Dall’Ungheria al 25 Aprile, l’imboscata ai diritti in tutta Europa
par Osservatorio Globalizzazione
martedì 29 aprile 2025
Italia. Sabato 12 aprile entra in vigore il nuovo Decreto sicurezza del governo Meloni, un decreto-legge che introduce una serie di misure stringenti in materia di sicurezza pubblica, tutela delle forze dell’ordine e gestione penitenziaria.
Ungheria. Martedì 15 aprile il Parlamento ungherese approva una legge costituzionale che introduce divieti contro il Pride, definisce il genere come esclusivamente binario, dunque maschio/femmina, e infine prevede l’utilizzo del riconoscimento facciale per individuare i manifestanti. Inghilterra. Mercoledì 16 aprile 2025 la Corte Suprema inglese stabilisce che la definizione legale di donna è riferita solo al sesso biologico. Una settimana di attacchi mirati ai pilastri delle democrazie liberali: i diritti civili.
Il concetto di democrazia è spesso associato alla presenza di elezioni. Non è un caso che una delle pratiche più comuni che si stanno registrando per esprimere il dissenso e la disaffezione verso i governi in carica sia l’astensionismo. Tuttavia, quest’ultima è una definizione riduttiva, mutilata se si considerano quelli che dovrebbero essere i connotati delle nostre democrazie liberali. Il vanto dell’Occidente da cui nasce quel fare paternalistico adottato dai governi europei nei momenti di confronto con altri Paesi del mondo è di essere i garanti della democrazia intesa nella sua forma più sofisticata e completa. Quello che, infatti, dovrebbe distinguere le nostre realtà da Paesi come la Russia o il Venezuela, dove le elezioni vengono tenute periodicamente, è fondamentalmente la tutela dei diritti individuali. Eppure, giorno dopo giorno in Europa si sta assistendo a imboscate liberticide.
II nuovo decreto sicurezza italiano è diventato immediatamente oggetto di preoccupazione per il suo impianto iper-securitario. Sono stati introdotti venti nuovi reati tra cui alcuni per le rivolte in carcere che allarmano per l’ambiguità del testo: “Costituiscono atti di resistenza anche le condotte di resistenza passiva”. Ma cosa significa “prendere parte passivamente a una protesta”? La forma più comune di espressione di dissenso nelle carceri è lo sciopero della fame. “Protesta passiva” implicherà un aumento della pena per tutti i carcerati che decideranno di far ascoltare la loro voce con il digiuno? I casi futuri risponderanno ma l’approccio repressivo verso l’ambiente penitenziario che si sta delineando non lascia spazio a molte speranze.
L’annuncio della legge costituzionale ungherese fortemente voluta da Fidesz, il partito di Viktor Orbán, è stato seguito da una serie di manifestazioni della società civile in difesa della democrazia. La legge è un chiaro attacco ai diritti delle persone appartenenti alla comunità LGBTQ+ e al tempo stesso un attentato alla democrazia in quanto garante dei diritti civili. Vietare il pride e utilizzare l’intelligenza artificiale per rintracciare i manifestanti significa soffocare il dissenso e eliminare ogni tipo di tutela e protezione verso chi decide di usufruire del proprio diritto di protesta.
Se la deriva antiliberale dell’Ungheria potrebbe non essere percepita come una novità, la sentenza unanime della Corte Suprema inglese che riscrive l’identità legale di chi è donna si pone come pericoloso precedente. Secondo quanto stabilito dai giudici, anche chi ha un documento ufficiale che certifica la transizione verrà identificato con il sesso “originale”. Una donna trans, dunque, ora può venire esclusa da spazi femminili, il che significa non poter accedere a un bagno pubblico, a un reparto ospedaliero, alla sezione femminile di un carcere e non poter beneficiare delle quote rosa riservate per le cariche pubbliche. I diritti per essere validi non devono semplicemente essere riconosciuti, devono essere protetti e la dichiarazione di Ella Morgan, una rappresentante britannica della comunità trans, rivela già come quest’ultimo proposito sia stato disatteso: “oggi, per la prima volta, ho paura di uscire dalla mia porta di casa” (https://edition.cnn.com/2025/04/16/uk/uk-supreme-court-ruling-definition-woman-intl/index.html) .
All’indomani del 25 aprile, festa della Liberazione dal nazifascismo nonché concepimento della nostra Repubblica democratica, il richiamo alla “sobrietà” nei festeggiamenti da parte del Governo Meloni unito all’inquietante assenza della maggioranza in Parlamento in occasione dell’ottantesimo anniversario, si somma alle notizie sopracitate, imponendo una riflessione.
Il fatto che queste leggi antiliberali non creino lo stesso allarme di un golpe militare non significa che siano più innocue, anzi. Il gradualismo di provvedimenti distribuiti nel tempo si può rivelare più efficace della rivoluzione perché non stimola una contro-mobilitazione. Questo però significa che l’albero della democrazia rischia di spogliarsi foglia dopo foglia dal momento che la conquista dei diritti non garantisce la loro immortalità: la loro natura dinamica non è esente dall’erosione.
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