
Il brutto è che nessun parlamentare cristianista, dei tanti che imperversano a palazzo Madama o a Montecitorio, ha il coraggio di proporla: perché sa benissimo che finirebbe rapidamente alla stessa Corte Costituzionale, che avrebbe le sue belle gatte da pelare per giustificare “compatibile” con uno Stato sedicente laico il simbolo di una (sola) religione affisso nelle sue scuole.
Nel frattempo Franco Coppoli, docente di lettere presso l’istituto professionale Casagrande di Terni, è stato sospeso per un mese soltanto perché all’inizio delle sue lezioni toglieva il crocifisso, che regolarmente riappendeva una volta terminate. L’Uaar lo sta assistendo legalmente nei ricorsi, che sinora non sono andati bene. L’obiezione di coscienza va bene soltanto quando è praticata da cattolici.
Franco Coppoli non è però più solo. Un mese fa Davide Zotti, docente di filosofia al liceo Carducci di Trieste, ha fatto altrettanto, dichiarandosi offeso, in quanto gay, dalle dichiarazioni del card. Ruini, che a proposito delle unioni omosessuali ha parlato di “diritti immaginari”. “Non intendo più insegnare sotto un simbolo che rappresenta un’istituzione che continua a delegittimare la mia persona e quindi il mio stesso ruolo educativo”, ha detto. Lunedì prossimo Zotti dovrà sottoporsi al “processo” presso l’Ufficio Scolastico Regionale. In una lettera, gli è stato preannunciato l’avvio di un procedimento per aver rilasciato dichiarazioni alla stampa e per aver procurato un danno d’immagine all’amministrazione. La contestazione riguarda la rimozione di un “arredo scolastico” (sic), che sarebbe vietata ai sensi — sì, avete indovinato — dei due regi decreti fascisti.
Nulla di sorprendente, in un paese in cui vige ancora il Codice Rocco. L’Uaar ha ovviamente fornito fin da subito assistenza legale al prof. Zotti. Che da parte sua sta ricevendo numerosi attestati di solidarietà, a cominciare dagli studenti e dagli insegnanti del suo stesso istituto.
Ma la macchina burocratica del ministero, pressoché inerte di fronte alle mancate attivazioni dell’ora alternativa, alle dichiarazioni omofobe di diversi docenti di religione, alle messe organizzate in orario di lezione — benché vietate, quella macchina che non interviene di fronte a tanti bagni degradati e a tanti impianti di riscaldamento rotti, è invece immediatamente scesa in campo perché non s’ha da fare.
Il crocifisso è il simbolo di una confessione religiosa. Uno Stato che si pretende laico non può, per definizione, far propri simboli religiosi, perché gli spazi di tutti non possono avere simboli di parte. Uno Stato che pretende di educare i suoi futuri cittadini non può trasmettere loro il messaggio che, davanti alla legge, qualcuno è più uguale degli altri.
E i cittadini devono stare al fianco di Davide Zotti, che — molto banalmente e molto coraggiosamente — si batte per i diritti di tutti.
Raffaele Carcano, segretario Uaar