Dalla parte di Marco Pannella

par l’incarcerato
mercoledì 19 dicembre 2012

Notizia di questi giorni è che Marco Pannella, a causa del suo prolungato sciopero della fame e sete, riversa in un critico stato di salute. 

Lo sta facendo per denunciare la mancata attenzione al dramma del sistema carcerario, e soprattutto verso la mancata volontà politica per l'amnistia. E ovviamente in un clima pre-elettorale, il silenzio è ancora maggiore. E questo è pacifico, perché volere una amnistia vuol dire perdere consensi in termini di voti. E chi ha il coraggio di opporsi al volere popolare inquinato dalla pseudo informazione? Macchiata anche da un certo giornalismo stile legalitario che scambia la giustizia sociale con quella penale? Solo Pannella e una, purtroppo, parte minoritaria della sinistra si occupa di questo annoso problema. Una sinistra oramai alla deriva giustizialista

Già immagino le solite battute e accuse da mentalità chiusa e ossificata: "Sono i soliti scioperi di Pannella".


Inutile che io premetta di non essere radicale. Come non sono, d'altronde, per nessun partito o movimento colorati alcuni. Ma credo di avere l'onestà intellettuale di riconoscere che i radicali hanno da sempre intrapreso battaglie per i diritti civili. Negli anni 70, mentre il PC si adeguava (ma forse da sempre) al legalitarismo e promuoveva le torture, i radicali furono gli unici (parlo all'interno del parlamento) che si opposero alla Legge Reale. Furono i promotori dei referendum sull'aborto e il divorzio. Fu l'unico partito (parlo di partito parlamentare, fuori c'era anche Lotta Continua), ad attivarsi per far luce sulla morte di Pinelli. E fu l'unico partito a difendere dalle persecuzioni giudiziarie personaggi diversi tra loro: da Tony Negri, Tortora, fino ad Adriano Sofri. E capisco anche perché uno Sciascia, deluso dal PC, abbia trovato ospitalità dai radicali per portare avanti le sue battaglie da senatore. 

Ma la mia non è una sponsorizzazione del Partito Radicale, personalmente avrei tanti argomenti per criticarlo, a partire dalla loro visione liberista e filo atlantica. 

Da anarchico, però, e vivendo, purtroppo, dentro una organizzazione statale a regime parlamentare, io mi auguro che Pannella non muoia e vada avanti con la sua, quasi solitaria, battaglia. Altrimenti, in mancanza di queste battaglie (finora uniche al livello parlamentare), le barbarie sono destinate ad intensificarsi. E il fascismo etico dello Stato, insito purtroppo anche a sinistra, prenderà definitivamente il sopravvento.

Pannella lo considero l'ultimo dei moicani. Auguriamoci (anche se molti di noi sono, politicamente parlando, distanti) che ce la faccia anche questa volta. E auspichiamoci anche che i legislatori non arrivino ad attivarsi per una soluzione solo quando accadrà una strage all'interno delle carceri.


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