Dati su lavoro in Italia: i miracoli del Censimento 2011

par Mai Più Disoccupati
martedì 11 ottobre 2011

Finalmente è arrivata la documentazione ISTAT per il Censimento 2011. Curioso, apro il plico e ne visiono il contenuto: questionario delle domande, guida alla compilazione, lettera informativa... Bene, c’è tutto. Leggiamo un po’...

“Gentile Signora, Gentile Signore […] Il Censimento, effettuato ogni dieci anni su tutto il territorio nazionale, rappresenta un’importante rilevazione che permetterà di conoscere la struttura demografica e sociale dell’Italia e dei suoi territori […]. Saremo proprio noi cittadini, infatti, ad essere i veri protagonisti dell’indagine”.

Scorro velocemente il questionario del foglio di famiglia: “Sezione I – Notizie su famiglia e alloggio”, “Sezione II – Foglio individuale. Persona 01 della lista A”, dove al punto 6, intitolato “Condizione professionale o non professionale”, leggo il primo quesito: "Nella settimana precedente la data del Censimento (dal 2 all’8 ottobre) ha svolto almeno un’ora (sigh!) di lavoro?".

Consulto la Guida alla compilazione: "Devono barrare la casella 1 ('Sì') coloro che: nella settimana dal 2 all’8 ottobre hanno svolto una o più ore di lavoro retribuito alle dipendenze o in modo autonomo, svolgendo un’attività di tipo abituale, occasionale o stagionale indipendentemente dalla continuità e dall’esistenza di un regolare contratto di lavoro […]".

Sono perplesso. Poi capisco: perbacco! San Censimento ha compiuto un vero “miracolo”. È riuscito ad affratellare il lavoro bianco, grigio e nero del disastrato, frammentato mondo del lavoro italiano, amalgamandoli in un’ovattata e “salvifica” dimensione lessicale da servire in salsa statistica caramellata.

Ma sì! Abbassiamo le luci, ammorbidiamo i toni, stemperiamo i contrasti e soprattutto stendiamo un velo pietoso su un sistema economico fondato non più sul lavoro, sui diritti, sulle tutele, ma sulla loro progressiva scomparsa!

D’altronde, è una tendenza in voga: Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, commentando i numeri relativi al fenomeno del lavoro sommerso italiano, puntualizza: "Con la presenza del sommerso la profonda crisi che sta colpendo il Paese ha effetti economici e sociali meno devastanti di quanto non dicano le statistiche ufficiali. In particolar modo al sud, possiamo dire che il sommerso costituisce un vero e proprio ammortizzatore sociale […] un paracadute per molti disoccupati o pensionati che non riescono ad arrivare alla fine del mese”.

Il nostro San Censimento, beato e serafico, continua a dispensar miracoli! Nella Guida si specifica altresì che al quesito: "Nella settimana precedente la data del Censimento (dal 2 all’8 ottobre) ha svolto almeno un’ora di lavoro?”, “devono barrare la casella 1 anche i tirocinanti e stagisti che percepiscono una retribuzione o un compenso non monetario purché continuativo (buoni pasto, ricarica cellulare, buoni benzina, ecc.)”.

Lo sa bene, il nostro Santo, che tirocini e stage (strumenti di formazione, perché non si tratta di contratti di lavoro) vengono utilizzati dalle imprese per procurarsi "dipendenti" a basso costo (o gratis), all’insegna del tormentone: “non assumiamo più da tempo, ma se crede può fare uno stage qui da noi”.

Sarà per questo motivo che il Censimento non distingue tra lavoratori e tirocinanti? tra lavoratori e stagisti?

In base ai dati Unioncamere, nel 2010 sono stati 310.820 gli stage attivati in Italia dalle aziende private, ma solo il 12,2% delle persone coinvolte ha trovato lavoro attraverso questo strumento.

Alla luce di queste considerazioni, mi chiedo come il Censimento potrà aiutarci acomprendere meglio la realtà in cui viviamo”, affinché le Istituzioni, le imprese e i singoli cittadini possano “assumere scelte più consapevoli”. E quale ritratto risulterà della condizione professionale e non professionale in Italia?

Sono comunque fiducioso, mi aspetto altri "miracoli" dal Paradiso ISTAT.


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