Dal sindacato alla politica!

par LIBERALVOX SocialNetwork
giovedì 21 gennaio 2010

Il sindacato, la televisione oppure l’alcova di chi già sta lì, ai posti di comando, sono la scuola, la fucina dove cresce e si forma la nuova classe politica di questo paese. Lama, Benvenuto, Bertinotti, Marini, Del Turco, D’Antoni, Cofferati e adesso pure la Polverini: gente del sindacato in stand-by che - in cambio di una poltrona in Parlamento, in qualche Comune, in questa o quella Regione del belpaese - tiene “buoni” i lavoratori con salari da "terzo mondo" secondo le direttive dei partiti politici di riferimento!
 
Badaloni, Marrazzo, Selva, Santoro, Gruber e da ultimo Sassoli: gente della televisione, dei giornali, dell’informazione che, in cambio di favori, carriere e poltrone, tiene “buona” l’opinione pubblica facendogli sapere quello che vuole far sapere loro la parte politica che li sponsorizza! Beh, per quanto riguarda poi la politica che passa per "le lenzuola", basta guardarsi un po’ in giro per rendersi conto di quali meriti e di quale formazione politica godano certi/e parlamentari, assessori, consiglieri, sindaci, presidenti, direttori, dirigenti, ecc, ecc.
 
Ma torniamo al sindacato e alle prossime consultazioni elettorali. Parliamo di Renata Polverini. Da quando è segretaria dell’Ugl, il sindacato ha perso una valanga di tessere. Eppure ha spuntato la candidatura a governatore della regione Lazio per il Pdl. Finiana doc, ma con un debole per D’Alema. Una donna “trasversale”! Piace alla politica, ma non piace allo stesso modo alla sua base. Tuttavia trionfa nei salotti radical chic. Insomma la Polverini è una che conta! Forse non conterà troppi iscritti nel suo sindacato, l’Ugl, ma conta dove importa contare. Cioè nei salotti televisivi di Rai e Mediaset che hanno sostituito le sale da té di un tempo che fu.
 
Lei da Santoro, da Floris, da Vespa, ecc. ecc. c’è sempre! Quarantasette anni compiuti il 14 maggio, figlia di una delegata Cisnal da cui ha appreso, fin da giovanissima, l’arte del “sindacalese”, si è ritrovata a guidare, prima donna in Italia a ricoprire tale incarico, l’Ugl. Acronimo che nulla a che vedere con la gioventù del littorio (pur essendo l’organizzazione sindacale della nuova destra), ma che sta per Unione generale del lavoro.
 
A tal proposito il rapporto Censis numero 43 uscito fresco, fresco parla chiaro: mentre è aumentato il numero degli iscritti ai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, che oggi giorno sono 14 milioni e 412.566 mila cioè 173.884 in più rispetto all’anno precedente; mentre la Confsal, la confederazione degli autonomi, conferma e migliora il suo quarto posto nel panorama nazionale, l’Ugl è l’unico sindacato a perdere iscritti. È passato infatti dai 2.145.995 del 2007 ai 2.054.063 del 2008. In altre parole, laggiù, nella base, qualcuno non ama la Polverini: esattamente 91 mila e passa iscritti hanno strappato la tessera.
 
Nonostante ciò Renata Polverini, nella sua straordinaria e folgorante carriera, ha stracciato tutti nella corsa alla candidatura per il Governatorato della Regione Lazio. Non è un mistero per nessuno che il suo turbo nel motore si chiami Gianfranco Fini. Molti considerano, e non a torto, Renata una sua creatura. Lui per primo ne avrebbe apprezzato l’eloquio e la sua capacità mediatica. E, come è giusto che sia, lei lo ripaga ogni volta che può definendosi finiana di ferro.
 
È un’ottima “politica” che ha saputo cavalcare abilmente successi e amicizie. Ha la pelle dura e camaleontica che ogni politico indossa quando si butta nell’agone e fa promesse che non manterrà. Camaleontica? Sì. Una che arriva da destra ma guarda spesso a sinistra. Tutti ricorderanno che Walter Veltroni, allora alla guida del Pd, le chiese di candidarsi per loro alle Politiche. Lei rifiutò lusingata e questo le servì per rimanere in un certo giro di tartine al gauche-aviar. Così Giovanni Floris, uno degli chef prediletti da questo genere di “intellighenzia” ha preso ad invitarla sistematicamente nel suo Ballarò.
 
Renata Polverini non sarà simpatica a Bonanni e nemmeno ad Angeletti. Ma in compenso Epifani l’adora. Quanto a D’Alema, lei, lo ha definito: "il mio politico preferito", dopo Fini, naturalmente.

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